Il futuro del turismo ormai dipende solo dalle imprese

Nonostante le promesse del Governo, l'Horeca si scontra con una mancanza di azioni concrete. È fondamentale un cambio di rotta per garantire il futuro dell'industria turistica con nuove regole e investimenti

15 luglio 2023 | 12:55
di Alberto Lupini

Comunque vada sarà un successo. Eppure manca personale e quello che si trova spesso non è preparato. Alle aziende dell’Horeca arrivano, forse, solo le briciole dei finanziamenti previsti dal Pnrr. Eppure è il comparto che sta sostenendo la crescita del Pil… Ci sono proposte di finanziamenti da parte di alcune banche, prima di tutte Intesa-SanPaolo, ma il rialzo dei tassi non li rende sempre convenienti. Le proposte di decontribuzione o detassazione almeno delle ore di lavoro notturne o nei festivi sono rimaste nella mente della ministra Daniela Santanché, travolta dalle inchieste per bancarotta e falso in bilancio delle sue società. Così come sono al momento svaporati i progetti di riforma degli affitti brevi. La revisione dei codici Ateco per caratterizzare meglio le diverse attività messe in un unico calderone da privatizzazioni ideologicamente sbagliate è finita nel dimenticatoio. Un’intesa con l’Europa sulle concessioni balneari è ancora tutta da tentare, mentre sulle spiagge mancano almeno 4mila bagnini…

 

Il futuro del Turismo in Italia: rinnovi contrattuali e riforme indispensabili 

Potremmo continuare nell’elencare le difficoltà in cui si muovono oggi bar, ristoranti e alberghi, ma a conti fatti la capacità degli imprenditori del comparto turismo e accoglienza riuscirà a superare anche le sfide di questa estate e alla fine, come detto, comunque vada sarà un successo. Fra mare, montagna, città d’arte o voli aerei siamo praticamente all’overbooking ovunque e il turismo sembra avere decisamente il vento in poppa. Secondo la più classica regola italiana, abbiamo assistito a mesi di dibattiti e proposte interessanti. Dal Governo sono venuti in particolare segnali importanti di attenzione e impegni verso il mondo dei pubblici esercizi e dell’hotellerie, ma alla fine dobbiamo dire che alle parole non sono finora seguiti i fatti.

È chiaro però che così non si può più andare avanti: occorre un netto giro di boa e superare l’emergenza. L’intero sistema ha bisogno di regole nuove capaci di garantire profitto alle imprese e giuste remunerazioni agli addetti. Bisogna ridare valore a alcune figure professionali (e non ci riferiamo solo all’ormai stantio dibattito fra sala e cucina), garantendo anche al personale una migliore qualità di vita. Ne va del futuro di un comparto e di una modalità di accoglienza e servizio che fa parte dello stile italiano di vita che sostiene il brand - legato anche a benessere, moda, design e alta tecnologia - del “Made in Italy”. E se la politica latita, tocca alle imprese fare i passi concreti. O meglio, tocca a chi ne rappresenta gli interessi.

Con l’autunno diventerà quindi centrale la questione dei rinnovi contrattuali che non potranno certo limitarsi solo a ritocchi degli stipendi (pure necessari). Si tratta di mettere in campo nuove idee per riorganizzare da subito orari di lavoro e servizi, puntando nel medio periodo a radicali riforme dei percorsi di formazione che vadano ben oltre il Liceo del Made in Italy.

 

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L’adesione di tutte le sigle più importanti del mondo della cucina al manifesto della Ristorazione proposto nei mesi scorsi dalla Fipe-ConfCommercio è in questa prospettiva uno strumento fondamentale per fare finalmente squadra e sinergia. Si tratta ora di avviare quella che potrebbe essere davvero una svolta, se non una rivoluzione. E a fronte di contratti fra le parti che cambiano il sistema, alla politica non resterà che accodarsi…

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