Gli effetti del decreto sull'accoglienza: bar e ristoranti contenti, gli alberghi meno

Sarà un Natale senza chiusure, ma con limitazioni solo ai no-vax. In bar e ristoranti potranno entrare solo i vaccinati, mentre in hotel basterà il tampone (ed è comunque una novità). Gli alberghi sono contenti a metà , per i pubblici esercizi invece è un sospiro di sollievo: così le Feste non saranno intaccate

25 novembre 2021 | 18:47
di F. Biffignandi e N. Grolla

Il messaggio che il Governo ha voluto dare con il nuovo Decreto, che ha nel Super Green Pass una delle principali novità, è forte e chiaro: bisogna salvare il Natale, soprattutto quello dei ristoranti e del turismo. Improvvisamente, dopo due anni di soprusi, l’accoglienza arriva al centro delle decisioni trovando - naturalmente - il sorriso degli addetti ai lavori.

Che non è ancora il sorriso ampio, rilassato e godurioso del 2019, ma è sicuramente un sorriso e anche disteso. Perché le garanzie che ci sono nel Decreto sono tante e a lungo termine: fino alla zona arancione si resterà aperti, anche se in bar e ristoranti potranno accedere solo i vaccinati. Chi non è vaccinato, potrà sedersi all’esterno, aspetto non da poco visto che ormai tanti locali sono dotati di dehors, anche invernale. Per gli alberghi invece basterà il tampone a certificare l’idoneità ad alloggiare all’interno della struttura.

 

Per gli alberghi una novità che non convince

Una novità, quest’ultima, che è arrivata dopo che gli albergatori avevano tremato sentendo parlare di cambi di colore e, per un attimo, anche di Super Green Pass necessario per alloggiare in una struttura ricettiva. D’accordo il bello di poter rimanere comunque aperti, ma in questo modo il 100% dei clienti, potenzialmente, potrà accedere e non solo i vaccinati.

Con il decreto Super green pass sono state scongiurate le chiusure ma aldilà di alcune criticità del provvedimento, resta un quadro complessivo davvero difficile per gli alberghi italiani. Tutto bene, per gli albergatori, ma ancora non benissimo.

 

Colaiacovo (Confindustria alberghi): Complessità da chiarire

«Sul fronte del nuovo provvedimento - dichiara Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi - è positivo che il legislatore abbia riconosciuto l’albergo come un luogo presidiato e quindi a basso rischio con l’introduzione del solo Green pass base, ma la norma comunque determina alcune complessità che speriamo siano chiarite e superare al più presto»

 

Che cosa preoccupa Confindustria Alberghi? «Penso in primis al tema dei bambini - risponde il presidente - poiché c’è il timore che l’apertura della campagna vaccinale per i ragazzi dai 5 agli 11 anni possa comportare, anche per loro, l’applicazione in automatico dell’obbligo di Green pass. Una corsa contro il tempo per vaccinare la fascia dei giovanissimi e una circostanza che rischia di generare delle oggettive complicazioni per le famiglie che vogliono trascorrere qualche giorno di vacanza a cavallo del Natale e che potrebbero trovarsi con la difficoltà, per i bambini più piccoli, di dover affrontare un tampone ogni 2 giorni. Più in generale però, se pure le chiusure scongiurate ci fanno tirare un sospiro di sollievo, resta un quadro drammatico per il settore turismo e in particolare per le aziende alberghiere».

 

 

Il ritornello, purtroppo, è sempre quello: «Manca il turismo internazionale - spiega Colaiacovo - e certamente neppure in queste festività il turismo interno potrà surrogare a questa assenza. Parliamo di centinaia di migliaia di presenze (erano 220 milioni nel 2019) che mancano all’appello quest’anno. Va ricordato che il settore è ancora pesantemente condizionato dalle limitazioni imposte dalle misure anti covid. Mentre il mercato americano sta iniziando a ripartire ma a velocità estremamente ridotta, altri ugualmente importanti per il nostro Paese come quello russo, cinese e indiano sono chiusi ai viaggi per turismo in Italia da più di un anno. Il mercato di prossimità europeo subisce comunque le restrizioni che gli altri paesi stanno adottando per bloccare la pandemia. Il dato sul tasso di occupazione resta molto basso su base annua arrivando a sfiorare appena il 27%. Un quadro molto complicato che si aggiunge ai tanti mesi di gravissima crisi che si stanno vivendo ormai da quasi due anni». 

 

#pernonchiudere

 

Assohotel: Ora riaprire il self-service

Anche da parte di Assohotel c’è una moderata soddisfazione, bilanciata dalla richiesta di alleggerire alcune norme che stanno intralciando lo svolgimento dei consueti servizi alberghieri. «Eravamo rimasti quasi gli unici senza green pass - ha detto Nicola Scolamacchia, presidente vicario di Assohotel - per cui ci aspettavamo che sarebbe arrivato. Ora chiediamo che, a fronte del rafforzamento delle attenzioni negli alberghi, ci sia un alleggerimento dei protocolli per il servizio di colazione a buffet. Chiediamo che si possa tornare al self-service, anche perché persone tutte col green pass, con mani sanificate, distanziate, con mascherina la situazione è super sicura. Questo ci permetterebbe di concentrarci su due cose: la qualità percepita del servizio e la componente economica, oggi abbiamo un 25-30% di aggravio costo per il personale».

 

Anche Assohotel pone la questione del vaccino sui bambini che rende difficile il periodo di vacanza invernale, soprattutto per le famiglie: «Bisognerà fare una corsa per far coincidere le tempistiche».

In generale, Scolamacchia chiede un alleggerimento delle misure anche perché per i clienti sta diventando insostenibile accettare certe imposizioni che si faticano a capire con il livello di sicurezza ormai raggiunto grazie ai vari protocolli.

Serena la considerazione di Assoturismo: «Il Green Pass obbligatorio in albergo - osserva Luca Bianca, presidente di Assoturismo - era una misura attesa. La accogliamo con positività, l'importante èpoter lavorare in sicurezza sia per i nostri clienti che per i nostri collaboratori. L'Italia è sicuramente avanti a tutti gli altri stati; siamo con orgoglio il paese "più sicuro" vista la grande percentuale di vaccinati. Certo l'incertezza crea confusione e rallenta e rischia di congelare la voglia di viaggiare. Abbiamo bisogno di regole chiare e stabilite nel tempo per poter programmare la fine dell'anno».

 

Cursano (Fipe): Decisione giusta, vietato fermarsi

Chi invece può permettersi di sorridere un po’ di più sono bar e ristoranti. I motori si sono accesi in maniera roboante già quest’estate e l’idea di poter sfruttare quasi al 100% il periodo delle feste - per tradizione, uno dei più proficui - non può che dare il “la” ad una ripresa strutturale.

 

«Dato il contesto - spiega Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe - noi non abbiamo dubbi sul fatto che fosse giusto scegliere di poter lavorare col 90% di responsabili che si sono vaccinati e possono muoversi in sicurezza nei nostri luoghi. Il settore non può permettersi in nessun modo restrizioni o chiusure perché questo sarebbe il colpo di grazia su coloro i quali sono sopravvissuti e ora stanno resistendo con la speranza di superare questa “nottata”. Serve essere molto chiari e forti, senza creare inutili proteste che hanno provocato grossi danni. Tornare a parlare di colori ha portato la gente ad avere ancora paura e a condizionarne i movimenti. Abbiamo sempre condiviso il fatto che se bisogna decidere per nuove restrizioni, bisogna sollevare da questo peso chi si è vaccinato e le imprese che hanno sempre dimostrato grande senso di responsabilità, sottoponendosi a tutti i regolamenti per dare un messaggio di tranquillità».

A livello tecnico, non cambierà nulla in materia di controlli perché ci penserà la banca dati del Ministero ad evidenziare chi potrà entrare nei locali e chi no. Cursano risponde anche alle critiche di alcuni (l’ultimo in ordine di tempo è stato Piero Angela) che accusano i locali di non effettuare i controlli con continuità.

«Noi per poter continuare a rimanere aperti e svolgere la nostra funzione - dice - dobbiamo avere grande responsabilità. Posso comprendere che un cliente abituale, che il ristoratore o barista conosce e che sa se è vaccinato o meno, non venga controllato tre volte al giorno, ogni volta che accede al locale. Per chi invece viene meno al controllo: si tratta di un comportamento superficiale che mette in pericolo tutti e dà un’immagine che noi respingiamo: questo è il momento di condividere le responsabilità».

 

Tni Italia: Un bagno di sangue

Chi invece punge e non poco il decreto, ma non è una novità, è Tni Italia, sindacato che tutela le imprese del mondo Horeca.

«Il super green pass? Per il settore della ristorazione sarà un bagno di sangue - dice Raffaele Madeo, presidente di Tni Italia - stessa situazione per gli alberghi, per accedere ai quali è sufficiente il green pass base, ottenuto anche con tampone: fioccano le disdette, soprattutto dei pochi gruppi di turisti stranieri che avevano prenotato da tempo per il periodo natalizio. Come al solito anche per questo nuovo provvedimento manca chiarezza sulla sua applicazione e in questa incertezza la gente, turisti compresi, preferiscono restare a casa».

«Chiediamo un ripensamento sulla stretta che sarà in vigore dal 6 dicembre e, visto che rimangono le norme e le restrizioni in tutti i ristoranti, chiediamo nuovi ristori, come il credito di imposta, per il settore. Il clima di incertezza e di sfiducia - prosegue Madeo - sfavorisce i consumi e la voglia di divertirsi, dalla quale già saranno esclusi otto milioni di italiani. Viste le disdette che già le nostre imprese registrano e che stimiamo saranno almeno il 50% da qui alle prossime settimane, la percezione che hanno all'estero della situazione italiana e toscana è negativa: altri Stati, dove la percentuale di vaccinati è più bassa, non prevedono restrizioni alla libertà di movimento delle persone, da noi prevista peraltro anche in zona bianca, quando i dati dei contagi e dei ricoveri non superano la soglia di allarme. Siamo consapevoli che l'unica arma contro il Covid è la vaccinazione, ma, come è stato fin dall'inizio, siamo contrari allo strumento green pass, che sia base o super».

Infine, Tni Italia è vicina ai tassisti che ieri, 24 novembre, hanno scioperato contro il Ddl concorrenza. «Tutta la nostra solidarietà e il pieno appoggio ai tassisti. La battaglia che il governo sta facendo contro di loro la conosciamo bene. Contro le multinazionali, che spadroneggiano anche nel settore della ristorazione, abbiamo fatto tre scioperi. Purtroppo è il solito tentativo che si sta facendo anche nei confronti dei balneari e degli ambulanti: quello di lasciare il campo alle grosse multinazionali, che impoveriscono il lavoro e poi dettano le regole del mercato all'utenza».

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Alberto Lupini


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