Discoteche contente a metà: ok alla riapertura, ma 50% di capienza è ancora insostenibile

I locali da ballo hanno accolto con favore la decisione di riaprire dall'11 di ottobre, dopo 20 mesi di chiusura. Ma il limite alla capienza non copre costi fissi e variabili. Mentre langue la ricerca di personale. Il caso del Piper Club di Roma: erano pronti a licenziare per la fine della cassa integrazione, ora si preparano a riaprire

08 ottobre 2021 | 15:25
di Nicola Grolla

Non è la soluzione migliore, ma almeno un primo passo è stato fatto. Questo, in sintesi, il mood del mondo delle discoteche dopo la decisione del Consiglio dei ministri del 7 ottobre che ha fissato la data di riapertura dei locali da ballo (dall’11 ottobre, un lunedì che farà slittare sicuramente la partenza al weekend del 15) e i limiti di capienza massima: 50% al chiuso e 75% all’aperto. Dopo 20 mesi di chiusura, un miliardo e mezzo di giro d’affari bruciato dall’inizio del 2021 e alle prese con una grave carenza di personale, i locali da ballo si preparano a ripartire.

 

La capienza limitata al 50% non copre i costi di gestione. Halloween vero banco di prova

«Non possiamo essere felici, ma si tratta comunque di una ripartenza», afferma Luciano Zanchi, presidente di AssoIntrattenimento. Un giudizio a metà, quindi. Se da un lato c’è il plauso al Governo per la decisione di alzare le asticelle poste dal Comitato tecnico scientifico (che aveva proposto un limite del 35% della capienza all’interno e del 50% all’esterno), dall’altro c’è la convinzione che anche così «discoteche e sale da ballo non potranno coprire i costi fissi e variabili che per il settore sono enormi. Per pareggiare i conti, anche rispetto al periodo buio che ci siamo lasciati alle spalle, l’unica soluzione è il ritorno al 100% della capienza», spiega Zanchi.

Nell’attesa, però, si sono riaccesi i motori dell’organizzazione: «La festa di Halloween si avvicina e per le nostre aziende ha un valore molto importante in termini di fatturato, anche più del Capodanno. Questo sarà il vero banco di prova a cui le aziende associate arrivano con qualche criticità ma in regola dal punto di vista delle norme. Anzi, anche quando ci hanno chiuso eravamo già a norma. Le problematiche principali sono due: la programmazione artistica, che di solito impiega mesi per concretizzarsi, e la mancanza di personale», conclude Zanchi.

 

 

Giancarlo Bornigia (Piper Roma): «Eravamo pronti a licenziare, ora rivedremo la nostra decisione»

Su questo punto, è emblematico il caso del Piper di Roma. «Una settimana fa eravamo pronti a prendere delle iniziative spiacevoli volte al licenziamento di parte dei nostri dipendenti dal momento che la cassa integrazione scade il 12 ottobre e non sembrava esserci via d’uscita. Con questa novità dell’imminente riapertura stiamo rivalutando la decisione sperando di poter riconfermare la stragrande maggioranza dei nostri circa 100 dipendenti», racconta Giancarlo Bornigia, fondatore del locale capitolino. Mentre per quanto riguarda il nuovo personale i problemi sono quelli di tutto l’Horeca: «Molti colleghi con un locale ibrido, dove si piò anche cenare, mi hanno raccontato della difficoltà, per esempio, di assumere personale di cucina. Il motivo? Il costo del lavoro. Non tanto la busta paga netta da pagare al professionista, ma le tasse che dobbiamo allo Stato rendono queste assunzioni insostenibili da un punto di vista economico», spiega Bornigia.

 

Mascherina e bicchieri monouso, le incogruenze

Soprattutto se la riapertura al 50% limita gli introiti. «Accogliamo con soddisfazione questa opportunità. Ma è solo il primo passo. Auspichiamo un rapido ritorno alla normalità e l’evoluzione di alcune norme che sono di difficile applicazione. In particolare, l’uso della mascherina, difficile da rispettare e far rispettare in locali dove i clienti bevono, socializzano e molte volte il labiale è l’unico modo per capirsi a causa del volume della musica», aggiunge Bornigia. Poi c’è la questione dell’utilizzo di bicchieri monouso: «Una imposizione davvero difficile da capire. Perché i ristoranti usano posate e bicchieri normali mentre noi dovremmo usufruire di quelli di plastica? Le lavastoviglie funzionano bene anche da noi», conclude Bornigia.

 

Silb: ora tocca agli imprenditori dimosrtarsi affidabili

Anche in casa del Silb (Sindacato italiano dei locali da ballo), la notizia della decisione del Cdm è stata accolta con un misto di sollevamento e amarezza. Peraltro nello stesso giorno in cui si è tenuto l’incontro della dirigenza nazionale chiamato a prendere per le corna la questione riaperture. «La capienza del 50% al chiuso e del 75% all’aperto è un successo? No. Si poteva fare meglio? Secondo noi sì», ha affermato Gianni Indino, presidente del Silb Emilia-Romagna e punto di riferimento per tutti i locali della Riviera Romagnola. Come giudicare, allora, la scelta del Governo? «Si tratta di un primo passo, il viatico verso le condizioni per tornare alla completa fruibilità dei locali. Per proseguire senza intoppi ora tocca agli imprenditori: devono dimostrarsi coscienziosi e rispettare le regole che ci siamo dati. Questo secondo me sarà determinante per dimostrare serietà e professionalità di un settore ingiustamente colpito da una chiusura prolungata», aggiunge Indino.

 

Il Muretto di Jesolo è già pronto, ma aprirà a fine mese

Di stampo marcatamente positivo è il giudizio di Marco Più, gestore assieme a Tito Pinton del Muretto di Jesolo: «Al contrario dei colleghi che si lamentano dei limiti, io sono molto felice. Certo, il mio locale ha un'ampiezza molto ampia e quindi i limiti saranno meno impattanti rispetto a un locale di piccole dimensioni. Ma bisogna tenere a mente che c'è un servizio da fornire e delle spese di gestione da sostenere per ripartire. Questo vale per tutti. Noi però pensiamo di essere un passo avanti: abbiamo manutenuto il locale durante tutto il periodo della pandemia, tanto che eravamo pronti in qualsiasi momento a riaprire. Anche da un punto di vista di programmazione artistica».

Il vero punto interrogativo, secondo Più, sarà la voglia di tornare in pista delle persone: «Stiamo pensando a quale sia il modo, la formula migliore per far riabituare le persone a venire nei nostri locali. Io stesso dovrò ricalibrarmi: prima della pandemia ero abituato ad andare a letto alle 7 del mattino, ora alle 7 mi sveglio. Da fine ottobre comunque ripartiremo ufficialmente», confessa il gestore.

 

Da Lignano a Pescara, i gestori scaldano i motori

«Riaprire con un tetto ridotto alle presenze significherà riaprire rimettendoci e questa è una certezza matematica. Però è meglio così che restare chiusi», afferma Adriano Cerato, gestore del MrCharlie e del Ca’ Margherita di Lignano sulle pagine del Messaggero Veneto. Nonostante il “prezzo” economico da pagare, però, la notizia della riapertura è qualcosa di troppo atteso per non festeggiare: «Dobbiamo interpretarlo come un messaggio di speranza e una piccola luce in fondo al tunnel. L’auspicio è che sia solo un primo passo e che anche per le discoteche, come sta avvenendo in altri ambiti, la discesa della curva possa favorire un progressivo incremento della capienza».

«Prendo questa decisione come un inizio. Per le discoteche da tremila persone sicuramente è un tetto gestibile, ma per strutture piccole con numeri contenuti diventa più complicato. Questa categoria è sempre stata bistrattata e avrà tante difficoltà nel riprendersi. Ma almeno è una ripartenza. È evidente che ora va fatta una riflessione a livello comunale, per adeguare l’attuale ordinanza degli orari all’attività delle discoteche. La limitazione dell’1.30 è incompatibile con il nostro settore», ha commentato Stefano Cardelli, titolare del Nettuno su Il Centro.

«L’appuntamento è per l’ultimo weekend di ottobre, non ci si può più permettere di stare fermi segna guadagnare un euro come accade da febbraio 2020, punteremo molto sulla terrazza all’aperto ma coperta e di grandi dimensioni. Fino al raggiungimento del 100% di capienza i costi rischiano di superare i ricavi, ma non ci arrendoamo, non lo abbiamo fatto finora», ha affermato Andrea Velardi, responsabile del Disco Love di Verona all’Arena.

 

Capienze aumentate grazie alla vaccinazione

«Dopo le scelte di ieri sulle capienze continua il percorso di graduali riaperture. Tutto ciò è possibile prima di tutto grazie ai vaccini e ai comportamenti corretti delle persone. Dobbiamo continuare su questa strada», ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza in occasione della firma sull'ordinanza che riporta la Sicilia in zona bianca. Un altro simbolo della ripartenza in controllo dell'attività economica e sociale del nostro Paese. «Il 50% di capienza per le discoteche permette finalmente al settore di iniziare un percorso di graduale ritorno alla normalità. Abbiamo dato una risposta ad un settore del Paese che ne aveva bisogno. E questo è un risultato che si deve ai 43 milioni di cittadini che si sono vaccinati», gli ha fatto eco il sottosegretario Andrea Costa intervenendo ad Agorà su Rai Tre.

 

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Alberto Lupini


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