Discoteche, riaprire è un miraggio: il Governo ci dia un segnale di aiuto

I locali, da un anno abbondante, sono di fatto chiusi. La parentesi estiva ha portato con sé strascichi non positivi. Si rischia lo scontro tra il settore e il ministro Speranza che l'ha giudicato «non prioritario»

16 aprile 2021 | 15:28
di Federico Biffignandi
L'ultimo documento redatto dalle Regioni e che sarà discusso col Governo per programmare la ripartenza dell'Italia si è concentrato su ristoranti, piscine, palestre, cinema, teatri, concerti ma delle discoteche non c'è traccia neanche stavolta. La preoccupazione è tanta soprattutto perchè il ministro alla Salute, Roberto Speranza ha detto che «ad ora non sono una priorità». Gianni Indino, presidente della Silb-Fipe Emilia Romagna controbatte: «Una frase indelicata nei confronti di 300mila famiglie che vivono grazie a questo settore».



Ad ora sono schermaglie, ma destinate a diventare battaglia aperta se dal Governo non arriverà una data per programmare la riapertura che necessità di tempo e programmazione.

Da Speranza mancanza di rispetto

«Noi stiamo intervenendo su più tavoli - ha detto Indino - solo martedì eravamo al Mise con la Fipe e il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia per chiedere attenzione verso il nostro mondo. Le parole di Speranza rilasciate a Porta a Porta non ci hanno certo fatto bene. Ha detto che riaprire le discoteche non è una priorità e che ciò che è successo l'anno scorso in Sardegna deve essere un monito. L'ho ritenuta una mancanza di rispetto considerando che ci sono 300mila famiglie rimaste da un anno senza lavoro per la chiusura dei locali e poi mi chiedo: a discoteche chiuse la Sardegna è passata in meno di un mese dalla zona bianca alla zona rossa, perchè?».

Considerazioni più che lecite quelle di Indino e degli imprenditori del divertimento dettate più dal guardarsi attorno e vedere quasi tutto aperto, ma senza una drastica riduzione dei contagi piuttosto che sul guardare alla propria attività. Del resto sperare di aprire in questo scenario un luogo chiuso con centinaia di persone non sembra essere possibile. Ma lo sconforto è nel vedere i trasporti pubblici che continuano a funzionare (male) moltiplicando il virus senza che nessuno intervenga. E sì che controlli recenti delle forze dell'ordine hanno evidenziato quanto scarsa sia l'attenzione alle norme anti-Covid sugli autobus.

Perché non intervenire anche sui bus

Una questione che come Italia a Tavola avevamo già sollevato in anticipo quando si parlava della ripartenza delle scuole a settembre e non si sapeva se, dove e come intervenire. Ma ancora oggi ci si ritrova a non capire (diciamo così...) se i contagi si diffondono nelle classi o sui mezzi pubblici. Si è scelto di punire le classi, per poi doversi difendere, scusare, prostarare a favore della didaticca in presenza.

Chiaro che anche le discoteche dovranno fare un esame di coscienza in più perchè i fatti della Sardegna dell'estate scorsa non possono non essere considerati con i focolai che divamparono nei locali "vip" della Costa Smeralda. Prima di tutto bisogna chiarirsi una volta per tutte su chi controlla chi e dove (storica ormai la diatriba tra imprenditori e Governo sulla gestione dei comportamenti esterni ai locali), poi bisogna fissare regole ferree con tanto di sanzioni severe su chi sgarra (cosa che deve valere anche per bar e ristoranti) quindi affidarsi al buonsenso della gente. I Briatore di turno proprio non sono un modello da seguire.

Discoteche: «Non vogliamo aprire per forza, ma essere considerati»

«Non siamo dei robot - ha commentato Indino - comprendiamo la situazione sanitaria e la mettiamo al primo posto. Ma se ci guardiamo attorno e vediamo che il 90% delle attività sono aperte senza grandi risultati sul contenimento dei contagi ci facciamo domande. Noi non vogliamo aprire oggi, ma essere considerati dal Governo e, insieme alla luce dei dati scientifici, decidere una data per ripartire così da poterci organizzare al meglio. I locali hanno bisogno di mettersi a norma, di provvedere alle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria».

Le regole abbozate per i ristoranti e i buffet in vista di una riapertura che dovrebbe avvenire dal 26 aprile come predisposto da Mario Draghi, poco interesseranno i locali del divertimento. «Qualcuno ci proverà - ammette Indino - ma per la nostra tipologia di offerta non può funzionare. Chi vuole andare al ristorante, va al ristorante. Mangia nel ristorante della discoteca solo se poi si può fermare a ballare nel dopocena».

Infine, il nocciolo della questione, è sul ruolo che le discoteche hanno a livello sociale: «Discoteca significa socialità - spiega Indino - non possiamo pensare di andare avanti a vivere davanti ad un computer, è importante riaprire per intraprendere un percorso che ci porti ad un clima come quello pre-Covid».

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Alberto Lupini


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