Regolarizzare il fenomeno, ma senza ammazzarlo. Questo è il ragionamento fatto dal Comune di Genova che da oggi, con la firma di un protocollo ufficiale, farà pagare ai turisti la tassa Airbnb direttamente sulla piattaforma, ovvero al momento della prenotazione dell’alloggio privato. Di tempo ce ne è voluto molto (quasi un anno) ma alla fine entrambe le parti - Comune e Airbnb - hanno raggiunto l’accordo e sembrano esserne soddisfatte. A firmare il patto a Palazzo Tursi saranno formalmente l’assessore al turismo del Comune
Carla Sibilla insieme a Chris Lehane, head of gobal policy Airbnb e il country manager per l’Italia Matteo Stifanelli. Anche Airbnb, infatti, vuole dare rilievo a questo accordo di «buona volontà» e rispetto delle regole.
In tutto questo c’è una terza parte, anche consistente, che esulta ed è quella composta dagli albergatori genovesi che si erano lamentati non poco per questa nuova forma di ospitalità e ora, probabilmente, si sentono più tutelati o, quantomeno, protagonisti di una competizione più equa.
In linea teorica la tassa di soggiorno sarebbe stata sempre dovuta (anche se il regolamento comunale vecchio di anni contemplava ad esempio i bed & breakfast, ma non piattaforme come Airbnb). Ma essendo demandato il pagamento ai singoli che mettono in rete il proprio alloggio, la riscossione è stata fino ad ora quanto meno dubbia per non dire inesistente. Con la firma del protocollo invece al momento stesso della prenotazione chi sceglie un alloggio sulla piattaforma, ovviamente solo nel Comune di Genova, troverà conteggiata nei servizi anche la tassa di soggiorno e sarà direttamente Airbnb a versare l’importo agli uffici comunali per via informatica. «Abbiamo dovuto modificare il regolamento comunale - spiega l’assessore Sibilla - per riconoscere Airbnb come esattore e abbiamo dovuto risolvere alcuni problemi tecnici. La nostra intenzione è regolare il fenomeno, ma certamente non ammazzarlo. Ragioniamo in positivo. Le risorse che si renderanno disponibili le investiremo in massima parte in promozione».
A Genova il fenomeno Airbnb è piuttosto diffuso se si conta che sul territorio comunale sono circa 4mila i posti letto offerti da privati sulla piattaforma contro circa 10mila «tradizionali» tra alberghi e b&b. La tassa di soggiorno prevista è di un euro al giorno a persona per un massimo di 8 giorni (oltre viene meno l’obbligo) esclusi i minori di 14 anni e chi si trovi in città per terapie mediche o per assistere persone ricoverate. È stata poi allargata l’esenzione anche a studenti che risiedono per brevi periodi a Genova e sono stati introdotti altri «alleggerimenti».
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Alberto Lupini