Giornata dell’Alimentazione Crescono i prezzi del cibo: +5%

Oggi si celebra la giornata istituita dalla Fao. Il problema della fame non riguarda più solo i Paesi del Terzo mondo, ma anche l'Italia e l'Occidente messo in ginocchio dalla pandemia che ha creato nuovi poveri

16 ottobre 2020 | 11:00
La Giornata dell’Alimentazione che si celebra il 16 ottobre su iniziativa della Fao ha un connotato tutto particolare perché condizionata inevitabilmente dall’emergenza coronavirus. L’effetto della pandemia sul cibo è stato immediato e pesante: i prezzi mondiali dei prodotti alimentari raggiungono il valore massimo da inizio emergenza per effetto di quattro rincari mensili consecutivi che riducono le possibilità di acquisto e fanno sprofondare nella fame nuove fasce della popolazione. Il rincaro del prezzo del cibo nel mondo è stato del 5% a settembre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.
 

Prezzi del cibo alle stelle

BOOM DEI PREZZI DI GRANO E MAIS: AUMENTI DEL 13,6%

La “bolletta alimentare globale” ha raggiunto il valore record degli ultimi sette mesi, da quando è esplosa la pandemia, per effetto soprattutto dei prezzi dei cereali come grano e mais che hanno fatto segnare aumenti del 13,6% nell’ultimo anno. Anche le quotazioni internazionali del mais rincarano, ma sotto pressione al rialzo sono anche i prezzi mondiali del burro e dei formaggi e anche le quotazioni della carne di pollo.

CORSA AGLI ACCAPARRAMENTI E GUERRE COMMERCIALI

Con l’avanzare della pandemia la disponibilità delle produzioni agricole è diventata strategica per la necessità di garantire le forniture alimentari alla popolazione che ha portato in qualche caso a limiti all’export imposti dai Paesi produttori per difendere le proprie riserve di cibo. Una preoccupazione che per esempio nei giorni più bui del lockdown ha spinto molti Paesi ad adottare misure protezionistiche con corsa agli accaparramenti e guerre commerciali che hanno alimentato tensioni e nuove povertà. Nel mondo si stima che quasi 690 milioni di persone abbiano sofferto la fame nel 2019, ma il numero è destinato a crescere per effetto dell’emergenza coronavirus che ha sconvolto i sistemi economici e cancellato milioni di posti di lavoro. La pandemia di Covid-19 potrebbe far sprofondare nella fame cronica ulteriori 130 milioni di persone entro la fine del 2020 con la mancanza di cibo che colpisce nuove fasce della popolazione sia nei Paesi ricchi sia in quelli meno sviluppati secondo l’analisi della Coldiretti sulla base del rapporto annuale delle Nazioni unite.

IN TEMPI DI CORONAVIRUS MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA SUL CIBO

«L’allarme globale provocato dal coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che in uno scenario di questo tipo «l’Italia, che è il Paese con più controlli e maggiore sostenibilità, ne potrà trarre certamente beneficio, ma occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il potenziale agricolo nazionale».

DISAGIO E NUOVI POVERI, L'ALLARME DEL BANCO ALIMENTARE

Quanto la pandemia abbia influenzato i consumi degli italiani creando notevole disagio e nuovi poveri lo ha toccato con mano anche il Banco Alimentare, la onlus italiana che si occupa della raccolta di generi alimentari e del recupero delle eccedenze della produzione agricola e industriale e della loro ridistribuzione a strutture caritative sparse sul territorio che svolgono un'attività assistenziale verso le persone più indigenti.

DAL LOCKDOWN IN POI SONO AUMENTATE LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ

«L’emergenza sanitaria è diventata subito emergenza sociale», ha spiegato il presidente Giovanni Bruno, «e le richieste d’aiuto stanno aumentando mediamente del 40%, che significa 600 mila persone in più per un totale di 2,2 milioni di persone. Ciò che preoccupa è che il profilo delle persone che chiedono aiuto sta cambiando ed è sempre più appartenente alla fascia media della popolazione. Tra italiani e stranieri c’è una divisione equa, siamo al 50%, tuttavia dal lockdown in poi sono cresciute le famiglie italiane in difficoltà che hanno superato gli anziani. Questo è un problema grave sia perché meno percepibile, sia perché induce anche i più piccoli a un regime alimentare povero e scorretto che influisce - ci hanno spiegato gli esperti - sul loro apprendimento. È migliorata però la cultura del cibo, gli italiani sprecano meno e questo è un buon segnale. Noi proseguiamo con la raccolta di cibo e il 28 novembre c’è la nostra consueta Giornata nazionale della colletta alimentare che siamo riusciti a organizzare nonostante il Covid, con modalità leggermente differenti».

PICCOLI SUGGERIMENTI PER AIUTARE SALUTE E AMBIENTE

Proprio in riferimento a un miglioramento del rapporto col cibo la Fondazione Louis Bonduelle suggerisce piccoli cambiamenti nelle abitudini alimentari e singoli gesti quotidiani che possono migliorare la salute e proteggere al tempo stesso l'ambiente. Secondo una recente ricerca (Beuc. one bite at a time: consumers and the transition to sustainable food, giugno 2020) su un campione di 11mila cittadini europei, circa due terzi dei consumatori sarebbero disposti a cambiare le proprie abitudini alimentari per salvaguardare l’ambiente ma, al tempo stesso, la maggior parte degli intervistati risulta sottovalutare l'impatto potenziale di queste buone pratiche a tutela del pianeta. Adottare una dieta più sostenibile significa molto più che prediligere una dieta a base vegetale, anche se questo può essere un primo importante passo. Cosa significa dunque adottare abitudini alimentari sostenibili? Cosa si può fare affinché i nostri gesti quotidiani siano a basso impatto ambientale? Fondazione Louis Bonduelle risponde con alcune “istruzioni per l’uso” del mangiare sostenibile.

Il consumo di alimenti a base vegetale è in aumento in tutto il mondo
 
PIÙ FRUTTA E VERDURA, MENO CARNE E BEVANDE ZUCCHERATE
 
Il consumo di alimenti a base vegetale è in aumento in tutto il mondo e sempre più persone stanno adottando una dieta “flexitariana” a base vegetale con l’inclusione occasionale di proteine animali, che prevede: prevalenza di frutta e verdura; minor consumo di bevande analcoliche zuccherate, così come di carne e pesce; maggior consumo di legumi e cereali integrali e diminuzione del consumo di cibo trasformato.

VANTAGGI PER IL PIANETA CON UN SOLO PIATTO DI CARNE IN MENO ALLA SETTIMANA

Oltre ai vantaggi per la propria salute, l’adozione di diete a base vegetale ha un impatto diretto anche sull’ecosistema di Terra e oceani, attraverso soprattutto il controllo delle emissioni di gas serra. Secondo un recente studio europeo su questo tema, il consumo di carne ha effetti maggiori sulla produzione di gas serra: diminuirne dunque il consumo può effettivamente far bene all’ambiente. È stato calcolato che, se tutti gli italiani non mangiassero carne per un solo giorno a settimana, si avrebbe un risparmio totale di 198mila tonnellate di Co2, pari al consumo elettrico annuo di quasi 105mila famiglie o a 1,5 miliardi di chilometri in auto. Detto in altre parole, un piatto di carne in meno la settimana avrebbe gli stessi benefici di tre milioni e mezzo di auto in meno sulle strade in un anno.

OCCHIO ALLO SPRECO: IL 54% DEL TOTALE DI CIBO BUTTATO È IN CASA

Secondo una ricerca di Ixè, gli sprechi domestici rappresentano il 54% del totale di cibo buttato: ben più di quello che va perso nella ristorazione (il 21% del totale), nella distribuzione commerciale (15%), nella trasformazione della materia prima (2%) o nell'agricoltura (8%). Tutti i protagonisti della filiera devono assumersi la propria parte di responsabilità per ridurre il problema dello spreco alimentare. Anche nel quotidiano, preparare porzioni adeguate all’effettivo consumo ed evitare di comprare cibo in quantità eccessive è un passo importante nella catena contro lo spreco alimentare e quindi la salvaguardia del Pianeta. A questo proposito, comprare alimenti imbustati che riportano la data di scadenza ben in evidenza è una buona idea per evitare lo spreco di cibo, così come comprare alimenti surgelati, che durano molto più a lungo.



A casa è più facile utilizzare gli avanzi di cibo per nuove ricette


CIBI FUORI STAGIONE: TROPPA ENERGIA CONSUMATA INUTILMENTE

Coltivare verdure fuori stagione consuma molta energia poiché spesso sono necessarie risorse come acqua, calore e nutrienti. È una buona pratica quindi cercare di selezionare le verdure di stagione, scegliendo le più adatte a seconda di dove si vive e bilanciando le proprie esigenze nutrizionali con le proprie scelte d’acquisto. Per esempio, nel trimestre di ottobre-novembre-dicembre le verdure di stagione sono l’insalata iceberg, il radicchio, le carote, i broccoli, il cavolfiore.

ZERO SCARTI CON RICETTE INTELLIGENTI: DAI FAGIOLINI AI CARCIOFI

Utilizzare gli scarti alimentari per il compostaggio è un’ottima idea per non sprecare nulla. Per esempio, in Bonduelle, persino i gambi di fagiolini sono usati per il compost, per nutrire gli animali o per la metanazione per produrre energia. A casa invece è più facile utilizzare gli avanzi di cibo per nuove ricette. Per esempio cosa fare con le foglie o i gambi di carciofo? La risposta è facile perché gli scarti di questo ortaggio hanno mille usi. Dalle pietanze vere e proprie alle creme e vellutate. Dalle polveri con cui insaporire minestre e passate alle tisane, sino alla tintura naturale dei filati.

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Alberto Lupini


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