Etichette sui prodotti agroalimentari La protesta di UnionAlimentari
Secondo una massima attribuita a Mao Tse-Tung: ''Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole''. È proprio il caso di dirlo a proposito di etichettature a tutela dei prodotti agro-alimentari
28 agosto 2018 | 13:49
di Renato Andreolassi
Antonio Casalini e Fabio Rolfi
Bene, ma non del tutto perché nel frattempo si è aperto un altro fronte tutto interno sul tema delle informazioni ai consumatori e degli obblighi per gli imprenditori. Con un comunicato stampa, l'UnionAlimentari di Confapi è scesa in campo contro il nuovo obbligo imposto alle imprese del settore da parte del Governo sulle etichette. Il motivo è presto detto.
«Altro che semplificazione - scrive il presidente nazionale Antonio Casalini - le aziende sono sempre più vessate. Il Mipaaf, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, diventa Mipaaft. Cioè viene aggiunta la T di turismo. Il Ministero ha complicato i requisiti di etichettatura degli alimenti biologici, Dop e Igp. Circa 280mila imprese dovranno infatti rifare le etichette aggiornando l'acronimo Mipaaf in Mipaaft. Da quest'anno infatti il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è diventato del turismo avendo conglobato anche l'attività del settore.
Alla sigla - conclude Casalini - va aggiunta quindi la T di turismo e le imprese, che in etichetta riportano la dicitura prodotto certificato da organismo autorizzato Mipaaf, dovranno adeguarsi. C'è da aggiungere che questa dicitura non è prevista da nessun regolamento europeo ed è quindi dubbia la legittimità della disposizione. Altro che semplificazione burocratica promessa da Roma. L'industria alimentare ha bisogno di tempi e regolamenti certi e non di fantasiose disposizioni. Mangiare (come sostiene qualcuno) non è un atto solo agricolo, ma è possibile grazie ad una attenta trasformazione delle materia prime provenienti dal mondo rurale che direttamente produce poco cibo».
Pronta la replica dell'assessore lombardo all'agricoltura Fabio Rolfi: «Evitiamo inutili polemiche. Non vi sarà nessun aumento di costi, le etichette attuali potranno essere usate fino ad esaurimento. Le nuove invece dovranno riportare le modifiche ministeriali. Tutto qui, non si butta nulla. il materiale esistente viene totalmente utilizzato».
Altra novità nel settore agro-alimentare. Dal 27 di agosto è infatti scattato l'obbligo di indicare in etichetta l'origine e il paese di provenienza dei derivati del pomodoro. Ma non è finita. Il Ministero ha stabilito di salvaguardare i prodottti di montagna con un marchio a tutela della qualità e della trasparenza con l'intento di valorizzare le aree montane del nostro Paese. Iniziativa lodevole, seppure facoltativa, a patto, tornado a Mao, che si faccia un po' meno di confusione e più chiarezza. E davvero parta il tanto promesso processo di sburocratizzazione.
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