Green pass allungato, vaccinazioni e ritorno ai colori per un inverno anti-Covid

A fronte della "quarta ondata" pandemica che sta colpendo l'Europa, l'Italia va verso un rafforzamento della propria risposta. A partire dalle terze dosi e l'estensione della certificazione verde. Obiettivo: tenere aperti i pubblici esercizi e non solo. Pierpaolo Sileri: «Sono fiducioso: possiamo confidare in un Natale sereno». Sotto osservazione Friuli-Venezia Giulia, Marche Calabria e Bolzano

08 novembre 2021 | 12:29

Per scongiurare la “quarta ondata” che sta colpendo l'Europa, il Governo italiano mette a punto la propria strategia per affrontare la pandemia Covid. Tre, in particolare, i fronti su cui si sta lavorando: green pass valido 12 mesi e quindi in vigore fino alla prossima estate, riapertura di tutti gli hub regionali per la terza dose e il completamento dei cicli vaccinali, chiusure in base al cambio di colore dei vari territori. Obiettivo: evitare nuove misure restrittive come la chiusura dei pubblici esercizi al fine di mettere al sicuro la ripresa economica e sociale.

 

Natale e 31 dicembre, due date da monitorare

A far partire i lavori sulla nuova fase della lotta al virus, c’è l’avvicinamento alle feste di Natale e alla scadenza dello stato di emergenza fissato il 31 dicembre. In attesa della cabina di regia sul tema (a metà dicembre?) è ormai chiaro che questo limite verrà prorogato (fino al 31 marzo?). Insieme a tutte le altre raccomandazioni per sconfiggere la pandemia. Allungato, contestualmente, anche l’obbligo di utilizzo del green pass sia al lavoro e in tutte le occasioni previste dai vari decreti. Anche perché «in tutto il mondo la circolazione del virus aumenta, per 3 motivi: il freddo che porta a stare in luoghi chiusi e più assembrati, la mancata copertura vaccinale di percentuali importanti della popolazione e la parziale attenuazione della protezione vaccinale per persone vaccinate oltre 6 mesi fa e con questa variante estremamente contagiosa, iniziano a infettarsi», ha sintetizzato a Sky Tg24 Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute per l’emergenza Covid. Prospettiva a cui ha risposto Pierpaolo Sileri, sottosegretario al ministero della Salute: «Sono fiducioso: possiamo confidare in un Natale sereno. Grazie ai tanti che si immunizzano e grazie al green pass. Resterà obbligatorio per molti mesi».

 

A tal proposito, intervistato dall'Adnkronos Salute, il virogologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano, ha dato qualche indicazione pratica per un veglione o un pranzo di Natale in sicurezza: «Tavolatone eccessive è un po’ rischioso, facciamole, ma più ristrette». Per quanto riguarda nonni e nipoti «imprescindibili assolutamente sono le tre dosi di vaccino a tutti gli ultrasessantenni fatte». Poi c'è la questione "luoghi chiusi": «È difficile dire di indossare la mascherina, ma cerchiamo almeno di mantenere l’attenzione nell’igiene e nei comportamenti. A tavola sediamoci un po’ distanziati, almeno per nuclei familiari». Niente «baci e abbracci che sono sempre stati momento di rischio anche per l’influenza e quindi a maggior ragione per il Covid».

 

Verso un green pass valido 12 mesi

Presumibilmente, quindi, il green pass resterà in vigore fino all’estate. Un’estensione di validità che raggiungerà quindi i 12 mesi dopo che lo scorso 27 agosto gli esperti del Comitato tecnico scientifico avevano già dato il proprio parere favorevole sull’estensione da nove mesi a un anno per chi si è sottoposto alla seconda dose: «Sebbene alcuni studi scientifici mostrino, nel tempo, un calo del titolo anticorpale nei soggetti vaccinati e una riduzione dell’immunità sterilizzante offerta dai vaccini, le evidenze a oggi disponibili indicano che i soggetti compiutamente vaccinati mantengono, rispetto ai soggetti non vaccinati, elevata protezione rispetto al rischio di essere contagiati e, ancor più marcatamente, rispetto al rischio di sviluppare patologia grave», hanno fatto sapere il Cts.

 

Per potenziare la campagna di vaccinazione si riaprono gli hub regionali

Nel frattempo, dopo aver superato la soglia del 75% della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale e con un ritmo di circa 100mila iniezioni al giorno per quanto riguarda le terze dosi (che hanno tagliato il traguardo delle due milioni di somministrazioni e presto saranno allargate anche agli over 50), il Governo e il commissario all’emergenza pandemica, il generale Francesco Figliuolo stanno pensando si riaprire gli hub regionali chiusi durante l’anno così da raggiungere la tanto attesa soglia del 90% di immunizzati, passando anche dai minori di 12 anni qualora l’autorità dei farmaci europee dia il proprio via libera: «Secondo me, i dati già visti sono più che buoni in termini di sicurezza e di efficacia», ha affermato Pregliasco.

 

Insomma, da un lato si vuole evitare la “pandemia dei non vaccinati” che si sta registrando in diversi paesi europei dove la parte di popolazione più fortemente colpita dal virus collima con quella di chi non si è vaccinato. Dall’altro si vuole raggiungere quella che l’immunologo e direttore scientifico dell’Humanitas, Alberto Mantovani chiama «immunità di famiglia, soprattutto in vista del Natale». Ma anche oltre: «Tra gennaio e febbraio scadono i sei mesi dalla vaccinazione anti Covid per milioni di italiani, queste persone dovranno proteggersi perché altrimenti, nei primi due mesi dell’anno, potremo vedere che l’“ondina” pandemica che si registra in Italia, diventi un’ondata più forte. Ma noi, rispetto ad altri Paesi, siamo messi molto, molto bene», ha aggiunto Ricciardi.

 

 

Cambi di colore? Quattro territori a rischio

Infine, la questione delle zone colorate. Al momento l’Italia rimane tutta in bianco, ma alcune regioni si avvicinano ai valori critici per determinare il cambio di colore: Friuli-Venezia Giulia, Marche, Calabria e provincia autonoma di Bolzano. Ricordiamo che dopo il cambio di valutazione del passaggio da una zona colorata all’altra, oltre all’incidenza dei 50 casi ogni 100mila abitanti ora vanno tenute in considerazione anche la soglia di terapie intensive occupate (non oltre il 10%) e quella delle aree mediche non critiche (15%). L'utilizzo delle zone colorate, come già dimostrato negli scorsi mesi, permetterebbe di isolare le aree più soggette al rischio di contagio senza per questo ricorrere alla chiusura delle attività economiche e produttive come bar e ristoranti, per esempio.

 

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Alberto Lupini


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