Da ristoranti a mense per lavoratori. A Treviso è boom: 500 richieste
Fipe segnala che su 2mila attività ristorative, un quarto circa ha richiesto la possibilità di effettuare servizio mensa per i lavoratori che mangiano fuori casa a pranzo. Un'alternativa per far fronte alla crisi
20 gennaio 2021 | 15:01
Chiusure forzate, pochi aiuti, orizzonte drammatico. È da questa situazione nera che ristoratori e baristi sono chiamati a rialzarsi dando fondo al proprio ingegno, alla propria fantasia, alla propria capacità imprenditoriale. Visto il deserto che si è creato attorno in molti hanno invitato gli stessi ristoratori ad alzare bandiera bianca, mettere a tacere le lamentele e proteste e rimboccarsi le maniche in maniera autonoma per trovare strade nuove.
Trasformare i ristoranti in altre attività
Tra queste c’è l’idea, sostenuta da Italia a Tavola, di trasformare ad esempio un ristorante in gastronomia così da poter effettuare un servizio più facile e potenzialmente ricco alla luce delle restrizioni da Covid. Certo, c’è la questione di una modifica ai codici Ateco che richiede un intervento del Governo, ma almeno tentarci sarebbe d’obbligo.
Il caso di Treviso
A Treviso sembra che i ristoratori abbiano colto l’invito a dar fondo alla propria fantasia: in 500 su 2mila attività iscritte a Fipe hanno chiesto di trasformare il proprio locale in una mensa così da accogliere i lavoratori in pausa pranzo. Una proposta quella di aprire a pranzo presentata da Fipe nel recente confronto avuto con il Ministro Patuanelli, mettendo sulla bilancia i fatturati ormai a zero dei ristoranti e quelli alle stelle degli alimentari, fornitori di cibo e bevande decisamente più fruibili per i lavoratori.
«Il servizio di mensa - ha spiegato Dania Sartorato, presidente Fipe provinciale - è una possibilità concreta di rendere nuovamente un servizio a favore delle tante attività produttive aperte. Monitoreremo la correttezza dei contratti che devono essere sottoscritti nel rispetto delle regole e aderenti alle reali esigenze. No agli eccessi».
Come può avvenire questo passaggio e quali vantaggi dia lo spiega Ferdinando Busato, della Pizzeria Maria: «La nostra pizzeria riapre a mezzogiorno per servizio mensa lavoratori. Potranno accedere al locale e usufruirne solo le ditte e i lavoratori con una partita Iva attiva, firmando un contratto non vincolante al fine di tenere traccia dei commensali e della veridicità dei dati forniti». Non una novità per la pizzeria, come ricorda lo stesso gestore, dato che già dal 26 aprile con il primo lockdown era stata avviata un’iniziativa simile. «Ho contattato il sindaco, Confcommercio e la Prefettura che mi hanno indicato le linee guida da seguire: si andrà avanti così da lunedì a venerdì a pranzo, poi continuiamo con le attività d’asporto nel weekend», ha spiegato Busato.
Il servizio è più che mai necessario anche per i lavoratori, costretti alla “schiscetta” da casa o a mangiare in automobile. Conferma Antonella Nascimben del Fogher: «Ho cominciato giovedì con i clienti che dormono in albergo, ma ho avuto richieste anche dal mercato ortofrutticolo. Ora servo 30 persone a pranzo, ma ci sarà un aumento. Anche con Unindustria firmeremo un contratto. Gli operai hanno bisogno di un luogo caldo dove poter mangiare e usare il bagno. Economicamente è un modo per stare a galla e guardare al futuro con un minimo di positività».
I ristoranti diventano mense
Trasformare i ristoranti in altre attività
Tra queste c’è l’idea, sostenuta da Italia a Tavola, di trasformare ad esempio un ristorante in gastronomia così da poter effettuare un servizio più facile e potenzialmente ricco alla luce delle restrizioni da Covid. Certo, c’è la questione di una modifica ai codici Ateco che richiede un intervento del Governo, ma almeno tentarci sarebbe d’obbligo.
Il caso di Treviso
A Treviso sembra che i ristoratori abbiano colto l’invito a dar fondo alla propria fantasia: in 500 su 2mila attività iscritte a Fipe hanno chiesto di trasformare il proprio locale in una mensa così da accogliere i lavoratori in pausa pranzo. Una proposta quella di aprire a pranzo presentata da Fipe nel recente confronto avuto con il Ministro Patuanelli, mettendo sulla bilancia i fatturati ormai a zero dei ristoranti e quelli alle stelle degli alimentari, fornitori di cibo e bevande decisamente più fruibili per i lavoratori.
«Il servizio di mensa - ha spiegato Dania Sartorato, presidente Fipe provinciale - è una possibilità concreta di rendere nuovamente un servizio a favore delle tante attività produttive aperte. Monitoreremo la correttezza dei contratti che devono essere sottoscritti nel rispetto delle regole e aderenti alle reali esigenze. No agli eccessi».
Come può avvenire questo passaggio e quali vantaggi dia lo spiega Ferdinando Busato, della Pizzeria Maria: «La nostra pizzeria riapre a mezzogiorno per servizio mensa lavoratori. Potranno accedere al locale e usufruirne solo le ditte e i lavoratori con una partita Iva attiva, firmando un contratto non vincolante al fine di tenere traccia dei commensali e della veridicità dei dati forniti». Non una novità per la pizzeria, come ricorda lo stesso gestore, dato che già dal 26 aprile con il primo lockdown era stata avviata un’iniziativa simile. «Ho contattato il sindaco, Confcommercio e la Prefettura che mi hanno indicato le linee guida da seguire: si andrà avanti così da lunedì a venerdì a pranzo, poi continuiamo con le attività d’asporto nel weekend», ha spiegato Busato.
Il servizio è più che mai necessario anche per i lavoratori, costretti alla “schiscetta” da casa o a mangiare in automobile. Conferma Antonella Nascimben del Fogher: «Ho cominciato giovedì con i clienti che dormono in albergo, ma ho avuto richieste anche dal mercato ortofrutticolo. Ora servo 30 persone a pranzo, ma ci sarà un aumento. Anche con Unindustria firmeremo un contratto. Gli operai hanno bisogno di un luogo caldo dove poter mangiare e usare il bagno. Economicamente è un modo per stare a galla e guardare al futuro con un minimo di positività».
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Alberto Lupini
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