Draghi e il decreto attuativo sulle concessioni balneari a settembre? Perché sembra impossibile

Si è fatta strada la notizia secondo cui il governo Draghi vorrebbe varare il decreto attuativo nel mese di settembre. Ma completare questo iter in venti giorni sembra difficile

03 settembre 2022 | 10:24

Vero o falso? Probabilmente improbabile! Al di là del gioco di parole stiamo parlano della notizia che il Governo Draghi possa varare il decreto attuativo sulle concessioni balneari prima del 25 settembre. Una notizia che ha messo in allarme i titolari degli stabilimenti balneari italiani. Ma, come dicevamo, secondo anche le considerazioni di Mondo balneare (il portale specializzato in turismo balneare), è molto difficile che ciò avvenga, anche semplicemente per il poco tempo che rimane e la nota lungaggine italiana in materia. In ogni caso, la smentita a riguardo, la può dare solo il Governo o il Ministero… Ma andiamo con ordine.


Dove siamo rimasti

La legge sulla concorrenza, approvata lo scorso 2 agosto in via definitiva ed entrata in vigore il 27 agosto, impone che le concessioni demaniali marittime su cui insistono gli stabilimenti balneari debbano essere riassegnate tramite gare pubbliche entro il 31 dicembre 2024; tuttavia rimanda a un successivo decreto attuativo, da varare entro la fine di gennaio, la decisione sulle modalità con cui effettuare le gare.

 


Ora con la caduta del governo Draghi e le imminenti elezioni sembrava scontato che sarebbe stato il prossimo esecutivo a occuparsi di completare la riforma.


Ma una notizia diffusa dall’agenzia di stampa Dire e ripresa da alcune testate generaliste avrebbe messo in giro la voce che il Governo Draghi intenda varare il decreto attuativo nel mese di settembre.


Perché sembra impossibile

Secondo Mondo Balneare, per capire i motivi per cui è impossibile che il governo Draghi vari il decreto attuativo sulle gare delle concessioni balneari, basta leggere l’articolo 3 della legge sulla concorrenza, quello dedicato al riordino del demanio marittimo. La norma afferma che il decreto attuativo dovrà disciplinare aspetti molto complessi, come per esempio i criteri per il calcolo degli indennizzi ai concessionari uscenti in caso di passaggio di mano del titolo, i punteggi per chi ha un’esperienza pregressa nel settore e le modalità con cui le amministrazioni comunali dovranno scrivere i bandi. Si tratta di un lavoro molto lungo e difficile dal punto di vista tecnico, ma anche ipotizzando per assurdo che qualche funzionario del ministero delle infrastrutture (a cui la legge sulla concorrenza assegna la competenza della riforma) abbia già redatto nel giro di venti giorni una bozza di decreto attuativo, resta una lunga serie di passaggi successivi che rende impossibile completare il lavoro entro le elezioni. Sempre secondo la legge sulla concorrenza, infatti, il decreto attuativo sulle concessioni balneari dovrà prima essere approvato dal consiglio dei ministri, poi vagliato dal Consiglio di Stato e infine ratificato dalla Conferenza delle Regioni. Solo dopo queste tre conferme potrà essere trasmesso alle commissioni parlamentari, che a loro volta dovranno controfirmarlo e passarlo a Camera e Senato per l’approvazione definitiva. Non serve certo una grande immaginazione per capire che, con i tempi italici, completare questo iter in venti giorni è del tutto impossibile.


Inoltre, non dimentichiamoci che tutte le forze politiche sono in piena campagna elettorale.


La verità è forse che l’esecutivo uscente vuole solo lasciare una bozza di decreto attuativo sul tavolo, ma sarà facoltà della prossima maggioranza decidere cosa farne.

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Alberto Lupini


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