L'Expo risorge? Nuovi danni in vista

11 aprile 2016 | 09:40
di Alberto Lupini
Chissà se la mossa sull’Expo di Roberto Maroni, il Governatore leghista della Lombardia, è dovuta solo ad una valutazione sbagliata dello stato d’animo di ristoratori e baristi milanesi, o invece dietro c’è un ben più sporco giochetto politico per creare problemi all’ex commissario Giuseppe Sala, oggi candidato sindaco a Milano. Comunque la si valuti, la trovata della giunta regionale lombarda di riaprire i ristoranti nell’ex area di Expo è davvero senza senso. E bene ha fatto la Fipe a schierarsi apertamente contro l’idea di riaprire dei ristoranti nel sito oggi desolatamente vuoto.

Milano deve ancora smaltire la sbornia di Expo. L’area non ha ancora trovato una destinazione definitiva, tolto il parziale utilizzo per centri di ricerca. I ristoratori milanesi si stanno a fatica riprendendo dopo le tante bastonate ricevute: clientela risucchiata verso il sito della manifestazione (dove tolta qualche eccezione di valore operava una super sagra internazionale) o verso locali aperti per l’occasione con investimenti promozionali da record e che ora uno dopo l’altro cominciano a dare segni evidenti di crisi.

In questa situazione, invece di collaborare ad una riorganizzazione per rilanciare un settore prezioso per la nuova immagine di città metropolitana che Milano vuole darsi, la giunta regionale lombarda si inventa un progetto di cui non interessa nulla a nessuno: riaprire i ristoranti dentro il sito abbandonato di Expo. E se anche ci fosse bisogno di locali per servire le aziende che lì creeranno posti di lavoro, perché non lasciare che sia il libero mercato ad organizzarsi?

A parte che senza Expo quel luogo non avrebbe identità, sorprende il disinteresse della Regione verso le migliaia di famiglie che ruotano attorno alla ristorazione milanese. E ancor di più allarma la volontà di rimettere in pista soggetti che già sono stati politicamente “aiutati” (locali concessi a costi ridicoli) violentando quel poco che resta di libera concorrenza. Roba da furbetti del quartierino che dovrebbe fare attivare le antenne alla Procura visto che sulle concessioni a suo tempo a Eataly, a Identità Golose o a cooperative sono già stati versati fiumi di inchiostro.

Certo la giunta regionale dovrà trovare una qualche idea per rientrare dagli investimenti colossali fatti in quel sito e che ora pesano sul bilancio, visto che di privati interessati ad investire lì ce ne sono pochi. Ma non è inventandosi una nuova Gardaland del cibo alle porte di Milano che si può fare l’interesse dei lombardi, del Paese e della nostra enogastronomia.

A meno che, come qualcuno potrebbe sospettare, questa idea serva solo per fare irritare i ristoratori milanesi che parlando di Expo non potrebbero non pensare a quel Giuseppe Sala, fino a poco tempo fa commissario di Expo, ma oggi politicamente impegnato per diventare Sindaco. Come dire, facendo arrabbiare i ristoratori e le loro famiglie qualcuno potrebbe sperare che alla fine Sala venga azzoppato da un movimento di protesta contro questo progetto (anche se è targato da chi sponsorizza l’avversario di Sala). E con la pochezza della politica in questi tempi potrebbe essere un sospetto non così sballato.

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Alberto Lupini


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