Dehors, a Roma troppi vincoli 2.500 locali rischiano di chiudere

Secondo Luciano Sbraga, direttore Ufficio Studi di Fipe, bar e ristoranti della Capitale soffrono per limitazioni alla delibera sui tavolini all'aperto. Non aiuta nemmeno la mancanza di turismo

05 giugno 2020 | 16:07
A Roma oscillano tra i 2mila e i 2.500 i locali che rischiano la chiusura. Questo è l'allarme che ha lanciato Luciano Sbraga, direttore dell'Ufficio Studi di Fipe Confcommercio, in un'intervista al Corriere della Sera. Il problema vero però qual è, secondo gli uffici Fipe? La mancanza di certezze sull'ampliamento dei tavoli all'aperto.



«La delibera fatta dalla giunta c'è». Questo l'avevamo scritto. Il problema è che questa delibera «presenta una serie di vincoli, e il 35% in più è poco, soprattutto per chi non ha nessuna occupazione». Sbraga si riferisce alla Delibera 87 del Comune, che ha previsto che i titolari di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande possono effettuare, in via eccezionale, l'ampliamento della superficie di occupazione di suolo pubblico già autorizzata (o nuova) sino ad un massimo del 35%. Altra questione, «c'è il vincolo della distanza dai monumenti».

Il problema è che, di fronte ai limiti messi nella delibera, «sono pochi i bar che possono accedere all'ampliamento del suolo pubblico. Anche per questo arrivano poche domande». Per dare un'idea, riportando i dati rilasciati da Sbraga.
  • 10% - la percentuale di bar e ristoranti che fino ad oggi hanno presentato domanda
  • 34% - la percentuale di bar e ristoranti che presenteranno domanda non appena disporrano di un quadro più chiaro
  • 36,2% - la percentuale di bar e ristoranti che non pensa di avere la possibilità di ampliare i propri spazi, causa i limiti imposti dalla delibera
  • 19,2% - la percentuale di quelle attività di somministrazione non interessate all'ampliamento


Luciano Sbraga

Con Luciano Sbraga si è parlato anche di tempistiche.
«La giunta ha fatto un primo percorso, dovendo sottostare a dei limiti che solo l'Aula può superare», quindi superficie di ampliamento, distanza dai palazzi storici, occupazione di zone tariffate della sosta etc... Quindi palla all'Aula. «Ma occorre un'accelereazione importante sui pareri che devono esprimere i municipi e gli uffici. Alla fine se tutto va bene avremo regole per metà giugno».

Ricapitolando, in questa situazione di ritardo e di emergenza, nella Capitale si avranno risultati solo da metà giugno (se tutto va bene) e solo per meno di metà dei locali, a meno che non ci siano ampliamenti dei limiti.

Terzo e ultimo problema? «La mancanza totale di turismo, che per la città è la cosa più importante, e la mancanza anche dei flussi dei residenti». La mancanza di turismo è qualcosa della cui catastrofica portata abbiamo già parlato nella nostra intervista a Vetulio Bondi. Sommando il tutto, per i locali di Roma si prospetta un periodo difficile. Così a Roma come in tutte le altre città (specialmente quelle turistiche) d'Italia.

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Alberto Lupini


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