Estate senza sagre ed eventi? Una “botta” da 900 milioni di euro

A tanto ammonta il fatturato delle oltre 42mila iniziative in programma in Italia, soprattutto tra giugno e settembre. «Il settore è tra i più provati dalla crisi», dice l’esperta di enogastronomia Roberta Garibaldi

13 maggio 2020 | 13:07
L’emergenza del Covid-19 rischia di spazzare via la maggior parte degli eventi enogastronomici rivolti al grande pubblico del 2020. In Italia sono oltre 42.000 (secondo dati Fipe) le sagre e gli eventi, che si svolgono perlopiù tra giugno e settembre e che quest’anno potrebbero non svolgersi. A rischio c’è un patrimonio complessivo di circa 900 milioni di euro di fatturato.


Un'edizione passata della Sagra del Peperone di Carmagnola

Il webinar “Eventi Food ed impatti territoriali”, uno fra i numerosi appuntamenti dei “Dialoghi sul Turismo Enogastronomico” organizzati dall’esperta di enogastronomia Roberta Garibaldi, ha approfondito l’impatto di questo vuoto che ci si aspetta profondo e di carattere economico e culturale.

«Il settore degli eventi è uno dei più provati dalla crisi, la situazione mette in crisi le aziende organizzatrici e crea un grande gap a livello di impatto economico e culturale per le aziende e sui territori – dice Roberta Garibaldi – Abbiamo visto diversi eventi portati sul web: questa soluzione è funzionale solo per mantenere vivo il contatto coi partecipanti e può aiutare per le relazioni business».
 
Nel caso degli eventi maggiori, i territori possono perdere fino a 10 milioni di euro.  Solo la Sagra del Peperone di Carmagnola, evento enogastronomico che si tiene nell’omonimo comune piemontese, con circa 200-250mila visitatori nella sola serata finale, incide per 11-12 milioni di euro, ha ricordato Giuseppe Attanasi, docente di Economia Sperimentale presso l’Università della Costa Azzurra, LUISS e Bocconi, che da anni studia questo tema.

Al cous cous è dedicata un'importante sagra in Sicilia

A San Vito lo Capo, piccolo comune del trapanese, dal 1997 a settembre si svolge il Cous Cous Fest, che in un mese registra oltre 100.000 presenze, tra siciliani, italiani e stranieri. Canzio Marcello Orlando, Co-founder e CEO della società organizzatrice, Feedback, spiega: «La spesa pro-capite di questi turisti si aggira intorno agli 80-100 euro: nel complesso, 10 milioni di euro di indotto su una comunità di 4.200 abitanti».
 
Gli eventi hanno un forte impatto sulla comunità dal punto di vista identitario, sociale ed economico. Contribuiscono a migliorare l’immagine del territorio, stimolano la creatività e la nascita di nuove collaborazioni, favoriscono la salvaguardia e la valorizzazione delle tradizioni culturali e delle risorse locali, rafforzano i legami tra aree urbane e rurali. Spesso vengono organizzati in piccoli comuni, situati in aree rurali e montane distanti dai grandi centri urbani e sono per questi momenti di costruzione dell’identità collettiva, di ricostituzione della comunità e volano di sviluppo grazie al turismo che stimolano.

L’emergenza Covid-19 rischia di lasciare il Paese privo di questa risorsa. Per superare la crisi, in ottica 2021, è quindi necessario più che mai riorganizzare i calendari e i processi, creare sinergie sul territorio e un’attenta pianificazione: ad esempio, attraverso un calendario più ridotto, ma capace di veicolare in quei giorni un messaggio preciso, per poi creare una sinergia tra le sagre e gli eventi del territorio circostante. «È fondamentale che la comunità stessa si metta in gioco collaborando con altre - afferma Michele Filippo Fontefrancesco, ricercatore di antropologia culturale presso l’Università degli studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo - La politica e gli operatori dell’ospitalità e della ristorazione hanno un ruolo primario, con questi ultimi che possono diventare fattore di cambiamento nella creazione di nuove attività».  

«Ritengo che nei difficili scenari economici del post Covid-19, per il futuro degli eventi la parola d’ordine debba essere sostenibilità: economica, sociale ed ambientale – conclude Roberta Garibaldi – Più attenzione alle risorse e alla qualità».

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Alberto Lupini


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