Green pass obbligatorio per hotel, non per affitti brevi: «Una lacuna da colmare»
La carta verde rafforzata deve essere per forza presentata per soggiornare negli alberghi, mentre per le locazioni turistiche non è richiesta. Una situazione che sta facendo parecchio arrabbiare gli operatori del settore
Una lacuna normativa non ancora colmata che sta portando con sé rabbia e polemiche. Il Green pass è ormai obbligatorio per fare tutto o quasi. Le ultime misure prese dal Governo, che vanno nella direzione di una graduale riapertura, fanno una distinzione netta tra chi è vaccinato e chi no. Una situazione che si riflette anche sul mondo degli hotel. Per soggiornare nelle strutture è obbligatorio avere la carta verde rafforzata. Nulla di eccezionale, visti i tempi in cui viviamo. Peccato però che lo stesso obbligo non valga per le locazioni turistiche. Chi per un soggiorno si appoggia agli affitti brevi non deve infatti presentare il certificato e questa disparità sta creando parecchi malumori.
Due Prefetture, Venezia e Verona, sono già intervenute con documenti che interpretano la normativa in senso restrittivo, applicando l'obbligo anche alle locazioni turistiche. Federalberghi ha scritto al Governo chiedendo un'azione immediata. Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha dato ragione alle associazioni di categoria ma ha poi chiamato in causa il suo collega alla Salute Roberta Speranza. Il risultato? Nulla, almeno per ora. E la pazienza sta iniziando a venire meno...
Niente Green pass per le locazioni turistiche
La lacuna normativa si origina dal testo dell’articolo 8 del Decreto legge n. 221/2021 sulla “Proroga dello stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell’epidemia da Covid 19”, che non prevede l’obbligo di Green pass per accedere agli immobili concessi in regime di locazione breve, a differenza di quanto previsto invece per alberghi e altre strutture ricettive. Così dal 10 gennaio, quando la normativa è entrata in vigore, il settore degli affiti brevi ha assistito a un boom di prenotazioni. Dall'altra parte invece gli hotel devono fare i conti con limitazioni e complessità, che rendono ancora più difficile un periodo segnato dalla crisi del turismo e dal caro bollette.
Il ministero del Turismo conosce il problema, ma ha passato la palla
Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia è a conoscenza di questa disparità, come confermato da lui stesso in risposta a un'interrogazione parlamentare, ma ha passato di fatto la palla al ministro della Salute Speranza per eventuali interventi in merito. Al momento però, nonostante le continue richieste da parte del settore alberghiero, nulla è cambiato.
I casi di Verona e Venezia: è intervenuto il Prefetto
Se in Italia al momento resta la disparità, a livello locale qualcosa si sta muovendo. Succede infatti che a Verona e a Venezia i Prefetti abbiano risposto ai locali rappresentanti di Federalberghi sottolineando come la normativa vada interpretata in senso restrittivo e che quindi il Green pass rafforzato sia di fatto obbligatorio anche per le locazioni turistiche, per cui varrebbero, sempre a detta dei Prefetti, le stesse regole degli alberghi.
Una situazione che ha portato Federalberghi Toscana ad alzare la voce chiedendo un intervento simile al presidente della regione Eugenio Giani. «Si tratta di un’anomalia assurda che va sanata al più presto, perché quando si parla di salute e sicurezza non possiamo applicare due pesi e due misure - ha sottolineato il presidente Daniele Barbetti - Si tratta di concorrenza sleale».
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Federalberghi sul piede di guerra
La linea di Federalberghi Toscana è una linea condivisa a livello nazionale. Lo confermano le parole del direttore Alessandro Nucara. «Chiediamo di chiarire esplicitamente se l'accesso alle locazioni brevi sia subordinato al possesso di Green pass - ha sottolineato - È una precisazione necessaria al fine di tutelare la salute degli ospiti e del personale, evitare che si realizzino delle zone franche in cui si annidino persone che tentano di sottrarsi agli obblighi vaccinali e di prevenzione e di prevenire l’alimentarsi della concorrenza sleale tra le diverse tipologie di attività ricettive».
La Federazione ha inviato una richiesta formale indirizzata a tre diversi ministeri: Turismo, Salute e Interni. Attende risposte in tempi brevi.
L'allarme di Confindustria Alberghi "Agire in fretta per snaturare i centri delle nostre città"
Dura anche la posizione di Barbara Casillo, direttore generale dell'associazione italiana Confindustria Alberghi, che ha anche offerto una visione più ampia del problema. «La disparità di trattamento fra alberghi e le locazioni turistiche con gli affitti a breve termine è un tema di tragica attualità, ma già ben prima della crisi Covid avevamo chiesto più volte al Governo norme che facessero definitivamente chiarezza - ha spiegato - Manca un quadro normativo chiaro e se non si agirà in fretta finiremo per snaturare anche la natura dei nostri centri storici e in particolare delle grandi città d'arte. Se la gente che ci vive preferirà abbandonarli per mettere in affitto le proprie abitazioni ai turisti questi finiranno per svuotarsi».
Non si tratta dell'unica assurdità normativa legata ai Green pass
La disparità tra le regole per gli alberghi e quelle per le locazioni turistiche non è l'unica criticità emersa a causa del Green pass e della normativa a esso collegata. Gli alberghi infatti stanno facendo i conti anche con un ulteriore differenza che sta creando parecchi problemi. Per entrare in Italia, dall'1 febbraio non è più obbligatorio il tampone ma è sufficiente avere il Green pass. Peccato però che per dormire in un albergo serva la versione rafforzata della carta verde. Anche in questo caso i rappresentanti di categoria hanno alzato la voce ma al momento non hanno ricevuto risposte.
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Alberto Lupini