La virologa Ilaria Capua, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, non utilizza mezzi termini per condannare chi sceglie di non vaccinarsi. «In cambio della libertà di scegliere se vaccinarsi o no, si potrebbe chiedere un piccolo contributo rispetto al costo totale del ricovero in terapia intensiva. Si tratterebbe soltanto di 1.000-2mila euro al giorno», ha scritto la virologa. La questione si sta facendo bollente con la temperatura che sale sempre di più avvicinandosi alla discussione sul green pass che avverrà probabilmente nella serata di giovedì, condita dall’opposizione soprattutto di Matteo Salvini all’idea di renderlo obbligatorio.
I no-vax paghino l'assunzione del rischio
Ma questo è un altro paio di maniche, la questione ora è convincere il maggior numero possibile di no-vax a vaccinarsi e capire come farlo per evitare un altro picco di contagi e quindi chiusure e quindi un sistema economico e sociale che subirebbe un altro, l’ennesimo, strappo. Dato che la persuasione mediatica e sanitaria ha fallito (nonostante avrebbe dovuto essere la più efficace) ora la via sembra essere quella delle maniere forti, ovvero ricorrere ad una soluzione pecuniaria e morale. Non ti vaccini? Ti paghi le cure come in una struttura privata. Non ti vaccini? Non entri nei luoghi pubblici. Definirla una “tassa” come ha detto qualcuno, non è corretto: si tratterebbe semplicemente di assumersi i rischi che conseguono al non vaccinarsi dimenticandosi della tutela del prossimo.
La posizione della virologa rappresenta l’emblema di questo percorso, la cifra da lei stimata farebbe rizzare i capelli a chiunque, suona come una condanna a morte: quanti potrebbero permettersi 2mila euro al giorno di ricovero? Non è questione di quesito “soldi o salute?”, è proprio che la stragrande maggioranza degli italiani questi soldi non li ha, oggi meno che mai. Ma al momento è la via più calda per invertire la tendenza di contagi in netta risalita.
Green pass al ristorante?
Poi, c’è tutta la questione più sociale e civile. Il dibattito sulla possibilità di introdurre l’obbligo del Green pass tocca inevitabilmente i luoghi pubblici tra cui bar e ristoranti. Il Governo sembra andare verso l’introduzione dell’obbligo di presentare il Green pass solo per i ristoranti al chiuso a cui potrà accedere anche chi ha effettuato una sola dose.
Di certo c’è che «è un brutto momento» come ha scritto Capua. «Le voci incontrollate sulle proprietà trasformate della variante Delta si oppongono all’esercito di illusi che credono che questa crisi sanitaria scomparirà per miracolo spazzata via dai venti estivi. Già, perché se così non fosse, appena si ricomincia a frequentare più i luoghi chiusi invece degli spazi aperti il nostro Sars-CoV-2 si troverà nella condizione di nuocere ancora alla nostra salute e alla nostra economia».
Scienza e comunicazione
E allora come la mettiamo? Le evidenze scientifiche escludono - ancora - il fatto di doversi mettere di fronte alla questione “soldi o salute”. Una volta che il vaccino è sicuro nella quasi totalità dei casi, la risposta c’è: si hanno sia i soldi (intesi come attività che restano aperte) che la salute (intesa come la possibilità di contrarre il Covid in forma grave che crollerebbe).
Sembra assurdo che allora il dibattito resti, ma forse così assurdo non lo è. La comunicazione ha fatto flop ancora una volta sia sul fronte degli esperti che su quello politico. E se si può ipotizzare che qualche sciacallo della politica scherzi con la vita degli altri per incassare qualche consenso in più, dai medici questo non lo possiamo ammettere. Perché così facendo la confusione divampa e crea tensioni sociali ancor più gravi di quelle vissute da febbraio ad oggi, basta vedere quello che è successo a Palermo con la titolare di un’enoteca che ha annunciato il divieto di ingresso ai no-vax e la pioggia di insulti social che le si sono rovesciati addosso.
La sanità barcolla
E quando si parla di soldi c’è di mezzo anche la sanità che, almeno in Italia in alcune regioni, ha fatto acqua da tutte le parti ma che rappresenta l’unico baluardo al quale affidarsi per guarire. Capua scrive: “C’è anche un aspetto che sfugge ai più. Ogni malato di Covid ricoverato in terapia intensiva o subintensiva costa decine e decine di migliaia di euro. I pazienti Covid del nostro recente passato - il mondo prima dei vaccini - hanno gravato inevitabilmente, loro malgrado, sulla Sanità europea in termini di centinaia di milioni euro. Le vittime di oggi, e dei tempi a venire, saranno individui che non hanno iniziato o completato il ciclo di vaccinazione. In altre parole, sono solo i non vaccinati a finire in ospedale. E a prescindere dall’età anagrafica saranno soltanto i non vaccinati a incidere sul bilancio degli ospedali”.
Che significa, di fatto, mettere a repentaglio anche i pazienti che necessitano degli ospedali per altre malattie.
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Alberto Lupini
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