Congratulazioni ad Antonino Cannavacciuolo che conquista meritatamente le 3 stelle e a tutti gli altri cuochi che hanno portato i loro ristoranti sul podio della Guida Michelin. Si tratta di un traguardo che ad oggi resta ancora fra i più ambiti, anche se l’autorevolezza di un tempo è solo un pallido ricordo, sostituita ormai dal marketing e dall’apparenza. E magari con poche giustificazioni per le poche donne premiate, per alcune stelle tolte senza nemmeno comunicarlo agli interessati e per altre assegnate a locali aperti solo da pochi mesi (sono state date sulla fiducia?).
La gestione della presentazione della nuova edizione della “rossa” è del resto sempre più nella dimensione “evento” (con tanto di effetti speciali...), che non il momento più atteso dagli addetti ai lavori per fare il punto sullo stato della ristorazione in Italia. Della serietà degli appuntamenti di un tempo si è persa ogni traccia. E forse è giusto che sia così perché in fondo parliamo di ristoranti e non di ospedali... Ma che ci sia un effetto sempre più “commerciale” è ugualmente indubbio.
Sarà che sono cambiati i tempi e l’omino di gomma fa un po’ fatica a cercare di stare al passo con l’opinione pubblica sempre più distratta o smaliziata, ma puntare solo sull’immagine sembra ormai il leitmotiv.
La “rossa” cerca di recuperare consensi sfruttando la popolarità del giudice di MasterChef
Quella della più prestigiosa organizzazione di critici della ristorazione è ormai solo un’immagine del passato. Dopo l’accordo con The Fork (una grande messa in scena che uccide la ristorazione di qualità con i menu in saldo al 50%) o la vendita di spazi pubblicitari per promuovere sul sito i ristoranti in guida, la Michelin si è messa ora sul mercato dei like e si è affidata in questa occasione al brand di MasterChef, sperando di intercettare il gradimento del pubblico.
Con questo non vogliamo dire che le 3 stelle di Canavacciuolo derivino solo dal successo televisivo (ci mancherebbe altro, è uno dei grandi cuochi italiani a prescindere dal formato tv), ma ci sia concesso di esprimere il dubbio che, forse, la spinta a preferire il testimonial di pasta e gorgonzola rispetto ad altri bravi cuochi sia stata data anche dalla sua forte immagine pubblica. Quasi che la severità (a volte discutibile) degli ispettori sia stata sostituita da una sorta di Auditel.
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Dopo questi scostamenti dall’autorevolezza di un tempo, basterà il nuovo corso fra critica e pubblicità a garantire un futuro alla Michelin? Finché resterà la rete internazionale delle guide rosse in tutto il mondo certamente si andrà avanti con un assetto che, nei fatti, è da sempre uno dei più importanti veicoli promozionali della Francia. Che possa recuperare però l’attendibilità di un tempo è peraltro poco credibile, soprattutto pensando al perdurare del veto ingiustificabile per stelle alle pizzerie in Italia. E meno male che l’Enit ora cerca di “correggere” la rossa centrando la Settimana della cucina italiana nel mondo proprio sul nostro piatto più famoso: la pizza.
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Alberto Lupini
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