Lunedì 31 gennaio è una data importante per la lotta al Covid: da un lato è il limite per alcune scadenze per le misure di contenimento, mentre dal giorno dopo si faranno più rigide le norme per chi non è vaccinato (col divieto di entrare in molti negozi in assenza di green pass), e dall’altro si attende il Governo a nuove decisioni dopo “l’evento Quirinale”. Archiviati, forse, gli sconquassi politici che hanno portato alla rielezione (per fortuna) di Sergio Mattarella, il Governo Draghi si troverà subito in prima linea per capire come sono cambiati i rapporti fra i partiti. E la strategia per combattere la pandemia, inevitabilmente, sarà il primo banco di prova con il prevedibile confronto/scontro fra rigoristi e aperturisti. Per semplificare ci troveremo di fronte ad un nuovo braccio di ferro fra Pd/Leu e la Lega, con la variabile dei 5 Stelle più che mai senza una linea chiara? Mascherine per strada (quasi certe) e riapertura delle discoteche (rinviata di due settimane?) fra i temi caldi.
La patata bollente delle discoteche occasione di scontro o mediazione fra sinistra e Lega?
La questione più ostica, una vera patata bollente con cui Salvini cercherà forse di testare il suo “peso” nei confronti di Draghi (e di scrollarsi di dosso la concorrenza della Meloni, apertamente pro no vax), sarà la riapertura o meno delle discoteche (chiuse per decreto proprio fino al 31). I rigoristi guidati da Speranza vorrebbero attendere prima di concedere il via libera. I leghisti al contrario potrebbero sostenere la richiesta dei gestori, che da mesi lamentano, giustamente, di essere «l’unico settore penalizzato in maniera durissima». La vicenda Quirinale ha impedito finora un qualche approfondimento, tanto che non si può escludere una mediazione per una riapertura al 15 febbraio (quando si riapriranno i locali da ballo anche in Francia), così da evitare nuovi scontri in una fase in cui tutti partiti si devono un po’ leccare le ferite dopo le figuracce per la elezione del Presidente della Repubblica.
Riaprire per San Valentino? Lo chiedono le discoteche
Invece del 15, sempre che si faccia una mediazione, si potrebbe anticipare al 14 febbraio, San Valentino. «Sarebbe un bel segnale», dice il presidente del Silb dell'Emilia-Romagna (il sindacato dei locali da ballo) Gianni Indino: «Siamo a disposizione per creare le condizioni per riaprire in sicurezza. Regole e indicazioni le abbiamo sempre rispettate e continueremo a farlo».
Sta di fatto che sul tavolo c’è sempre l’alto numero di contagiati, anche se sta lentamente calando il numero dei ricoveri e in 11 regioni scende il numero dei posti occupati nelle terapie intensive. E proprio per metà di febbraio si immagina un calo evidente del numero dei positivi che oggi supera ancora abbondantemente i due milioni di casi.
Il Governo dovrà dare indicazioni chiare, anche se al momento si pensa più a conferme che a grosse novità. Come per le mascherine all’aperto, che dovrebbero restare obbligatorie ancora per un po’. In compenso la durata del green pass, per chi ha fatto tutte le dosi, dovrebbe diventare illimitata.
Mascherine all’aperto perché l’Italia è per lo più in giallo o arancione
Per il prolungamento dell’obbligo delle mascherine all’aperto, la ragione è semplice: oggi l’Italia è in prevalenza in zona gialla o arancione (e lì le mascherine scattano in automatico). Poiché solo Umbria, Basilicata e Molise sono in zona bianca, la proroga di questo obbligo potrebbe durare fino ad emergenza contagi superata (metà febbraio?)
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Green pass valido senza limiti?
La vera novità di cui si parla da tempo, potrebbe essere l’esclusione di limiti per il Green pass a ciclo vaccinale completo (tre dosi) oppure per chi è guarito dal Covid. Le agenzie regolatorie Ema e Aifa non hanno autorizzato la quarta dose e dunque resta valida la certificazione già ottenuta. Per chi ha ricevuto una o due dosi di vaccino resterebbe invece la scadenza del green pass dopo sei mesi. Dopo quel tempo non varrà il green pass rafforzato che consente di andare al bar e al ristorante, svolgere attività sportiva, entrare nei cinema, nei teatri e negli stadi (sia pur a capienza ancora limitata), prendere autobus, treni, aerei, navi e metropolitane.
Per i non vaccinati scattano intanto le nuove limitazioni: pochi negozi per tutti e niente lavoro per gli over 50
Il 1° febbraio resta intanto una data limite che segnerà profondamente la differenza fra vaccinati e non. Da martedì scatta ad esempio l’obbligo di avere almeno il green pass base per entrare nei negozi, ad eccezione dei supermercati e di quelli che vendono alimentari, animali domestici e prodotti per la loro cura e per il cibo, carburante per autotrazione, articoli igienico-sanitari, farmacie e altri medicinali, articoli medicali e ortopedici, materiale per ottica, combustibile.
Ancora più dura per i non vax over 50. Da martedì, infatti, scattano le multe per chi non è vaccinato. E scatta intanto timing per chi lavora: ancora due settimane per mettersi in regola. Dal 15 febbraio chi non sarà vaccinato verrà ritenuto assente ingiustificato e non potrà entrare al lavoro, e di conseguenza non potrà percepire stipendio. Se un no vax over 50 sarà trovato sul posto di lavoro senza certificazione rischierà una multa da 600 a 1.500 euro, proprio come tutti gli altri lavoratori che devono avere almeno il tampone. E le sanzioni scattano anche per i datori di lavoro.
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Alberto Lupini
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