Sardegna, via all'inchiesta sulle discoteche ribelli

Angelo Cocciu, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, svela i retroscena di un'estate discussa. Dove i locali senza regole chiedevano di restare aperti. Nonostante gli alti rischi legati alla pandemia . Da qui la Procura di Cagliari ha deciso di aprire un'inchiesta per accertare se ci sono state colpe e di chi è la responsabilità

10 novembre 2020 | 13:02
Tutti lo sospettavano, ma tra il sospetto e la certezza ce ne passa. Ora invece la situazione si sta schiarendo di più e, purtroppo, non va molto lontano da quei sospetti. Il tema è l’estate torrida della Sardegna, finita sul banco degli imputati per i locali rimasti scriteriatamente aperti e diventati in pochi giorni focolai di coronavirus.

Focolai che hanno inevitabilmente contagiato anche buona parte d’Italia, considerato che sull’isola, ad agosto, c’erano parecchi turisti poi rientrati nelle loro regioni. A svelare quanto successo in quei giorni è stato Angelo Cocciu, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, in un’intervista andata in onda su Report lunedì sera su RaiTre. Da qui la Procura di Cagliari ha deciso di aprire un'inchiesta per far luce sulla vicenda.


Sardegna sotto accusa per le discoteche

Via all'inchiesta
«Epidemia colposa» è l'accusa della Procura di Cagliari. I magistrati vogliono capire se la Regione abbia consentito l'apertura dei locali della Costa Smeralda nonostante fosse a conoscenza dei rischi.

Pressioni per tenere aperte le discoteche

«Non si trattava di tenere aperte le discoteche fino al 31 agosto - ha detto Cocciu a Report - perché così avremmo “ammazzato” la Sardegna, considerato che il contagio iniziava a crescere. Solo uno o due giorni. Abbiamo rischiato un po'. Non volevamo rischiare sulle vite umane, ma abbiamo visto che il contagio non era ancora così importante. Mi sono arrivate tante telefonate durante un Consiglio regionale, circa 20-25. Hanno cominciato a chiamarci gli imprenditori, a me e agli altri capigruppo. Mi dicevano "Angelo aiutaci, siamo nella m..."». Così, prosegue, «quasi tutti abbiamo chiesto: "Presidente, dai qualche giorno in più, perché è possibile che ci siano delle problematiche"» legate alla chiusura dei locali.

«Previste serate con dj importanti»
«Billionaire e Phi Beach avevano per esempio contratti stratosferici con dj importanti. In particolare il Phi Beach aveva Sven Vath l’11 o il 12, una cosa del genere. Così abbiamo chiesto qualche giorno di apertura in più». Il caso specifico della Sardegna insomma, altro non è che lo specchio di quanto succede nel resto d’Italia: tutelare la salute o prediligere gli interessi economici? «I proprietari - ammette Cocciu - avrebbero pagato penali importantissime». Non si trattava però - ribadisce - «di arrivare fino al 31 agosto».

I provvedimenti normativi
Per ricostruire la vicenda, a livello normativo, è necessario tornare al 7 agosto, data alla quale risale il Dpcm che chiudeva le discoteche, ma lasciava libere le Regioni di agire diversamente. La sera dell’11 agosto il governatore sardo Christian Solinas adotta un’ordinanza che le tiene aperte, valida sino al 31, per poi revocarla con un provvedimento del 16 in cui si sospendono tutte le attività del ballo.

Un balletto stucchevole mentre i contagi si moltiplicavano a vista d'occhio tra Billionaire, Phi Beach e Sottovento, poi chiusi ma tardivamente. Una bomba che aveva aperto gli occhi sulla grave mancanza di controlli dentro e fuori i locali e che aveva fatto quasi ridere per come era stato trattato il tema dei traghetti, diventati mezzi di trasporto per appestati (senza regole).

Per non parlare di tutti quei bisticci politici (su tutti quello tra Zingaretti e Solinas) sui tamponi fatti a chi arrivava e a chi partiva, ai test e alle responsabilità. In ultimo l'ampia e italianissima "questione Briatore", passato da negazionista a promotore di contagi con il suo Billionaire, a ricoverato "vip" proprio per Covid (anche se voleva farci credere fosse prostratite).


Angelo Cocciu

Deiana (Anci Sardegna): «In un mondo normale nuove elezioni»
Duro il commento del presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, dopo il servizio di Report che documenta le pressioni politiche che ad agosto, nonostante la ripresa dei contagi da Covid, sfociarono in un ordine del giorno trasversale, per l'apertura delle discoteche sotto Ferragosto. «In un mondo normale domani, in Sardegna, si terrebbero le nuove elezioni regionali. Ma non viviamo in un mondo normale».

La trasmissione televisiva ha, però, «traslato la problematica. Ha fatto credere che siano i sardi ad aver contagiato il resto d'Italia. Mentre il virus è arrivato sulle ali dei turisti arrivati senza assicurare nessuna precauzione sanitaria per i sardi. Nessuno - il governo in primis - ha proibito l'invasione di turisti, senza controlli sanitari in ingresso che hanno fatto ammalare primi far tutti i lavoratori sardi del turismo. Venivano, questi, dopo aver fatto il giro d'Europa: da Ibiza a Malta».

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Alberto Lupini


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