Dehors, a Firenze proroga di 2 anni. Nel resto d'Italia resta la regola dei "180 giorni"

Nel capoluogo toscano i dehors, dopo la decisione del Comune, potranno restare a aperti per due anni, fino a marzo 2025. Ma in tutta la Penisola resterà la regola dei 180 giorni fissata dal Consiglio di Stato

10 marzo 2023 | 19:29

I dehors, a Firenze (che sono circa 800, ndr), potranno rimanere ancora due anni, ovvero il tempo necessario ai tavoli tecnici di Comune e Soprintendenza a svolgere lo studio che non è stato possibile fare durante il Covid. Lo ha deciso il Comune toscano, con l'atto di rinnovo del protocollo di intesa con la Soprintendenza in materia di occupazione suolo pubblico per il ristoro all'aperto che sarà sottoscritto a breve - in attesa dell’approvazione della delibera di giunta dell’assessore al commercio, Giovanni Bettarini. Tale momento di confronto, riporta la redazione di FirenzeToday, era già stato previsto nel precedente accordo, ma il lungo periodo di pandemia non ha reso possibile l’apertura del confronto. Ma nel resto d'Italia, come deciso dal Consiglio di Stato, non sarà così.

A Firenze le concessioni scadranno il 14 marzo 2025

In poche parole, dunque, le concessioni in scadenza il 14 marzo 2023 conserveranno la loro validità fino al 14 marzo 2025, senza che i titolari delle stesse debbano presentare alcuna istanza all’amministrazione comunale, mentre per tutti i titolari di concessioni per dehors ordinari per il solo periodo estivo, scaduti il 15 novembre 2022, viene disposta una procedura di rinnovo semplificata. 

Bettarini: «Un anno per arrivare ad un nuovo regolamento»

È proprio l'assessore Bettarini si è espresso su questa decisione: «Ridisegnare gli spazi pubblici della città significa dare a Firenze un nuovo volto e purtroppo i lunghi mesi del Covid non hanno permesso uno studio approfondito del rinnovo delle regole per destinare spazi al ristoro all’aperto: insieme alla soprintendenza studieremo il modo migliore per adattare i dehors all’arredo urbano e valuteremo le migliorie da fare. Ringrazio la soprintendente Antonella Ranaldi per la disponibilità dimostrata su un tema importante come questo. Ritengo che possiamo arrivare ad un nuovo regolamento per i dehors ordinari già entro un anno».

Il commento di Cna

Questa, invece, la nota stampa pubblicata dalla Confederazione Nazionale dell'artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna): «Ok alla proroga per i dehors, ma è importante che i prossimi due anni, cioè il tempo che Palazzo Vecchio ritiene necessario affinché i tavoli tecnici di Comune e Soprintendenza svolgano un apposito studio in materia, non ingessino la situazione ed ostacolino la libertà di impresa. Esistono infatti ancora attività, come i panifici, le pizzerie a taglio e, più in generale, quelle che non effettuano somministrazione, che non possono neppure presentare domanda per nuovi spazi di ristoro all’aperto».

 

«Per questo e altri aspetti riteniamo necessario affrettare il passo e strategica la presenza delle associazioni di categoria tra le parti che condivideranno le linee future sull’utilizzo del suolo pubblico per il ristoro, in modo che si possa finalmente aggiornare un regolamento antecedente agli eventi della pandemia che hanno contribuito notevolmente a modificare il mercato degli esercizi di somministrazione - ha detto il presidente Luca Tonini. Parimenti importante è la definizione, nel più breve tempo possibile, del destino dei cosiddetti tavolini su cui, a fine anno, Palazzo Vecchio si era mostrato possibilista. Crediamo sia essenziale non ricorrere di frequente a strumenti di proroga che ripropongono misure ormai superate nel governo dell'economia cittadina. Serve un maggior coinvolgimento delle categorie economiche sulle scelte strategiche per il futuro della Città in questa nuova fase post-pandemica».

La decisione del Consiglio di Stato

Ricordando che la scadenza è fissata a fine anno, il Consiglio di Stato, come riferito da Altalex, ha comunque sottolineato che le deroghe sui dehors possono aversi «potenziali situazioni di illecito di non sempre agevole individuazione, giusta l’innegabile zona chiaroscurale che finisce per generarsi», favorite spesso da «atteggiamenti di sostanziale tolleranza o quanto meno acquiescenza» da parte delle amministrazioni, che rischiano di snaturare gli elementi richiesti dalla legge «normale» per collocare dehors, nonché la loro «realizzazione con materiali e modalità tali da consentirne la rapida rimozione una volta venuta meno l’esigenza funzionale» che li ha giustificati e la loro rispondenza a esigenze che devono essere «contingenti e temporanee» (non più di 180 giorni).

Tanto è vero che la deroga iniziale del maggio 2020 era stata motivata «ai soli fini di assicurare il rispetto delle misure di distanziamento connesse all’emergenza da Covid-19 e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2020»; con questo atteggiamento si è andato anche ad intaccare e rendendola vana, anche la recente modifica dell’articolo 9 della Costituzione, la quale «individua il paesaggio come oggetto primario di tutela, quale contenitore ampio di connotati paesaggistici e antropologici-culturali sinonimo di bellezza».

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Alberto Lupini


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