Le crociere a Venezia, caso irrisolto Occhio alle casse o al turismo sostenibile?

26 settembre 2017 | 12:37
Anche per quanto riguarda le navi da crociera Venezia si trova di fronte ad una scelta molto ardua: farsi ingolosire da un giro d’affari assai voluminoso oppure rinunciare a cifre importanti da mettere in cassa a beneficio di un turismo più sostenibile? Scelta ardua si diceva, sì perché i numeri sono importanti: oltre 20 milioni di crocieristi provenienti da 200 paesi sono transitati a Venezia dal 1997 e grazie alla crocieristica trovano lavoro circa 4.300 persone e 200 aziende del territorio veneziano. L’arrivo delle navi a Venezia comporta una spesa diretta di crocieristi, compagnie ed equipaggi pari a 436,6 milioni di euro a livello nazionale (di cui 283,6 direttamente sul territorio veneziano e 153 milioni nel resto d’Italia) e fino a 170 milioni di euro di indotto.



Il turismo crocieristico rappresenta solo il 5% di chi arriva in città ogni anno ma è strategico perché assegna a Venezia lo status di Homeport, rafforzando l’attrattività dell’economia turistica del territorio e di tutto l’Adriatico. Inoltre, rappresenta il 3,26% del Pil del Comune (il 4,1% della forza lavoro) e lo 0,96% di quello della Provincia (1,19% della forza lavoro). Qualcosa per tentare di trovare un compromesso si è fatto, ma ogni volta ci sono stati dei ripensamenti. Soprattutto per quanto riguarda il passaggio nel Canale della Giudecca che a partire da novembre 2014 avrebbe dovuto essere vietato, ma a oggi i giganti del mare continuano a transitare di lì. Recentemente sono state effettuate simulazioni per trovare vie di passaggio alternative che sembra abbiano dato esito positivo ma poi si sa che tra il dire e il fare…

Le compagnie crocieristiche tuttavia hanno già investito più di un miliardo di dollari in tecnologie pulite, per migliorare la performance ambientali e ridurre le emissioni, in un processo in cui ogni nuova nave ha un impatto sempre minore ed è sempre più “verde” della precedente. I dati dell’ultimo studio Arpav disponibile, dicono che il traffico portuale emette il 18% di polveri sottili, traghetti e navi il 12% e il traffico locale il 14%. In particolare, le navi da crociera contribuiscono durante l’estate per l’8% all’inquinamento della città, mentre di inverno si scende al 2%. In effetti, la centralina più vicina al passaggio delle navi da crociera posizionata sul Canale della Giudecca (Sacca Fisola) rileva i livelli più alti di polveri sottili durante l’inverno (esattamente dal 15 al 24 febbraio 2017, con il momento peggiore il 31 dicembre 2016), quando la stagione crocieristica è chiusa. Da maggio a ottobre, quando passano le navi, invece non c’è stata una sola irregolarità nella presenza delle polveri PM 10, come emerge anche dal Rapporto Annuale 2014 sulla qualità dell’aria redatto dal Comune di Venezia.

In questo momento inoltre le compagnie stanno volontariamente restringendo l’ingresso in Laguna alle imbarcazioni fino a 96mila tonnellate, limitandone anche il numero complessivo di arrivi. Ciò si è tradotto nella perdita di mezzo milione di passeggeri a Venezia: da 1,8 milioni del 2013 a 1,4 milioni previsti per il 2017, con un calo del 13% dei passeggeri (-72mila) e del 15% delle toccate nave (27 navi da crociera in meno) nei primi sei mesi di quest’anno. Data lo status di Homeport, questa situazione si riflette su tutto l’Adriatico, che nel 2016 ha registrato un calo dei passeggeri del 6,51%. Le recenti stime fornite da Risposte Turismo per Venezia prevedono per il 2017 un -11,4% di turisti movimentati e -10,6% di toccate nave. Nell’ipotesi che fosse vietato l’arrivo di tutte le navi superiori alle 40mila tonnellate in Laguna, poi, il numero di crocieristi a Venezia si ridurrebbe del 90% rispetto al 2012, la spesa per beni e servizi locali dell’85% (40 milioni contro 283,6 mln) e l’occupazione dell’83% (600 lavoratori a fronte di 3.660).

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Alberto Lupini


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