Evasione fiscale nel bar dell'Agenzia delle Entrate: una vergogna italiana

La vicenda raccontata dalla trasmissione Striscia la Notizia scoperchia il vaso di pandora per il presidente di Fipe Toscano, Aldo Mario Cursano che lancia l'allarme su un settore a rischio sopravvivenza. Costi alle stelle e mancanza di personale, «Salvare il modello dell'accoglienza italiana»: il grido d'allarme lanciato dall'imprenditore

23 marzo 2023 | 15:27
di Elisa Santamaria

Il bar dell'Agenzia delle Entrate non emette gli scontrini. La vicenda testimoniata da un servizio di Striscia la Notizia, è accaduta nella sede Eur 6 in zona Torrino a Roma: la trasmissione in onda sulle reti Mediaset si era già occupata del caso nel settembre del 2018. E a quanto pare, a distanza di cinque anni nulla sarebbe cambiato. L'inviato Jimmy Ghione, entrato nel bar con il microfono, è stato aggredito e minacciato dal gestore insieme al cameraman. La mancata emissione degli scontrini nel bar di certo stride con la missione dell'Ente. «Sono situazioni imbarazzanti tra chi dovrebbe dare l’esempio e la realtà», commenta il presidente di Fipe - la Federazione italiana pubblici esercizi - Toscana, Aldo Mario Cursano. Certamente grave quanto è accaduto all’interno dell’attività presente in un luogo simbolo della fiscalità italiana ma che, per Cursano - imprenditore nel settore della ristorazione -, non esula da una riflessione ben più profonda, che supera i limiti della probabile evasione accertata dalle telecamere della popolare trasmissione.

Un modello in crisi

«Il tema invita a una riflessione diversa che credo sia giunto il momento di fare», sottolinea Cursano: «Il mercato attuale, le condizioni del nostro lavoro, impongono una semplificazione del sistema che è diventato troppo complesso nella gestione: i dati stanno dimostrando che è difficile la tenuta del nostro modello». Quando Cursano parla di modello, supera i limiti della mera professione: «Il nostro lavoro è l’espressione del modello di convivialità tutto italiano. Oggi, i costi e la burocrazia asfissiante, le numerose chiusure, l’effetto delle conseguenze del Covid, le difficoltà nel trovare personale, testimoniano che questo modello non è più in grado di stare in piedi: non serve trincerarsi dietro l’emissione di scontrini rispetto a sistemi che non reggono più», commenta il presidente di Fipe Toscana.

Il post pandemia

Ad incidere sull’attuale drammatica situazione in cui versa il settore, il post pandemia: «Tutti vogliono fare i clienti e nessuno vuole servire. Sono cambiate le persone, l’atteggiamento e l’approccio al lavoro: ha un nuovo valore il tempo libero, mentre il lavoro è visto come una gabbia», prosegue l’imprenditore: «Bisogna ripensare al modello dell’offerta. Scontrini e non scontrini, l’evasione è un concetto molto più profondo, non possiamo assistere da testimoni impotenti mentre il nostro modello è destinato a soccombere, perché sta avvenendo questo, serve condivisione vera tra pubblico e privato per salvare questo modello identitario.

 

Il vero tema è avere coscienza che tutto questo oggi non è sostenibile, per i bar come per i stellati, dai borghi, alle città d’arte. Stiamo combattendo contro le speculazioni delle locazioni e delle forniture energetiche, con la burocrazia che uccide più del Covid. Ecco di questo non c’è coscienza, di quello che sta realmente accadendo sul mercato, con i colleghi che stanno scappando», conclude Aldo Mario Cursano, presidente Fipe Toscana.

Di burocrazia si muore

La vicenda - sia chiaro gravissima - portata in televisione da Striscia sembra aver scoperchiato il vaso di Pandora per Cursano: «Il settore è allo stremo e la lotta alla sopravvivenza coinvolge migliaia di esercenti.  Normalmente i locali chiudevano per mancanza di lavoro, adesso chiudono per mancanza di personale o insostenibilità dei costi rispetto alle entrate. Questo lo dice uno che tutti i giorni vive e lotta per salvare la storia e un modello - sottolinea l’imprenditore toscano. Il bar e il ristorante italiano rappresentano la casa fuori casa per gli italiani. Se questo modello viene meno abbiamo perso tutti, abbiamo perso l’anima, abbiamo perso l’elemento attrattivo perché chi sceglie il nostro Paese principalmente lo sceglie per vivere come noi». Chiaro il riferimento a quei milioni di turisti stranieri che ogni anno scelgono di trascorrere ole loro vacanze, un pezzo della loro vita, in Italia, attratti non solo dalle nostre meraviglie storico-culturali, dall’arte e da un patrimonio naturale e paesaggistico unico al mondo.

I turisti stranieri sposano il modello per vivere come noi

La differenza per i visitatori stranieri la «facciamo noi» o meglio, spiega Cursano: «La nostra accoglienza è unica, una accoglienza dove al centro c’è la relazione umana, il far star bene le persone, che identifica il nostro stile di vita. Questo nostro modello è considerato il migliore del mondo, al di là del materiale e dell’immateriale, per questo va salvaguardato: si fonda sul servizio, sulla centralità delle persone che con competenza e passione accolgono tutti come se fossero a casa: ecco questo modello identitario oggi è a rischio», commenta Cursano.

 

Intervenire prima che sia troppo tardi

Il presidente di Fipe Toscana prosegue nella sua riflessione: «Mi dispiace che oggi lo stiamo minando. Se non ridiamo dignità e gratitudine a chi come noi dedica la vita al servizio degli altri, se non ci rendiamo conto che il governo deve fare politiche di defiscalizzazione, di lavoro, più adatte, sarà difficile invertire la tendenza. Il costo del personale è troppo alto e i nostri ragazzi devono guadagnare di più perché lavorano mentre gli altri si divertono. Bisogna affrontare costi che salgono a doppia cifra, dalle locazioni ai costi energetici sempre più insostenibili, poi passiamo più tempo a gestire la burocrazia che a lavorare. Dopo si scappa», si sfoga Cursano.

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Alberto Lupini


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