Gasolio e concimi alle stelle: un quarto degli agricoltori costretti a tagliare la produzione

La guerra tra Russia e Ucraina sta mettendo a dura prova il settore, tra caro energia e prezzi del grano che hanno raggiunto livelli record. Discorso simile anche per mais e soia, che servono per l'alimentazione degli animali. Una situazione che rischia di far bruciare anni di lavoro. Così i Giovani di Coldiretti sono scesi in piazza per protestare al grido di “si svuotino gli arsenali, si colmino i granai”

02 marzo 2022 | 11:02
di Martino Lorenzini

I giovani agricoltori e allevatori della Coldiretti da tutta Italia con i trattori e gli animali al seguito si mobilitano per la pace e contro la guerra che fa perdere vite umane e mette in pericolo il futuro di una intera generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino, con il rischio della perdita del lavoro, della stabilità economica, ma anche delle forniture alimentari e dell’inflazione nel carrello della spesa che aumenta povertà e fame in Italia e nel mondo. Si sono dati appuntamento oggi a Verona per l'apertura dei Fieragricola al grido di «Si svuotino gli arsenali e si colmino i granai». Un giovane agricoltore su quattro al momento è infatti costretto a tagliare la produzione a causa dell'aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi.

Agricoltori in piazza contro la guerra e per salvare la produzione dal caro materie prime

"Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai". Questo lo slogan scelto dai manifestanti scesi in piazza a protestare coi cartelli, a bordo di trattori e animali al seguito. È lo stesso messaggio che nel 1979 l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini  fece agli italiani durante il discorso di fine anno.  «Un messaggio di grande attualità - ha sottolineato Coldiretti - Con le armi che sono tornate a sparare e i granai che sono svuotati e il rischio reale di scaffali deserti, ma anche di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni sociali e politiche e flussi migratori». La guerra influisce negativamente anche sulla produzione, secondo un'analisi di Coldiretti un giovane agricoltore su quattro nell’ultimo mese ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dal conflitto che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono a rischio il futuro di un’intera generazione. I giovani della Coldiretti in manifestazione indossano i propri indumenti e strumenti di lavoro, dalla tuta e gli stivali di chi accudisce gli animali nelle stalle alle reti dei pescatori, fino alle tute degli apicoltori. Numerosi i cartelli di protesta "Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”, “No alla guerra che aumenta la fame”.

 

La protesta arriva anche all'Expo di Dubai

La solidarietà dei giovani agricoltori arriva anche dall’Expo di Dubai dove una delegazione di ragazzi e ragazze, guidati da Carlo Maria Recchia delegato Giovani Impresa Coldiretti Lombardia, si è recata al padiglione dell’Ucraina e ha lasciato un messaggio di sostegno lungo la parete della struttura appositamente allestita su cui si stanno accumulando centinaia di biglietti con preghiere e frasi di sostegno.

Caro del grano e di tutte le materie prime

Un esempio esplicito del caro materie prime è dato dal grano. Un chilo di grano che viene pagato agli agricoltori 31 centesimi serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città. Il prezzo del grano balza e raggiunge i massimi da 14 anni ad un valore di 33,3 centesimi al chilo che non si vedeva dal 2008 ma su valori alti si collocano anche le quotazioni di mais e soia necessarie per l' alimentazione degli animali negli allevamenti. A far volare i prezzi del grano e degli altri prodotti agricoli è la sospensione a causa della guerra delle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero dell’Ucraina che insieme alla Russia rappresenta quasi 1/3 del commercio mondiale di grano (29%) ma anche il 19% delle forniture globali di mais per l’allevamento animale e ben l’80% delle esportazioni di olio di girasole. Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano. L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori italiani che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, – sottolinea Coldiretti – ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori.


«Il problema vero - evidenzia Coldiretti - È il costo dell’energia che è esploso ed ha colpito tutte le attività produttive, dal gasolio per il trattore necessario alle semine al riscaldamento delle serre fino al prezzo dei concimi per garantire fertilità ed aumentare la produzione che è balzato del 170%». Ma, secondo Coldiretti, «non va meglio per chi produce le arance, dove il prezzo in campagna è di 43 centesimi al chilo, che scendono a 18 centesimi al chilo nel caso delle carote». Con l’aumento dei costi si rischia pure l’abbandono delle produzioni con il latte che, ad esempio, viene pagato agli allevatori appena 38 centesimi al litro, mentre un coltivatore di pomodoro da industria per la passata si vede corrispondere addirittura solo 10 centesimi al chilo, sempre secondo l’analisi di Coldiretti.

La guerra in Ucraina mette in crisi le giovani imprese agricole

La crisi ucraina non risparmia dunque infatti neppure la parte più avanzata del settore agricolo, diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno, secondo l’analisi Coldiretti-Divulga. Un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale con il mestiere della terra che è diventato – precisa la Coldiretti – la nuova strada del futuro per tanti ragazzi italiani, con le 55mila aziende guidate dagli under 35 che hanno una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. Un fenomeno che rischia ora di essere messo all’angolo dall’esplosione dei costi alimentata dalla guerra, con i giovani agricoltori, costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre l’impennata del costo del gas e la scelta di Putin di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei fertilizzanti».

Le esperienze dei giovani imprenditori agricoli in crisi

Tante le storie di ragazzi che incontrano difficoltà sempre crescenti nella propria attività. Il mix di rincari di mangimi ed energia sta mettendo in ginocchio l’attività di Laura Marchesini, giovane lombarda che alleva maiali e produce salumi tracciati dal campo alla tavola: costi insostenibili e speculazioni sui prezzi rischiano di mandare all'aria sette anni di crescita e di sacrifici. Giacomo Brandolin ha impiegato 4 anni per avviare la coltivazione di alga spirulina in Friuli Venezia Giulia ma il suo sogno imprenditoriale rischia ora di finire in frantumi. «La coltivazione di questo superfood – spiega Coldiretti - necessita infatti di molta energia e con i costi che sono più che decuplicati nel giro di due mesi la coltivazione non è più sostenibile». Anna Turati, anche lei friulana, produce grano ma da un mese all’altro si è vista esplodere il costo dei concimi, con un impatto che ha vanificato gli aumenti dei prezzi pagati alla produzione. E tra qualche mese, quando si procederà alla raccolta, c’è l’interrogativo se le quotazioni non caleranno, portando il bilancio in perdita. Andrea Degli Esposti è un giovane emiliano che ha recuperato un intero borgo dell’Appennino Tosco-Emiliano la cui origine risale ai primi del ‘700 e nei cui interni è stato ricavato l’agriturismo che offre servizio di ristorazione e pernottamento, oltre a una stalla. L’aumento dei costi energetici e i rincari delle materie prime - continua Coldiretti - hanno aggravato la crisi causata dalla pandemia, proprio nel momento in cui aveva investito nell’acquisto e ristrutturazione di un capannone per l’aumento dei capi allevati. Matteo Bovo ha un’azienda di fiori e piante in Veneto ma in pochi mesi è stato colpito da aumenti record su tutti i fronti, dal gasolio per le serre ai consumi, dai materiali per il confezionamento dei vasi alla copertura delle coltivazioni, dai terricci ai trasporti. Agostino Fustini alleva mucche da latte in Trentino Alto Adige e, nonostante un impianto a biogas che garantisce una quota parte dell’energia necessaria, si è visto aumentare le farine di soia e di mais utilizzate per l’alimentazione del bestiame. Una situazione che incide pesantemente in un settore dove il prezzo del latte pagato alle stalle non è stato adeguato ai forti aumenti del costo di mangimi ed energia. Ma il caro bollette pesa anche su un’altra bella realtà del Trentino, quella di Nicole Donati, che alleva asine da latte che “trasforma” in richiestissimi cosmetici a base di latte d’asina. Un’attività la cui sostenibilità è orma messa a rischio dall’aumento record dell’energia.

«Sogno di aprire un’azienda agricola tutta mia per produrre ortaggi e allevare pecore – racconta Andrea Guidi, giovane bresciano di Salò presente alla manifestazione – ma con l'esplosione della guerra in Ucraina ho paura di non farcela, perché temo le conseguenze di questa grave situazione a livello internazionale. Allo stesso tempo, però, voglio continuare a credere in un futuro in cui realizzare i miei progetti». Gli fa eco Martina Facchinetti, allevatrice di polli di San Paolo D’Argon (Bergamo), anche lei scesa in piazza: «Questa guerra oltre a provocare vittime innocenti, rischia di causare gravi conseguenze economiche che si ripercuotono anche sul nostro lavoro».

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Alberto Lupini


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