Anche D&G (con Del Vecchio?) negli stabilimenti balneari: si riaccende la polemica
Le Carillon di Paraggi (Ge) cambia volto per essere vestito da D&G. Pronto ad entrare in partnership anche Leonardo Maria Del Vecchio, a cui sarebbe affidata la parte food & beverage dello stabilimento
Dopo l'accordo tra il marchio d'alta moda Dolce & Gabbana e la famiglia Rocca, Le Carillon di Paraggi (Ge) cambia volto per essere vestito dagli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Ma non solo: alla finestra, pronto ad entrare in partnership con i primi due attori c'è anche Leonardo Maria Del Vecchio, figlio dell'ex presidente di Luxottica cui sarebbe affidata la parte food and beverage dello stabilimento. Uno scenario che riaccende la polemica sulle concessioni balneari.
Lusso negli stabilimenti balneari
Del Vecchio, infatti, ha recentemente aperto una catena di ristoranti gourmet a Milano (“Vesta”, “Fiori” e “Chiari”) e si affiancherebbe a D&G, brand chiamato ad allestire gli ambienti del locale che rimane di proprietà della famiglia Rocca, titolare anche della concessione demaniale in scadenza. Non è chiaro se questo affiancamento commerciale porterà anche ad un vero e proprio subentro. Al momento, infatti, rimangono cucite le bocche di tutti gli attori coinvolti nell'operazione.
Le Carillon, in ogni caso, non è nuovo ad operazioni di questo genere: in passato era già stato vestito da un altro brand di alta moda come Missoni, ma non è l'unico caso: i Bagni Fiore, sempre a Paraggi, ad esempio avevano stretto un accordo con Dior.
Stabilimenti balneari, continua l'incertezza
Tuttavia, dopo le polemiche esplose a Jesolo, anche Enrico Schiappapietra, presidente del sindacato balneari liguri, sul Secolo XIX ha avanzato delle perplessità: «Che uno stabilimento con la concessione in scadenza a fine 2024, quindi tra pochi mesi, sia oggetto di un'operazione che prevede una ristrutturazione, quindi investimenti, fa abbastanza specie».
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«In questa fase di incertezza totale – ha continuato – un'impresa familiare come lo sono quasi tutte quelle dietro i bagni marini, non si imbarcherebbe in progetti nuovi per evidenti rischi. Possono farlo solo i potentati economici, come i grandi gruppi o i grandi marchi, i cui bilanci consentono loro di rischiare».
Quale futuro per gli stabilimenti balneari?
Non manca un affondo contro il Governo: «Lo Stato ha precise responsabilità per non aver risolto prima la questione ed ora è assente. Tecnicamente queste gare nessuno ha chiarito come si faranno. E nel dubbio i big si muovono per posizionarsi perché immaginano che avere un mezzo piede già dentro potrebbe essere un vantaggio».
«La vera domanda da porci - ha concluso - è: una volta completate le loro operazioni finanziarie cosa offriranno al pubblico questi nuovi gestori? Vorranno un loro target di utenti e il rischio è di cancellare il valore sociale delle vecchie gestioni che finora sono state sempre aperte per tutti, a prescindere ovviamente dai prezzi diversi da stabilimento in stabilimento».
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Alberto Lupini
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