«Siamo più forti rispetto a marzo ma servono nuove misure per evitare che l’Italia raggiunga il livello di altri paesi» ha detto Speranza nella riunione con le Regioni, dove il centro del confronto-scontro è stato sul caos tamponi e sul ritardo dei territori. La linea da seguire, ha spiegato il ministro della Salute, è l’irrigidimento delle misure «con una distinzione di base tra attività essenziali e non essenziali perché abbiamo necessità di limitare i contagi». Il Governo vuole intervenire «adesso con più forza sulle cose non essenziali» per scongiurare l’idea di un lockdown o comunque mettere a repentaglio il regime di lavoro e scuola. Di fatto si lavora per un coprifuoco che impedisca in anticipo un lockdown come in primavera. Dal Ministro è arrivata anche la garanzia di ristoro nel caso in cui la produzione dovesse interrompersi: «Se decidiamo di chiedere a qualche comparto di cessare o limitare le proprie attività ci facciamo carico del ristoro».
MOVIDA: SI CHIUDE IN ORARI DIVERSE?
Si parlava di chiusura alle 22 o alle 23 di bar e ristoranti, ma anche di cinema e teatri. Ma ci sono ora nuove ipotesi: tra le proposte delle Regioni ora al vaglio del Governo ci sarebbe infatti una "stretta localizzata per le zone della movida". L'orario anticipato di chiusura dei locali alle 22 o alle 23 potrebbe essere applicato solo in alcuni quartieri di quelle città dove il contagio è più elevato o in altre zone dove è maggiore il rischio di assembramento, come i luoghi della movida e i centri storici. Richieste che il Governo pare sia intenzionato ad accettare. Nei locali per ogni tavolo, al netto del distanziamento previsto, ci potranno stare solo 6 persone. Per tutti i cittadini delle aree sottoposte a chiuusre anticipate ci potrebbero essere vietati gli spostamenti alla stessa ora a meno che non si abbiano «comprovate esigenze» quindi motivi di lavoro e di urgenza. Rimarrebbe in vigore il divieto di sostare di fronte ai locali pubblici oltre le 21 e questo viene ritenuto al momento sufficiente per impedire gli assembramenti. Un’eventuale restrizione prevederebbe la possibilità di uscire oltre l’orario consentito solo per «comprovate esigenze» quindi lavoro o motivi di urgenza, con l’autocertificazione.
Attualmente la chiusura è prevista alle 24. Si è siscusso se anticiparla alle 23 o alle 22. Una misura che però - come è stato sostenuto dalle associazioni di categoria, a partire dalla Fipe - penalizzerebbe in maniera pesante le attività. Un orario così stretto costringerebbe infatti i gestori a garantire la presenza del personale di cucina e di sala a fronte di minori introiti. Nel decreto potrebbe entrare anche una limitazione di 6 posti per tavolo. Il Cts ha sollecitato maggiori controlli sull’osservanza dei protocolli con distanziamento e obbligo di mascherina quando non si sta seduti al tavolo. Con chiusura immediata di quei locali che violano le regole. Il Dpcm in vigore impone la chiusura alle 21 nei locali dove non è previsto il consumo al tavolo. sarebbe in ogni caso consentita la consegna a domicilio. Deciso anche lo stop a sagre e fiere locali.
STOP A SPORT E PALESTRE
Basta con le partite di calcetto, anche per le squadre e le scuole gestite da società e associazioni sportive. E giù le saracinesche di palestre, sale gioco, teatri e cinema.Non chiuderanno invece i negozi di parrucchiere e centri estetici. La misura, a quanto spiegano fonti di Governo, non è sul tavolo della discussione in vista del nuovo dpcm con le norme anti contagio. Una valutazione è invece in corso, spiegano le stesse fonti, sullo stop alle palestre e alle piscine e più in generale sugli sport di contatto dilettantistici. Sullo sport, viene spiegato, arriverà una nuova stretta ma è ancora aperto un ventaglio di ipotesi che verranno soppesate nelle prossime ore."Se guardo i numeri degli altri Paesi le nuove misure sono necessarie per evitare di arrivare a quei livelli". Lo ha detto - a quanto si apprende - il ministro per la Salute, Roberto Speranza durante il vertice governo-Regioni in vista della nuova stretta per arginare l'aumento dei contagi da Coronavirus in Italia.
PER GLI STUDENTI DELLE SUPERIORI INGRESSO ALLE 11
Sembra esclusa la chiusura delle scuole e il Governo respinge la proposta di alcuni governatori di imporre la didattica a distanza per gli studenti delle scuole medie superiori. Una linea che trova d’accordo il Cts, gli esperti sono infatti convinti che il pericolo di contagio sia più alto se i ragazzi sono in giro, anziché a scuola. Per questo si sta valutando di scaglionare gli ingressi con entrata per questi alle 11.
SMART WORKING AL 75%?
Tra le nuove regole quella che Speranza ha ribattezzato la “mossa netta sullo smart working”, per portare il lavoro da casa fino al 70, o 75%. Una misura che mira a limitare i contatti all’interno degli uffici, ma anche a ridurre le presenze sui mezzi pubblici. Si tratta di un provvedimento che riguarda i dipendenti pubblici, ma potrà essere adottato anche nel settore privato con accordi mirati. Il Cts ha espresso parere favorevole e anche i governatori hanno espresso il proprio consenso.
PER ORA C'È' INCERTEZZA SUI TRASPORTI
Secondo il Cts un problema vero resta il trasporto pubblico locale che non sembra essersi adeguato e quindi si chiede di «incentivare una diversa mobilità con il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali e dei mobility manager». Prima di limitare la capienza di autobus e metro in maniera più pesante dell’80% previsto adesso, sembra che il Governo voglia però vedere gli effetti di uno smart working potenziato e dello scaglionamento degli ingressi della scuola. La decisione finale sarà presa oggi.
PROROGA DELLA CIG IN VISTA
Secondo fonti governative si starebbe anche pensando di affiancare alla manovra un decreto legge per anticipare alcune misure anti-Covid più urgenti. Nel provvedimento in cantiere potrebbero essere previste la proroga della Cig o le nuove regole per lo smart working nella pubblica amministrazione, mentre non ci dovrebbero essere interventi sul fronte delle cartelle del fisco. Intanto un accordo a Palazzo Chigi è stato raggiunto, ovvero quello che ha portato all’intesa sull’assegno unico per chi ha figli che partirà il prossimo luglio. A regime, l’assegno costerà 6 miliardi aggiuntivi.
COSA HANNO DECISO ALCUNE REGIONI
Le Regioni, intanto, si muovono in ordine sparso. Arrivano nuove strette in Campania, Lombardia, Piemonte. Il governo cercherà un maggiore coordinamento in una riunione convocata in mattinata da Francesco Boccia con Speranza, il commissario Domenico Arcuri e i governatori. Arcuri chiede loro di attivare 1600 posti in terapia intensiva per i quali sono stati inviati i materiali. E Conte avverte che «chiudere in blocco le scuole non è la migliore soluzione». Lo ha fatto Vincenzo De Luca, che dopo la protesta di mamme, conducenti di scuolabus e studenti, riapre gli asili e i nidi. Il governo, ipotizza la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, potrebbe impugnare quella scelta: «Gli studenti campani invece di essere in classe sono in giro per i centri commerciali», denuncia. La linea comune del governo è che le scuole non vadano chiuse. Alcuni ministri ipotizzano di rafforzare le lezioni a distanza (già ora possibili, nell'autonomia dei singoli istituti) e di scaglionare di più gli orari, con classi anche nel pomeriggio. Ma chiudere del tutto le aule, no. L'esecutivo, avverte Boccia, ha già offerto e continua a offrire alle Regioni tutto il supporto possibile, ma prima di toccare scuola e lavoro bisogna dare risposte attivando tutte le terapie intensive ("Dove sono finiti i ventilatori polmonari?") e agendo in altri ambiti o ciascuno si "assumerà la responsabilità degli effetti".
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Alberto Lupini
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