Il formaggio migliore? Per il Tenente Colombo è il Parmigiano Reggiano

In uno dei polizieschi più amati al mondo ebbe la sua parte da protagonista il Parmigiano Reggiano. L’osservazione sull'interpretazione di Peter Falk di Gabriele Arlotti, giornalista e ricercatore sulla storia del "formadio"

02 agosto 2023 | 11:44

Il formaggio migliore? Il Parmigiano Reggiano! Parola del Tenente Colombo. A “scoprire” un altro protagonista della fortunata serie tv, il Parmigiano Reggiano appunto, Gabriele Arlotti, giornalista e ricercatore sulla storia del celebre "formadio" che afferma che «Appare il Parmigiano Reggiano in almeno uno dei 69 episodi del fortunato programma prodotto dalle tv Nbc e Abc americane dal 1968 al 2003, considerata tra le migliori serie di sempre da numerose testate specializzate».

Il Parmigiano Reggiano “protagonista” ne il Tenente Colombo

Sviluppando segnalazioni degli appassionati, la ricostruzione dello storico di formaggi Gabriele Arlotti, che per altro individuò forme di Parmigiano Reggiano e il Gorgonzola sul Titanic, parte dalla scena del crimine dell’episodio “Agenda per omicidi” trasmessa il 10 febbraio del 1990. «L’ispettore arriva sulla scena di un delitto, annusa sul tavolo e trova una punta di Parmigiano Reggiano e inizia a sniffare per riconoscerlo con certezza. “È diverso. Questo formaggio è Reggiano ed è anche costoso! Lo amava mio padre” esclama il tenente dall’inconfondibile impermeabile e ne offre un pezzo al sergente che lo accompagna per avere conferma della sua bontà».

Secondo Arlotti, alcuni particolari sono estremamente significativi: «Prima di tutto il fatto che la regia inquadra lungamente e in primo piano un magnifico spicchio di Parmigiano Reggiano, identificabile, per altro, per i caratteristici cristalli di tirosina pressoché assenti nei formaggi americani, ma pure per l’uso nel parlato, sia nell’originale, che nel doppiaggio, della parola Reggiano. Quindi l’apprezzamento al nostro prodotto arriva attraverso una prolungata degustazione prima olfattiva, quindi visiva (Colombo congiunge le mani per la scoperta come segno di soddisfazione) e infine al palato. Anche il prezzo, sostiene il poliziotto, è indice della sua qualità e l’aroma “It’s different” afferma il suo sergente. Infine, sarà proprio un’impronta dentale sul pezzo del nostro prezioso formaggio a smascherare l’assassino, Oscar Finch (interpretato magistralmente da Patrick McGoohan) che aveva posto Parmigiano Reggiano sul tavolo per inscenare un finto suicidio della vittima, Stablin. Ma non vi aveva resistito…».

Mentre in Italia il piccolo schermo ripropone, come in altri Pasi del mondo, le puntate di questa serie che appassiona milioni di persone, il video che ricostruisce questo eccezionale promo per il Parmigiano Reggiano è ospitato sulla pagina americana ufficiale Columbo, su Youtube, forte di 184mila iscritti. «Peter Falk – ha indagato Arlotti – amava spesso improvvisare le idiosincrasie del suo personaggio, pur in scene concordate come questa, ma di grande drammaticità. Lo faceva inserendo cose strane come questa degustazione così caratterizzata, sul luogo del crimine. Un modo che utilizzava anche per sbilanciare i suoi colleghi attori e accattivarsi il pubblico. Alcuni anni prima di questa puntata Colombo era molto schizzinoso e difficilmente avrebbe assaggiato cibo sul luogo del delitto, ma alla fine ha ceduto e lo definisce “il più grande”». «Per il futuro – afferma il ricercatore della prima pergamena del padre del Parmigiano Reggiano, il formadio – sarebbe bello anche un riconoscimento emiliano postumo ai famigliari dell’attore Peter Falk, ora sepolto a Los Angeles, scomparso nel 2011 per le complicazioni dell’Alzheimer».

Nel Tenete Colombo anche il vino Doc di Montefiascone

Conclude Gabriele Arlotti: «Il valore di questi camei sensoriali – Colombo, per altro, ne regalerà un altro al vino Doc di Montefiascone (Est! Est!! Est!!!) – sta nel successo planetario di questa serie tv e del nostro celebre prodotto. Moltissimi i commenti riferiti a questo episodio. Tra i tanti eccone uno di un consumatore americano rifornitosi presso la catena californiana di Trader Joe’s: «ha appena comprato formaggio Reggiano, oggi, per questo video. Colombo aveva ancora ragione ancora: il Reggiano (in Usa ndr) è caro e delizioso». Qui il link al video tratto dalla puntata “Agenda di un assassino”.

Per gli attori americani non è “parmesan”, ma Reggiano

Nonostante la ferma opposizione del Consorzio Parmigiano Reggiano, in Usa il termine “parmesan” è parola generalista utilizzata per una infinità di formaggi che, rispetto all’originale italiano, assai poco hanno in comune. Ecco, quindi, che gli attori americani o l’up class per distinguere l’originale, il Parmigiano Reggiano, dalle molteplici evocazioni americane, parmesan, lo chiamano semplicemente Reggiano. Così fece anche il premio oscar Nicole Kidman che, intervistata da Vogue, nel 2015 disse di amare “pane fatto in casa e Reggiano”. Qui l’intervista di Vogue a Nicole Kidman

Cresce la produzione di Parmigiano Reggiano “prodotto di montagna”

Un formaggio sempre più amato e ricercato tant’è che il Parmigiano Reggiano si conferma il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna. Secondo i dati forniti dal Consorzio nella conferenza stampa di presentazione della 57ª Fiera del Parmigiano Reggiano a Casina (4-7 agosto), nel 2022 la produzione in montagna della Dop più amata e più premiata al mondo è stata pari a 846mila forme, con un aumento del +10,5% rispetto al 2016. Crescita a doppia cifra (+14%) anche per la produzione di latte, sempre nello stesso lasso di tempo, con oltre 404mila tonnellate. Inoltre, il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, progetto lanciato dal Consorzio nel 2016 per dare maggiore sostenibilità allo sviluppo di quest’area della zona di produzione e offrire ai consumatori garanzie aggiuntive legate all’origine e alla qualità del formaggio, ha superato nel 2021 le 225mila forme certificate, con un aumento del +26,6% sul 2016.

Un chiaro segnale che la politica di rilancio e valorizzazione per stimolare la produzione del Parmigiano Reggiano in montagna sta invertendo una tendenza alla decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014. Infatti, nel decennio 2000-2010 nei territori di montagna della zona di origine si è assistito alla chiusura di 60 caseifici, con una riduzione del 10% di produzione del latte. Deficit che è stato azzerato dal 2014 ad oggi grazie all’avvio del Piano di Regolazione Offerta che, tra le altre misure, ha previsto sconti specifici per i produttori e i caseifici ubicati in zone di montagna e il bacino “montagna” per le quote latte.

Nel 2022, dunque, più del 21% della produzione totale si è concentrata negli 81 caseifici di montagna sparsi tra le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna a sinistra del fiume Reno, che impiegano oltre 900 allevatori per una produzione annuale di 4,03 milioni di quintali di latte. Ciò ha reso possibile il mantenimento di un’agricoltura in zone altrimenti abbandonate e ha contribuito allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti, sia dal circuito del turismo di qualità. Altro segnale positivo è rappresentato dai cambiamenti generazionali all’interno dei caseifici: l’età media dei produttori si è abbassata dai 57 anni di media prima del 2016 ai 30-40 di oggi. Questo segnale manifesta la fiducia che i giovani pongono nel Parmigiano Reggiano, un’attività preziosissima dal punto di vista sociale per sostenere la dorsale appenninica emiliana grazie al lavoro nelle foraggere e in caseificio.

«La produzione nelle zone di montagna è da sempre una delle caratteristiche salienti del Parmigiano Reggiano», ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio. «La differenza di una Dop rispetto a tante altre realtà economiche è che l’attività non può essere delocalizzata, e pertanto il fatturato diventa automaticamente “reddito” per la zona di origine e benessere per chi in quella zona vive e lavora. Se non ci fosse la nostra Dop, in quei comuni non ci sarebbero neanche le scuole, perché se non ci fosse un senso economico nel coltivare quei territori, non ci sarebbe neanche lo sprone ad abitarli. Il Parmigiano Reggiano contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità della dorsale appenninica emiliana: è infatti il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna, con più del 21% della produzione totale, oltre 846.000 forme, concentrata in ben 81 caseifici. Per il Consorzio, sono proprio il territorio e la comunità che lo abita il bene più prezioso e il nostro intento è quello di impegnarci sempre di più per preservarli e continuare a essere un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale».

Per Guglielmo Garagnani, vicepresidente del Consorzio, «preso atto dei risultati raggiunti con il consolidamento della produzione nelle zone dell’Appennino, ora la sfida è riuscire a rafforzare il valore commerciale del Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna” e promuoverne il valore aggiunto, per avere un posizionamento nel mercato che riesca a rendere sostenibile tale produzione nel tempo. Le aree di montagna da un lato soffrono di condizioni svantaggiate e maggiori costi di produzione, ma dall’altro la permanenza di una solida produzione agricola-zootecnica rappresenta un pilastro economico e sociale di interesse per tutta la comunità locale. Ecco perché è fondamentale che il Consorzio abbia messo in campo interventi che mirano alla diffusione e valorizzazione del Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, e che continui a farlo anche nei prossimi anni a venire».

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Alberto Lupini


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