Dolomiti Bellunesi Tra natura, arte e storia

Le Dolomiti Bellunesi, Patrimonio dell’Umanità Unesco per i paesaggi, offrono occasione per una tappa di realx tra scorci montani distintivi e di eccezionale bellezza naturale

21 ottobre 2020 | 15:31
di Giulia Marruccelli
Le stagioni spesso e volentieri sono indicatori che ci suggeriscono mete, itinerari e destinazioni finali. In base alla stagionalità decidiamo cosa, come e dove trascorrere il nostro tempo libero, un weekend o una vacanza. È questa una premessa dovuta perché per l'itinerario in questione ogni stagione ha le proprie peculiarità che esaltano ciò che di meglio offrono le Dolomiti Bellunesi, Patrimonio dell’Umanità Unesco per i paesaggi montani straordinariamente distintivi e di eccezionale bellezza naturale.


Tre Cime di Lavaredo

LA GRANDE BELLEZZA: MISURINA - TRE CIME DI LAVAREDO - MONTE PIANA
Spesso cartoline e fotografie offrono lo spettacolo delle Tre Cime di Lavarone dal versante Nord, ma c'è un lato meno turistico e più autentico che vale assolutamente la pena di conoscere soprattutto in questa stagione, le Dolomiti Bellunesi. Punto di partenza per approfondire la conoscenza è Misurina (Bl), che grazie al suo particolare microclima è diventata uno dei centri più importanti per la cura dell'asma. Nelle limpidissime acque del suo lago, quota 1754 d’altitudine, si specchiano, una a una le vette dolomitiche patrimonio dell'Unesco che tutto il mondo ci invidia: le Tre Cime di Lavaredo: la Cima Piccola (2.857 m), la Cima Grande (2.999 m) e la Cima Ovest (2.973 m), magnifiche e potenti, il Gruppo del Sorapiss, i Cadini di Misurina e il Monte Cristallo.


Il Lago di Misurina

Misurina è un ottimo punto di partenza per escursioni in mountain bike e ebike attorno al lago. Da qui inoltre si dipana tutta una serie di percorsi e sentieri sia per i principianti sia per i più esperti che permettono di raggiungere punti di osservazione panoramici che aprono il cuore a visioni mozzafiato delle Tre Cime di Lavaredo come ad esempio dal Rifugio Auronzo.

Sempre da Misurina si può raggiungere con un apposito servizio navetta in fuoristrada uno dei luoghi più suggestivi dal punto di vista storico, il Monte Piana. Luogo di memoria e teatro di uno dei più feroci fronti di combattimento durante la prima guerra mondiale, è una tappa d'obbligo per chi desidera visitare il Museo storico all'aperto; qui il vero fascino risiede nella quiete, nei suoi colori, nei panorami che regalano riflessione sin dai primi passi. Arrivate in silenzio e lasciatevi condurre da guide esperte come Antonella Fornari, mantovana di origini ma residente nel Cadore che ha naturalmente virato il suo amore per le montagne in una professione: oltre alla sua attività di guida e alpinista professionista è anche autrice di libri di storia locale e racconti di montagna.

Una singolarità del Monte Piana, infine, è la presenza di un solo larice, segno chiarissimo di un evidente cambiamento climatico.

AURONZO DI CADORE TRA SACRO E PROFANO
Auronzo di Cadore, ameno paese del Bellunese lungo ben 8 chilometri è l’unico centro urbano da cui le Tre Cime sono visibili, nel loro versante Sud. Placidamente posato lungo il bacino di Santa Caterina, caratteristico per il verde delle sue acque, ogni anno questo lago ospita importanti competizioni nazionali e internazionali di canoa.

Nel cuore del Paese, Palazzo Corte Metto offre una serie di esposizioni naturalistiche, geologiche e archeologiche dove fa bella posa la ricostruzione di un dinosauro a testimonianza dell’impronta ritrovata su un masso lungo il sentiero che dal Rifugio Auronzo conduce alle Tre Cime.

A Palazzo Corte Metto, inoltre, è allestito anche il museo Alpino che espone otre 200 fotografie suddivise in sezioni che documentano svariati momenti della Grande Guerra.

Lungo il bacino per i più impavidi ecco il Fun Bob su monorotaia che, con i suoi 3 chilometri di lunghezza è considerato uno dei più lunghi tracciati in Europa. Si parte a fianco della stazione a monte della seggiovia Taiarezze Malon, a un'altitudine di 1.361 metri e si discende sui bob monoposto in tutta sicurezza, serpeggiando lungo una discesa percorribile in circa 10 minuti.

ALLA SCOPERTA DI ARTE, CULTURA E TRADIZIONI
È questo un piccolo itinerario che mette in luce piccole perle nascoste delle Dolomiti poco conosciute ai più. Si comincia da Vigo di Cadore (Bl) con l’incantevole chiesetta di Sant’Orsola, eretta intorno alla metà del 1300 secolo da Ainardo da Vigo, figlio di Odorico podestà del Cadore. Qui incanta l’ottima conservazione di un ciclo di affreschi da poco restaurati che raccontano la storia/leggenda di Sant’Orsola, figlia di un re di Bretagna, che dopo essersi segretamente consacrata a Dio e aver rifiutato le nozze con un principe pagano, fu uccisa assieme a undicimila vergini durante un lungo pellegrinaggio via mare. Memorabile il soffitto di un blu oltremare che riconduce inevitabilmente alla Cappella degli Scrovegni di Padova: non si conosce l’autore ma di sicuro l’impronta riporta alla scuola di Giotto.


Chiesetta di Sant’Orsola

Lozzo di Cadore (Bl), ai piedi delle Marmarole, riserva due sorprese. Dapprima il Museo della Latteria realizzato proprio nella sede della latteria sociale, una memoria di un passato frugale quando tutto, dall’economia di paese ai gesti di vita quotidiana, ruotava intorno al latte e alla sua trasformazione, un “saper fare” che ha permesso di sopravvivere. Al museo si possono osservare attrezzatura come le calière e antichi strumenti della lavorazione del latte e della sua trasformazione in formaggio o altri derivati; persino un antico registro originale che riportava i vari conferimenti tracciando la storia della vita della latteria.

La seconda sorpresa è il percorso della Roggia dei Mulini, lungo il suggestivo corso del Rio Rin, che conduce a uno fra i più importanti siti di archeologia industriale di tutto il territorio cadorino. Qui l’acqua veniva sfruttata come forza idraulica/motrice per la lavorazione dei cereali, della lana, del legname e del ferro e, come riportato alle Anagrafi Venete del 1766, a Lozzo esistevano “dieci ruote da mulino da grani, una sega da legname, un follo da panni di lana, sedici "telari" da tela e cinque mole”. Oggi rimane attivo un solo mulino funzionante accanto ad altri ben conservati.

L’ultima perla è il Museo della Cultura Ladina del Comelico di Padola, frazione di Comelico (Bl). Realizzato grazie alla disponibilità delle famiglie del paese, qui sono custoditi i vari ambienti delle case, riprodotti in grandezza naturale, e della vita contadina e di montagna, che restituiscono un’idea della durezza e sobrietà sugli usi e i costumi della cultura alpina di una volta.

Accanto alle riproduzioni delle abitazioni vi sono un’area dedicata all’agricoltura, determinante per il suo ruolo vitale di fonte di sostentamento, alla Grande Guerra e all’emigrazione. È un piccolo ma grande museo di cultura alpina che aiuta a riflettere sui valori della vita dei nostri avi, uno spazio che testimonia l’impegno, la forza e la volontà di vite vissute con tanti sacrifici e privazioni.

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Alberto Lupini


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