L’anno orribile della
pandemia e delle misure restrittive imposte ai
pubblici esercizi presenta il conto. Ed è un conto salatissimo. Secondo l’ufficio studi di
Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, bar, ristoranti, discoteche e imprese di catering e banqueting hanno perso 243mila
occupati rispetto al 2019; quando sfioravano il milione.
Fipe: 7 su 10 lavoratori persi hanno meno di 40 anniL'analisi della Fipe parte dai dati
Inps relativi ai livelli occupazionali del 2020 e sottolinea come a sparire siano stati principalmente
cuochi,
camerieri e
barman. A questi si aggiungono anche poco meno di 20mila
apprendisti che certificano come siano proprio i giovani a pagare il prezzo più alto di questa crisi: 7 su 10 di coloro che hanno perso il lavoro, infatti, hanno meno di 40 anni. In termini assoluti la contrazione maggiore ha interessato ristoranti (-25,2%) e bar (-26,2%) mentre in termini relativi il settore più penalizzato è quello delle
discoteche con una flessione dell’occupazione dipendente di 3000 unità, pari al 57,4%.
Il blocco dei licenziamenti pesa sugli stagionaliIl blocco dei licenziamenti, che dovrebbe essere prorogato al 30 giugno (ma su cui si attende la pubblicazione ufficiale del decreto Sostegni ancora in fase di discussione all'interno del Governo), ha scaricato gli effetti della crisi economica innescata dalla pandemia sul
lavoro a tempo determinato e
stagionale: 166mila, il 54,9%, erano i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato, mentre il 40,7% erano contratti stagionali. Non si trattava di “lavoretti” perché in 6 casi su 10 l’orario di lavoro era a tempo pieno.
A livello
territoriale, a pagare il dazio più alto son state le regioni del Centro Italia: Toscana e Lazio in testa. Qui gli occupati sono scesi del -27,6%. A seguire, le regioni del Nord Ovest, dove il crollo si è fermato mediamente al -25,8%.
«Le nostre peggiori previsioni si sono avverate. Le
imprese sono ormai allo stremo, senza più l’ossigeno necessario per respirare. Il mondo della
ristorazione nel 2020 è dovuto stare chiuso forzatamente per 160 giorni, mentre ai locali da ballo e alle imprese di catering è andata persino peggio. Ogni volta che si intravedeva uno spiraglio di
ripresa, ecco arrivare nuove chiusure. In questo modo si è smesso di investire sul futuro e infatti tra i più penalizzati ci sono stati i giovani e i giovanissimi. La speranza è che si possa invertire il trend una volta per tutte e che questo sia davvero l’ultimo sforzo. Ma occorre programmare la ripartenza sin da subito», ha scritto Fipe in una nota.
Le proposte di Fipe sul lavoroProprio la Fipe,
ancora durante il Governo Conte 2, aveva posto il tema del
lavoro al centro della propria interlocuzione con le istituzioni. Nell'incontro con l'allora ministro allo Sviluppo economico
Stefano Patuanelli, infatti, la federazione aveva posto sul tavolo temi ben precisi: proroga del blocco dei licenziamenti, estensione della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali (con eventuali decontribuzioni per i datori di lavoro), un taglio al costo del lavoro e la possibilità di rinnovare i contratti a termine senza l'inserimento della causale. Temi presentati il 18 gennaio, ma ancora attualissimi.
I dati Istat: Italia sempre più lontana dall'UePochi giorni fa anche l'
Istat aveva rivelato numeri preoccupanti sul fronte lavoro. Nel secondo trimestre 2020, l'emergenza Covid ha comportato in Italia un forte
calo tendenziale del numero di occupati: 788mila in meno tra i 20-64enni rispetto al 2019. Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni è quindi sceso al 62%, in diminuzione di due punti percentuali, interrompendo il trend crescente dal 2015. L'impatto negativo è evidente rispetto alla
media Ue, dove nel secondo trimestre 2020 il tasso di occupazione è al 71,7% (-1,5 punti rispetto al 2019). Il divario dell'Italia rispetto alla media Ue27 si è coisì ampliato raggiungendo 9,7 punti (9,2 nel secondo trimestre 2019).