Un’estate al mare? Forse sì, ma con regole ferree
L’annuncio del sottosegretario ha acceso la fantasia degli italiani. L’ipotesi è verosimile, ma per far sì che diventi realtà sono molte le incognite e le ipotesi sul tavolo. Gli stabilimenti balneari si preparano
14 aprile 2020 | 10:16
«Quest’estate andremo al mare». L’annuncio che il sottosegretario al ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Lorenza Bonaccorsi, ha dato agli italiani ieri ha acceso subito la fantasia di milioni di “quarantenati” che ogni giorno sbirciano fuori dalla finestra e sognano spiaggia, bagno, aperitivo nel proprio baretto preferito. Ma ormai siamo abituati che per ogni frase che accende il fuoco della passione c’è subito una smentita pronta a spegnerlo.
Sognare però non costa nulla per i turisti, mentre per gli imprenditori è una palla da cogliere al balzo per provare a ragionare sulla ripartenza. La solita premessa è che nessuno sa cosa sarà delle nostre vite quando finirà la quarantena e allora si finisce nel campo delle ipotesi.
La prima domanda che bisogna porsi è: il coronavirus sopravviverà al caldo? Risposta: nì. Per alcuni esperti resisterà senza problemi, altri giurano invece che si indebolirà fino a scomparire poiché condivide l’80% del genoma con la Sars che, appunto, scomparì con le alte temperature.
E se anche si potesse andare al mare, dove potremmo andare? Scordiamoci le mete esotiche o le più mondane destinazioni europee perché quasi certamente non si potrà varcare i confini italiani. Per lo stesso motivo prepariamoci dunque a vacanze italiane e con gli italiani perché secondo le stime in tutta Italia mancheranno quest’estate 25 milioni di stranieri. Viaggiare in Italia sarà più semplice, ma i mezzi pubblici (aerei e treni) dovranno rispettare certe norme che renderanno un po’ meno gradevole e facile il viaggio.
Sul tema prenotazioni abbiamo già raccontato di come Federalberghi consigli di prenotare perché tutti gli hotel e le case di vacanza (ma assicuratevene prima) sono pronte a spostare la data della prenotazione o annullare il viaggio, nel caso di problemi. In realtà, molti dei 27mila alberghi italiani stanno ancora decidendo se riaprire, in attesa dei protocolli di sicurezza che dovranno arrivare dal governo. Incerta anche la sorte dei villaggi vacanze, che però si stanno preparando.
E se si potesse andare al mare, in albergo, pure in spiaggia, come ci andremo? Con la mascherina? Per qualcuno, non sarebbe necessaria perché all’aria aperta è più difficile contrarre il virus a patto sempre che si rispettino le distanze. E come la mettiamo con il bagno in acqua? Patrizia Bagnarelli, virologa dell’ospedale Torrette di Ancona, dice: «Il virus non sopravvive in acqua».
La faticaccia è dei turisti, ma senza dubbio anche dei gestori degli stabilimenti balneari. Federbalneari e organizzazioni sul territorio stanno lanciando qualche idea per organizzarsi al meglio e nel rispetto delle normative nazionali (o regionali). È possibile che sia introdotta la prenotazione obbligatoria per gli stabilimenti. La sabbia sarà disinfettata periodicamente. Le distanze tra ombrelloni saranno aumentate (14-16 metri quadrati, si propone, tra uno e l’altro). Qualcuno ipotizza ombrelloni “familiari”, per massimo 3-4 persone, come se fossero case: appena ci si allontana, si dovrà indossare la mascherina. C’è chi propone app e chi fasce orarie per i soggetti a rischio, come gli anziani. Le aree di gioco comune saranno inattive. Distanziamento personale e posate monouso per i ristoranti. Mauro Della Valle, vicepresidente di Federbalneari, propone un’autocertificazione, sorta di patente di immunità, ma anche test rapidi del sangue. Un percorso a ostacoli. Non è detto che agli stabilimenti convenga aprire se le condizioni saranno draconiane. E non è detto che gli italiani avranno voglia di tornare alla spiaggia preferita, se prendere il sole e fare il bagno diventerà una tortura, con tanto di controlli polizieschi.
A proposito di imprenditoria la Liguria sta già cercando di vederci chiaro. «Noi abbiamo cercato di interpretare il Dpcm per riaprire lentamente alcune attività territoriali», spiega il governatore ligure Giovanni Toti in un’intervista al Corriere della Sera parlando della sua idea di prevedere aperture più che nel resto d’Italia. Perché, dice, «il decreto del presidente del Consiglio dei ministri parla di manutenzione degli stabilimenti industriali. Noi abbiamo inteso la manutenzione di ristoranti sulla spiaggia, chioschi e, soprattutto, stabilimenti balneari per la manutenzione e il montaggio delle strutture».
E sulle prossime vacanze estive il governatore ligure afferma che «bisogna dare la possibilità a queste strutture di lavorare, del resto lo fanno all’aria aperta, in economia, a conduzione familiare» e parlando della sua terra aggiunge anche: «Noi siamo la prima regione per nautica da diporto» e quindi «vogliamo dare la possibilità di fare manutenzione ai natanti nei porti e nelle rimesse, ma anche permettere ai cantieri navali di consegnare le barche finite ai clienti». Ma Toti ha anche «autorizzato anche i giardinieri, come ha già fatto il Veneto».
Oltre, naturalmente, alla piccola edilizia «per la manutenzione ordinaria e straordinaria di ville e case, nonché tutta la filiera del legno destinata alle seconde case che, davvero, speriamo possano essere autorizzate e raffrescate tutte da piccole imprese familiari». L’obiettivo del governatore è autorizzare «i singoli cittadini ad andare a curare i vigneti, gli uliveti, ad andar da mangiare ai conigli, ai poll» perché lui pensa che «si debba andare verso la riapertura del Paese e che bisogna costruire un percorso virtuoso di rientro al lavoro». «Riaprire tutto di botto non va bene. Prima a poi bisognerà riaprire le fabbriche e ci si deve cominciare ad attrezzare fin da ora» con «i test sierologici su saponetta a tappeto per tutti i lavoratori, così come a tappeto l’uso delle mascherine».
Sognare però non costa nulla per i turisti, mentre per gli imprenditori è una palla da cogliere al balzo per provare a ragionare sulla ripartenza. La solita premessa è che nessuno sa cosa sarà delle nostre vite quando finirà la quarantena e allora si finisce nel campo delle ipotesi.
Sarà così l'abbronzatura 2020?
La prima domanda che bisogna porsi è: il coronavirus sopravviverà al caldo? Risposta: nì. Per alcuni esperti resisterà senza problemi, altri giurano invece che si indebolirà fino a scomparire poiché condivide l’80% del genoma con la Sars che, appunto, scomparì con le alte temperature.
E se anche si potesse andare al mare, dove potremmo andare? Scordiamoci le mete esotiche o le più mondane destinazioni europee perché quasi certamente non si potrà varcare i confini italiani. Per lo stesso motivo prepariamoci dunque a vacanze italiane e con gli italiani perché secondo le stime in tutta Italia mancheranno quest’estate 25 milioni di stranieri. Viaggiare in Italia sarà più semplice, ma i mezzi pubblici (aerei e treni) dovranno rispettare certe norme che renderanno un po’ meno gradevole e facile il viaggio.
Sul tema prenotazioni abbiamo già raccontato di come Federalberghi consigli di prenotare perché tutti gli hotel e le case di vacanza (ma assicuratevene prima) sono pronte a spostare la data della prenotazione o annullare il viaggio, nel caso di problemi. In realtà, molti dei 27mila alberghi italiani stanno ancora decidendo se riaprire, in attesa dei protocolli di sicurezza che dovranno arrivare dal governo. Incerta anche la sorte dei villaggi vacanze, che però si stanno preparando.
E se si potesse andare al mare, in albergo, pure in spiaggia, come ci andremo? Con la mascherina? Per qualcuno, non sarebbe necessaria perché all’aria aperta è più difficile contrarre il virus a patto sempre che si rispettino le distanze. E come la mettiamo con il bagno in acqua? Patrizia Bagnarelli, virologa dell’ospedale Torrette di Ancona, dice: «Il virus non sopravvive in acqua».
La faticaccia è dei turisti, ma senza dubbio anche dei gestori degli stabilimenti balneari. Federbalneari e organizzazioni sul territorio stanno lanciando qualche idea per organizzarsi al meglio e nel rispetto delle normative nazionali (o regionali). È possibile che sia introdotta la prenotazione obbligatoria per gli stabilimenti. La sabbia sarà disinfettata periodicamente. Le distanze tra ombrelloni saranno aumentate (14-16 metri quadrati, si propone, tra uno e l’altro). Qualcuno ipotizza ombrelloni “familiari”, per massimo 3-4 persone, come se fossero case: appena ci si allontana, si dovrà indossare la mascherina. C’è chi propone app e chi fasce orarie per i soggetti a rischio, come gli anziani. Le aree di gioco comune saranno inattive. Distanziamento personale e posate monouso per i ristoranti. Mauro Della Valle, vicepresidente di Federbalneari, propone un’autocertificazione, sorta di patente di immunità, ma anche test rapidi del sangue. Un percorso a ostacoli. Non è detto che agli stabilimenti convenga aprire se le condizioni saranno draconiane. E non è detto che gli italiani avranno voglia di tornare alla spiaggia preferita, se prendere il sole e fare il bagno diventerà una tortura, con tanto di controlli polizieschi.
A proposito di imprenditoria la Liguria sta già cercando di vederci chiaro. «Noi abbiamo cercato di interpretare il Dpcm per riaprire lentamente alcune attività territoriali», spiega il governatore ligure Giovanni Toti in un’intervista al Corriere della Sera parlando della sua idea di prevedere aperture più che nel resto d’Italia. Perché, dice, «il decreto del presidente del Consiglio dei ministri parla di manutenzione degli stabilimenti industriali. Noi abbiamo inteso la manutenzione di ristoranti sulla spiaggia, chioschi e, soprattutto, stabilimenti balneari per la manutenzione e il montaggio delle strutture».
E sulle prossime vacanze estive il governatore ligure afferma che «bisogna dare la possibilità a queste strutture di lavorare, del resto lo fanno all’aria aperta, in economia, a conduzione familiare» e parlando della sua terra aggiunge anche: «Noi siamo la prima regione per nautica da diporto» e quindi «vogliamo dare la possibilità di fare manutenzione ai natanti nei porti e nelle rimesse, ma anche permettere ai cantieri navali di consegnare le barche finite ai clienti». Ma Toti ha anche «autorizzato anche i giardinieri, come ha già fatto il Veneto».
Oltre, naturalmente, alla piccola edilizia «per la manutenzione ordinaria e straordinaria di ville e case, nonché tutta la filiera del legno destinata alle seconde case che, davvero, speriamo possano essere autorizzate e raffrescate tutte da piccole imprese familiari». L’obiettivo del governatore è autorizzare «i singoli cittadini ad andare a curare i vigneti, gli uliveti, ad andar da mangiare ai conigli, ai poll» perché lui pensa che «si debba andare verso la riapertura del Paese e che bisogna costruire un percorso virtuoso di rientro al lavoro». «Riaprire tutto di botto non va bene. Prima a poi bisognerà riaprire le fabbriche e ci si deve cominciare ad attrezzare fin da ora» con «i test sierologici su saponetta a tappeto per tutti i lavoratori, così come a tappeto l’uso delle mascherine».
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Alberto Lupini
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