Discoteche ancora chiuse, i gestori: Le tasse restano, ma così si muore

Il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio in vigore da oggi ha prorogato lo stop almeno fino al 30 settembre. Mercoledì l'udienza al Tribunale amministrativo per discutere del ricorso presentato dal Silb

07 settembre 2020 | 09:33
Speranze di poter riaprire da subito, nell’ambiente dei locali notturni, non ce ne sono davvero mai state. Oggi che però il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio entra in vigore, confermando lo stop all’attività di ballo almeno fino a fine mese, l’attenzione dei gestori delle discoteche è tutta puntata sull’udienza di dopodomani, mercoledì 9 settembre, a Roma, dove il Tar del Lazio discuterà del ricorso presentato dal Silb, il sindacato dei locali da ballo, contro la chiusura decretata dall’ordinanza di Ferragosto del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Balli vietati in discoteca anche con la mascherina

«Il mio pensiero va alle 3.200 aziende che sono chiuse da febbraio, alle quali se ne aggiungono 300 che invece hanno aperto due mesi in estate - commenta Gianni Indino, presidente Silb Emilia Romagna - Tutti questi imprenditori, nonostante abbiano l'attività chiusa con un decreto del governo, devono continuare a pagare tasse, affitti, raccolta dei rifiuti, e tanti altri balzelli. La domanda che chiunque si porrebbe in questo momento e la seguente: Ma come può un'azienda pensare di sopravvivere ancora a lungo senza incassare nulla e dovendo solo pagare per servizi che in molti casi non sono neanche stati effettuati?».

E dopo aver timidamente chiesto al Governo, la scorsa settimana, di riaprire i locali inasprendo sanzioni e controlli, dai discotecati, questa volta in particolare da quelli campani, arriva un’altra proposta: quella di concedere la possibilità di ballare solo ai congiunti. Più concretamente, alcuni gestori hanno già da tempo riconvertito i loro locali in ristoranti o risto-pub, piazzando in pista spettacoli al posto della musica a tutto volume e delle luci psichedeliche.



Il Dpcm che entra in vigore oggi non ha introdotto alcuna nuova restrizione, in alcun settore, confermando di fatto tutte quelle già in vigore dal 10 agosto.

Mascherine
Nel dettaglio, per quanto riguarda l’utilizzo della mascherina - salvo diverse ordinanze locali - viene confermato l’obbligo nei luoghi al chiuso, così come all’aperto in tutte quelle circostanze in cui non può essere garantita la distanza di un metro tra le persone. Restano esclusi i bambini sotto i 6 anni e i disabili.

Mezzi pubblici
Le mascherine sono obbligatorie anche sui mezzi pubblici, dove sono state confermate le regole decise dopo il confronto con le Regioni. La capienza massima è stata portata all’80%, un dato che riguarda tanto i posti a sedere quanto chi viaggia in piedi. Inoltre, vi è l’obbligo di prevedere paratie laddove non è possibile garantire il distanziamento.
Riguardo agli scuolabus, invece, questi potranno viaggiare con la capienza massima consentita nei casi in cui il tempo di permanenza degli alunni sul mezzo non supera i 15 minuti. Gli studenti con età superiore ai 6 anni compiuti dovranno indossare la mascherina al momento della salita sul mezzo, a meno che non sia possibile l’allineamento degli alunni su posti singoli escludendo così il posizionamento “a faccia a faccia”.

Riaperture
Chi sperava che con il nuovo DPCM potesse essere autorizzata la riapertura degli stadi rimarrà deluso. Questi restano chiusi; le prime partite del campionato della Serie A, quindi, resteranno senza pubblico (in questi giorni si era discusso di una possibile riapertura parziale). D’altronde il Premier Conte lo aveva già dichiarato, definendo come “inopportuna” un’eventuale decisione di riaprire gli stadi visto che questi sono notoriamente luogo di assembramento, sia all’interno che all’esterno della struttura.

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Alberto Lupini


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