Doggy bag al ristorante per 1 su 2 Ma si butta cibo per 15 miliardi
Per il 37% si tratta di un’abitudine ormai consolidata quando si esce a mangiare al ristorante e c’è anche un 18% che ha iniziato a farlo da poco. Ma il 14% crede che chiedere di portare via gli avanzi sia da maleducati . Eppure si continua a sprecare tantissimo: ogni anno finiscono nel bidone della spazzatura 15 miliardi di euro di prodotti
04 settembre 2019 | 09:47
Quasi quattro italiani su dieci quando escono dal ristorante si portano via gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, mentre una percentuale del 18% lo fa solo raramente. I dati sono di un’indagine Coldiretti/Ixè sui comportamenti alimentari degli italiani nell’estate 2019 realizzata in occasione della diffusione dei test scientifici dei ‘Diari di famiglia’ del progetto "Reduce" illustrati dal ministero dell’Ambiente.
Dall’analisi si evidenzia peraltro che il 14% degli italiani ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a richiederla e ben il 21% degli italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori mentre il resto non li chiede perché non sa che farsene.
«Chiedere di portare a casa il cibo avanzato quando si va a mangiare fuori è un comportamento molto diffuso in altri Paesi a partire dagli Stati Uniti dove - sottolinea la Coldiretti - la doggy bag è una prassi consolidata per gli stessi vip. Un’abitudine che non ha ancora contagiato capillarmente l’Italia dove permangono molte resistenze anche se di fronte a questa nuova esigenza la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc. Peraltro molte delle porzioni avanzate possono essere consumate a casa semplicemente riscaldandole oppure utilizzate come base per realizzare ottime ricette».
Lo spreco di cibo nelle case degli italiani sale durante l’estate con l’aumento delle temperature che rendono più difficile la conservazione dei cibi. Tra gli alimenti più colpiti svettano infatti verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi. Non si tratta quindi solo di un problema etico, ma che determina anche effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.
In Italia si sprecano ancora ogni anno 15 miliardi di euro in prodotti alimentari. Non solo: nella classifica degli sprechi fotografata dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market /Swg, il food è in testa, con 7 italiani su 10 (il 68%) che dichiarano di sprecare prima di tutto cibo. Le cause? E' scaduto nel 63% dei casi o ammuffito nel 51%, se n'è acquistato troppo nel 58% dei casi o cucinato in eccesso nel 43%.
«Un italiano su tre - spiega il presidente Swg Maurizio Pessato - dichiara di non avere le idee chiare sulle fonti di buone pratiche per prevenire gli sprechi. Si profila piuttosto lunga la strada per entrare efficacemente in comunicazione con i cittadini sul tema. Ma intanto è chiaro che ben 6 italiani su 10 danno il proprio mandato alla sensibilizzazione scolastica per promuovere l’attenzione e la prevenzione negli sprechi alimentari».
Al secondo posto si guarda ai propri concittadini (per 4 italiani su 10), quindi agli enti pubblici (36%) e in misura inferiore a imprese (19%) e associazioni (15%). Proprio le associazioni (di cittadini e di consumatori) sono, secondo il 31% degli italiani, per ora artefici della sensibilizzazione in atto, al secondo posto le scuole che agiscono solo per il 27% degli italiani.
Troppo cibo finisce ancora nel bidone della spazzatura
Dall’analisi si evidenzia peraltro che il 14% degli italiani ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a richiederla e ben il 21% degli italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori mentre il resto non li chiede perché non sa che farsene.
«Chiedere di portare a casa il cibo avanzato quando si va a mangiare fuori è un comportamento molto diffuso in altri Paesi a partire dagli Stati Uniti dove - sottolinea la Coldiretti - la doggy bag è una prassi consolidata per gli stessi vip. Un’abitudine che non ha ancora contagiato capillarmente l’Italia dove permangono molte resistenze anche se di fronte a questa nuova esigenza la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc. Peraltro molte delle porzioni avanzate possono essere consumate a casa semplicemente riscaldandole oppure utilizzate come base per realizzare ottime ricette».
Lo spreco di cibo nelle case degli italiani sale durante l’estate con l’aumento delle temperature che rendono più difficile la conservazione dei cibi. Tra gli alimenti più colpiti svettano infatti verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi. Non si tratta quindi solo di un problema etico, ma che determina anche effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.
In Italia si sprecano ancora ogni anno 15 miliardi di euro in prodotti alimentari. Non solo: nella classifica degli sprechi fotografata dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market /Swg, il food è in testa, con 7 italiani su 10 (il 68%) che dichiarano di sprecare prima di tutto cibo. Le cause? E' scaduto nel 63% dei casi o ammuffito nel 51%, se n'è acquistato troppo nel 58% dei casi o cucinato in eccesso nel 43%.
«Un italiano su tre - spiega il presidente Swg Maurizio Pessato - dichiara di non avere le idee chiare sulle fonti di buone pratiche per prevenire gli sprechi. Si profila piuttosto lunga la strada per entrare efficacemente in comunicazione con i cittadini sul tema. Ma intanto è chiaro che ben 6 italiani su 10 danno il proprio mandato alla sensibilizzazione scolastica per promuovere l’attenzione e la prevenzione negli sprechi alimentari».
Al secondo posto si guarda ai propri concittadini (per 4 italiani su 10), quindi agli enti pubblici (36%) e in misura inferiore a imprese (19%) e associazioni (15%). Proprio le associazioni (di cittadini e di consumatori) sono, secondo il 31% degli italiani, per ora artefici della sensibilizzazione in atto, al secondo posto le scuole che agiscono solo per il 27% degli italiani.
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Alberto Lupini
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