Il falso made in Italy ci costa 120 miliardi: i “re del tarocco” sono gli Usa
A lanciare l'allarme è Coldiretti in occasione del Summer Fancy Food, fiera di New York dedicata al cibo. Proprio negli Stati Uniti il mercato del tarocco è particolarmente florido: vale da solo circa 40 miliardi
Il falso made in Italy non sembra, purtroppo, arrestare la sua corsa. Il suo valore è infatti salito a 120 miliardi di euro, complice anche la spinta della guerra e della tensione che pervade tutto il globo e limita gli scambi commerciali, con sanzioni ed embarghi.
A lanciare l'allarme è stata, ancora una volta, Coldiretti, in occasione del Summer Fancy Food 2022, un'importante fiera dedicata al cibo in corso di svolgimento a New York. Lì l'associazione ha allestito una grande mostra per mettere a confronto per la prima volta le autentiche specialità nazionali con le brutte copie più diffuse, ma anche la differenza tra i veri piatti della tradizione gastronomica tricolore e quelli storpiate all’estero con ricette improponibili.
Il risultato del cosiddetto "italian sounding", che proprio negli Stati Uniti ha la sua massima espressione, fa sì che nel mondo oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese.
Falso made in Italy: i più taroccati sono i formaggi
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano.
Ma tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. Ne sono un esempio il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur. Una situazione destinata peraltro a peggiorare se l’Ue dovesse dare il via libera al riconoscimento del Prosek croato.
Il "record" degli Stati Uniti
Tra i maggiori taroccatori del made in Italy ci sono paradossalmente i paesi ricchi, a partire proprio dagli Stati Uniti dove si stima che il valore dell’italiano sounding abbia raggiunto i 40 miliardi di euro. Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina.
La produzione di imitazioni dei formaggi italiani nel 2021 ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di oltre 2,6 miliardi di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby e Monterrey Jack che è risultata nello stesso anno pari a 2,5 milioni di chili.
Il problema riguarda però tutte le categorie merceologiche come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano venduto in tutti gli Stati Uniti.
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Alberto Lupini
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