Ferie in base ai vaccini? Sì. Un sacrificio per il futuro del turismo

Il generale Figliuolo ha raccomandato pragmatismo dicendo no alla possibilità di effettuare richiami nelle regioni dove si trascorrono le ferie. Un modo per non abbassare la guardia ed evitare una quarta ondata autunnale . Nel frattempo, il green pass nazionale comincia a diffondersi fra la popolazione grazie all'aumento dei vaccinati

19 maggio 2021 | 12:03
Prenotare le vacanze non è mai stato così difficile come quest’anno. In primis per le restrizioni che si stanno allentando sempre di più ma che ancora non danno un’idea precisa di quello che si potrà fare nei tre mesi più caldi (giugno, luglio, agosto), poi per i timori “psicologici” che abbiamo ormai radicati nella mente e, infine, per il tema vaccini che a sua volta apre diversi scenari tra dosi da somministrare, richiami e green pass da ottenere per potersi muovere liberamente in Italia e all’estero. Il dibattito naturalmente è prima di tutto politico e ora vira sul dove somministrare le dosi per salvare il turismo: una proposta è stata quella di effettuare i richiami nelle regioni dove un cittadino si è spostato per le ferie estive, ma il generale Francesco Paolo Figliuolo (che coordina la campagna vaccinale) ha subito detto di no, da generale richiamando a «pragmatismo, piedi per terra. Se facciamo i voli pindarici e invenzioni, io non ci sto».



Un investimento per salvare il turismo di oggi e di domani

L’idea è volta a salvare il più possibile la stagione del turismo, ma la fermezza di Figliuolo ha una logica ed è quella che come Italia a Tavola abbiamo appoggiato, ovvero di sostenere l’accoglienza al meglio ma senza dimenticarsi che il Covid non svanisce in un’estate anche se i numeri saranno sempre migliori, il rischio di una nuova ondata autunnale c’è, lo dice la storia. E allora forse, come suggerito proprio da Figliuolo, potrebbe essere utile organizzare le ferie in base alle date in cui ogni cittadino che ne avrà diritto riceverà la dose. Altrimenti, per una vacanza non troppo serena quest’estate rischia di saltare ancora la settimana bianca e poi le gite di Pasqua e poi chissà come sarà l’estate 2022. Insomma, la linea dura del generale sembra quella più affidabile.

Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri a SkyTg24 ha però rilanciato: «Non abbandoniamo del tutto l'idea di poter fare il richiamo dei vaccini Covid in vacanza, il problema potrebbe essere superato con l'estensione della seconda dose per i vaccini a mRna a 90 giorni».

Figliuolo si è recato nella giornata di martedì in visita all'hub vaccinale allestito al Palasport Mens Sana dove ha detto all’Adnkronos: «È bene che chi va in vacanza regoli le proprie vacanze in funzione dell'appuntamento vaccinale. Oggi sappiamo che il vaccino Astrazeneca si può fare dalle 4 alle 12 settimane tra prima e seconda dose. Con i vaccini a Rna ci sono 42 giorni. Ci sono studi recenti che dicono addirittura che dopo 90 giorni c'è il meglio della performance. Chiaramente ce lo dovranno dire gli scienziati, io dico solo quello che ho letto su questi studi. La soluzione c'è già. Basta essere molto aderenti a quelle che sono le necessità dei cittadini. Io credo che in un hub vaccinale come questo uno viene e chiede di spostare la seconda dose di una o di due settimane e ritengo che questa sia la soluzione migliore».

Il generale ha ammesso di essere aperto a qualsiasi proposta avanzata dalle Regioni, ma a tutto deve esserci un limite che deve essere arginato, come detto, da « pragmatismo, piedi per terra. Se facciamo i voli pindarici e invenzioni, io non ci sto».

Altre dosi in arrivo

Figliuolo ha poi ricordato che a breve, fra il 20 ed il 24 maggio, saranno consegnati 3 milioni di vaccini di tutte le tipologie: Pfizer, Vaxzevria, Moderna e Jannsen. “Le dosi del vaccino Pfizer - si legge nella comunicazione giunta dall'ufficio stampa del commissario - verranno come di consueto distribuite direttamente alle strutture sanitarie designate dalle Regioni e Province autonome, mentre le restanti raggiungeranno l'hub nazionale vaccini della Difesa, ubicato all'interno dell'aeroporto militare di Pratica di Mare per poi essere consegnate con vettori della Difesa e di Poste Italiane (SDA), con la scorta fornita da Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza”.



Vaccino e green pass, rapporto stretto

E il tema vaccino è strettamente legato a quello del green pass e del Digital green certificate. Il primo è quello tutto italiano lanciato dal 26 aprile per permettere di spostarsi anche in regioni rosse o arancioni, il secondo è quello che l’Ue sta perfezionando per consentire i viaggi internazionali all’interno del continente e che dovrebbe entrare a regime dal 15 giugno per essere completamente attivo in ogni Paese entro la fine di quel mese. Sileri, sempre nel suo intervento a SkyTg24 ha spiegato che dovrebbe arrivare entro il 20 giugno 2021.

Cosa è il green pass?
Sono considerati «green pass»: il certificato vaccinale; il referto di un tampone antigenico rapido o molecolare negativo effettuato al massimo 48 ore prima; il referto della Asl che certifica la fine dell’infezione da Sars-Cov-2 e quindi la guarigione. Sono validi sia in versione digitale che cartacea.

Chi ne ha diritto?
Ha diritto al «green pass» chi è stato vaccinato con entrambe le dosi; chi è risultato negativo ad un tampone molecolare o un antigenico rapido effettuato entro le 48 ore; chi è guarito dall’infezione da Sars-Cov-2 e, a seguito di tampone negativo, è uscito dall’isolamento.

Dove si ottiene?
La «certificazione verde» può essere richiesta direttamente ai soggetti autorizzati. Quindi, in caso di vaccinazione con entrambe le dosi, la rilascia, in formato digitale o cartaceo, la struttura sanitaria o l’autorità sanitaria locale dove è stata effettuata l’inoculazione. Se guariti dal Covid, sarà il medico di medicina generale a certificare la guarigione, oppure la struttura dove si è stati curati. Nel caso di certificazione per tampone negativo (molecolare o antigenico), viene rilasciata dal laboratorio dove è stato effettuato.

Cosa consente?
Il «green pass» autorizza a spostarsi tra regioni di colore rosso o arancione, a partecipare a determinati eventi quali eventi o spettacoli all’aperto, cerimonie civili e religiose, fiere, convegni e congressi. Tra le ipotesi di un suo utilizzo, anche per l’ingresso in sale giochi, bingo e casinò che riapriranno dal primo luglio e le discoteche. Un’ipotesi questa che solo in alcuni pensieri iniziali aveva riguardato anche i ristoranti, ma che - purtroppo per il settore - è svanita come ha velatamente spiegato ieri il ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti durante la presentazione del report sulla ristorazione 2020 della Fipe.

Quanto vale?
Il dibattito poi è anche sulla durata della validità del green pass. La durata della certificazione verde dipende dal tipo di certificato che viene presentato. Nel caso di certificato vaccinale la durata è di 9 mesi. Ma può essere rilasciato già dopo la prima dose e avere validità dal 15° giorno successivo fino alla data del richiamo: diventa così una sorta di «foglio rosa» che permette di spostarsi anche a chi ha il richiamo molto in avanti nel tempo. Il certificato di avvenuta guarigione dal Covid dura 6 mesi dalla data di fine isolamento. Il referto del tampone negativo, molecolare o antigenico, vale solo 48 ore dal prelievo. I tempi sull’effettiva definizione delle regole si stanno allungando, siamo già nella seconda metà di maggio, gli stabilimenti balneari hanno aperto, i ristoranti stanno riaccendendo i fornelli: forse è l’ora di fare chiarezza?



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Alberto Lupini


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