Recensione negativa su TripAdvisor Turista rischia due anni di prigione
È la pena che il giudice potrebbe infliggere allo statunitense Wesley Barnes se lo riterrò colpevole di diffamazione nei confronti dei titolari del Sea View Resort dell’isola di Koh Chang, in Thailandia
28 settembre 2020 | 10:06
Due anni di prigione per una recensione negativa su TripAdvisor: questo è quello che rischia il turista statunitense Wesley Barnes, se il giudice lo troverà colpevole di diffamazione nei confronti dei titolari del Sea View Resort dell’isola di Koh Chang, In Thailandia. In Thailandia la legge sulla diffamazione è, infatti, tra le più severe al mondo: ong e inviati Onu denunciano spesso che mette a rischio la libertà d’espressione e serve come mezzo di repressione degli oppositori.
Per i proprietari del resort era «l’unico modo per fare smettere a Barnes di pubblicare commenti, cosa che continuava a fare».
Barnes (che vive e lavora in Thailandia, come insegnante) è stato arrestato e ha trascorso due notti in cella, per poi essere rilasciato su cauzione. Oltre al carcere, rischia anche una multa di 200mila baht (5.400 euro).
La scorsa estate Barnes ha accusato il Sea View Resort di avere un personale «scontroso» che si comporta «come se non volesse nessuno intorno». In precedenza aveva scritto che l’hotel «praticava la schiavitù», una stroncatura poi rimossa perché contraria alle linee guida del celebre sito di recensioni online. Secondo le autorità, avrebbe «danneggiato la reputazione dell'hotel», per di più di è accusato di non aver pagato la sovrattassa prevista per chi consuma all'interno della struttura alcolici acquistati all'esterno. I manager dell’hotel spiegano: «Concordiamo che una causa per diffamazione possa parere eccessiva, ma non siamo mai riusciti a parlare con lui».
Il regolamento thailandese contro la diffamazione è, infatti, molto temuto e usato spesso per mettere a tacere cronache o report sulle condizioni di lavoro nel Paese. E ora potrebbe essere utilizzato sempre più spesso anche per controversie online. Intanto, come riposta il Corriere della Sera: il blogger Richard Barrow racconta di un conoscente «arrestato mentre lavorava a scuola e portato direttamente in tribunale per aver postato una recensione da una stella su Google». E ora «chiunque vada in Thailandia dovrà tenere conto che rischia il carcere se lascia un commento negativo: pessima stampa per il Paese».
Ma al di là della legislazione thailandese, la notizia riporta in auge una questione in sospeso da tempo e una battaglia che Italia a Tavola porta avanti da anni: occorre prestare attenzione alle recensioni fasulle, perché parlare male senza motivo o attribuire meriti che non esistono è una pratica commerciale scorretta.
In Thailandia la legge sulla diffamazione è tra le più severe al mondo
Per i proprietari del resort era «l’unico modo per fare smettere a Barnes di pubblicare commenti, cosa che continuava a fare».
Barnes (che vive e lavora in Thailandia, come insegnante) è stato arrestato e ha trascorso due notti in cella, per poi essere rilasciato su cauzione. Oltre al carcere, rischia anche una multa di 200mila baht (5.400 euro).
La scorsa estate Barnes ha accusato il Sea View Resort di avere un personale «scontroso» che si comporta «come se non volesse nessuno intorno». In precedenza aveva scritto che l’hotel «praticava la schiavitù», una stroncatura poi rimossa perché contraria alle linee guida del celebre sito di recensioni online. Secondo le autorità, avrebbe «danneggiato la reputazione dell'hotel», per di più di è accusato di non aver pagato la sovrattassa prevista per chi consuma all'interno della struttura alcolici acquistati all'esterno. I manager dell’hotel spiegano: «Concordiamo che una causa per diffamazione possa parere eccessiva, ma non siamo mai riusciti a parlare con lui».
Il regolamento thailandese contro la diffamazione è, infatti, molto temuto e usato spesso per mettere a tacere cronache o report sulle condizioni di lavoro nel Paese. E ora potrebbe essere utilizzato sempre più spesso anche per controversie online. Intanto, come riposta il Corriere della Sera: il blogger Richard Barrow racconta di un conoscente «arrestato mentre lavorava a scuola e portato direttamente in tribunale per aver postato una recensione da una stella su Google». E ora «chiunque vada in Thailandia dovrà tenere conto che rischia il carcere se lascia un commento negativo: pessima stampa per il Paese».
Ma al di là della legislazione thailandese, la notizia riporta in auge una questione in sospeso da tempo e una battaglia che Italia a Tavola porta avanti da anni: occorre prestare attenzione alle recensioni fasulle, perché parlare male senza motivo o attribuire meriti che non esistono è una pratica commerciale scorretta.
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Alberto Lupini
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