E alla fine arriva il conto... Ci aspetta un autunno incerto

In tanti settori si sta cercando di capire cosa succederà dopo l’estate, quando un tempo si ricominciava a lavorare. Non si riesce a fare alcuna previsione. Senza programmazione si rischiano danni ancora più gravi

05 agosto 2020 | 10:53
di Alessandro D’Andrea
Siamo in piena estate, tempo di vacanze; sole, mare, montagna, lago, ma stiamo già pensando all’autunno e... non sappiamo assolutamente nulla! Dopo una primavera a dir poco anomala, vuoi per il lockdown ma anche per i guanti, le mascherine, i gel, il distanziamento fisico (sbagliato definirlo sociale perché quello, purtroppo, è stato solo una conseguenza, che comunque pagheremo cara), ecco che ci approcciamo al ritorno alla “vita reale” che, questo sì lo sappiamo bene, non sarà più come prima ma indubbiamente diversa. E come sarà? Si dice che i cambiamenti in generale siano positivi, ma si dice anche “sai quel che lasci ma non sai quel che trovi”...



Durante l’emergenza (lungi da me fare considerazioni politiche o di parte per gli uni o per gli altri) non possiamo nascondere che abbiamo gestito l’emergenza sanitaria, nonostante le difficoltà, con dedizione e professionalità; abbiamo gestito la questione sicurezza, nonostante un nemico invisibile e sconosciuto, con i sacrifici che sono stati necessari per limitare la diffusione del contagio; abbiamo gestito la questione socio-economica, cercando di aiutare con i mezzi a disposizione tutti coloro che avevano bisogno (e anche chi non ne aveva ma è riuscito ad approfittarne...). Ma non abbiamo assolutamente gestito il futuro e questa mancanza la pagheremo cara.



Non voglio entrare nel merito di colpe o responsabilità, le abbiamo tutti e non le ha nessuno, ma dobbiamo prendere atto che dopo circa sette mesi dall’esplosione dell’emergenza ancora non sappiamo come sarà, tra un mese, lo status personale, professionale, sociale ed economico di ognuno di noi. E questo è un problema grave, come quando fai un acquisto e scegli ciò che ti sembra più giusto e che ti piace di più, ma senza guardare i prezzi; ma poi quando vai alla cassa ti accorgi che è troppo caro per le tue possibilità e non puoi più tornare indietro. Ed ecco fatto il danno, ancora più grave dell’impegno e del tempo dedicati alla scelta.

Nel turismo, e in particolare nel settore dell’ospitalità alberghiera, non vi è certezza di ricominciare ad operare, figuriamoci a ritmi normali. I trasporti dall’estero, soprattutto quelli intercontinentali, sono ancora parzialmente fermi; i grandi eventi sono stati cancellati o rimandati; le aziende nazionali limitano i viaggi e le trasferte e anche nelle sedi locali si tende ad operare in smartworking; le località turistiche giungeranno a fine stagione. L’unica certezza che abbiamo in questo momento è che la domanda non sarà assolutamente sufficiente a coprire l’offerta, quindi significa che qualcuno dovrà arrendersi all’impossibilità di tornare alla normalità di un tempo.

No, non è pessimismo ma solo realtà; quella realtà che dovrebbe far aprire gli occhi a chi ha realmente la responsabilità sul futuro dell’economia del nostro Paese e in particolare del turismo, e che invece, ancora oggi, non si rende conto di quanto grave sia la situazione e non ha la forza né, forse, la capacità di gestire questa impasse che speriamo vivamente non ci trasporti nel baratro più profondo. Noi tecnici ed esperti siamo sempre a disposizione delle istituzioni per vagliare insieme le azioni più consone per risollevare il settore, ma è necessario che la politica comprenda che solo insieme si possono ottenere risultati concreti e che con la sola considerazione degli elettori - sempre che ve ne sia ancora qualcuno convinto - non si andrà da nessuna parte.

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Alberto Lupini


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