Crisi Ucraina: agli allevamenti italiani rischia di mancare il mais

Il Paese, sull’orlo di un conflitto bellico, è il secondo fornitore per l’Italia. Una fornitura che negli ultimi dieci mesi del 2021 si è già ridotta del 15%. A rischio anche l'importazione di frumento tenero

21 febbraio 2022 | 13:00

La crisi tra Russia e Ucraina rischia di mettere in difficoltà le aziende agroalimentari italiane. Il motivo è legato al fatto che l’Ucraina, dopo l’Ungheria, è il secondo Paese fornitore di mais (con una quota pari al 20%), utilizzato in prevalenza dalle aziende agricole italiane per l’alimentazione degli animali. Complessivamente il nostro Paese al momento si trova al decimo posto in Europa per scambi alimentari con l’Ucraina, per un fatturato complessivo di 496 milioni di euro, pari al 3% dell’export agroalimentare ucraino. Fra i prodotti alimentari che l’Italia acquista dall’Ucraina, oltre al mais, ci sono gli oli grezzi di girasole e frumento tenero. Lo si legge in un report elaborato dall’Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) sugli scambi alimentari tra Italia e Ucraina con i dati riferiti al 2020.

La questione del mais: l’importazione dall’Ucraina si è ridotta del 15% nei primi dieci mesi del 2021

Come detto l’Italia acquista mais dall’Ucraina, anche a fronte del fatto che negli ultimi anni si è assistito a una forte riduzione della produzione interna (pari al -30% negli ultimi 10 anni, sempre secondo fonti dell’Ismea). Inoltre questo dato conferma la ormai strutturale dipendenza degli allevamenti dal prodotto di provenienza estera (tasso autoapprovvigionamento italiano pari al 53% contro il 79% nel 2011). Nei primi dieci mesi del 2021, le importazioni complessive italiane di mais si sono ridotte in volume del 13% annuo, per un totale di circa 4 milioni di tonnellate, con una flessione del 15% per quello di provenienza ucraina (466 mila tonnellate).

Cala anche l’importazione di frumento tenero

Più marginale il ruolo dell’Ucraina per il frumento tenero, precisa Ismea, altro prodotto per il quale l’Italia è fortemente deficitaria, che si configura come sesto fornitore con una quota pari al 5% in volume e in valore dell’import totale nazionale. Tra gennaio e ottobre 2021, anche le importazioni complessive nazionali di frumento tenero si sono ridotte del 4% circa su base annua (a 3,6 milioni di tonnellate), mentre le richieste dall’Ucraina si sono più che dimezzate (a 107 mila tonnellate).

Gli scambi commerciali fra Italia e Ucraina

Sempre secondo i dati di Ismea, l’Italia è al decimo posto tra gli acquirenti del Paese dell’ex blocco sovietico per un fatturato di 496 milioni di euro, pari al 3% dell’export agroalimentare ucraino. Mentre sul versante dell’import dell’Ucraina, l’Italia è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari, dopo la Polonia, con una quota del 7% pari a 415 milioni di euro, sempre nel 2020.

 

Gli scambi commerciali dell’Ucraina con l’Europa

Complessivamente, secondo le elaborazioni Ismea su dati Comtrade, le esportazioni agroalimentari dell’Ucraina verso la Ue-27 sono state pari a 5,4 miliardi di euro nel 2020, facendo del mercato comunitario, con una quota del 28%, una delle principali destinazioni delle derrate provenienti da Kiev.

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Alberto Lupini


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