Crisi energetica e cambiamenti climatici fanno schizzare i prezzi di frutta e verdura
Oltre al caro bollette, ci sono anche le bizze del meteo a condizionare l'andamento del settore ortofrutticolo. Le zucchine costano il doppio dell'anno scorso, ma è dei finocchi il vero boom: +175%
La crisi energetica è una lama che sta ferendo numerosi settori già pesantemente colpiti dalla pandemia. Le bollette sono schizzate alle stelle, i ristori non sono sufficienti e interi comparti si trovano a dover far fronte a costi insostenibili.
Coldiretti aveva lanciato l'allarme per le serre, in molti casi costrette a riconvertire la produzioni e in altri a chiudere, ma anche per i pescherecci e per i produttori di farina. Ora, a confermare questo trend, sono arrivati i dati di una rilevazione effettuata da Bmti (la società pubblica per la regolazione, lo sviluppo e la trasparenza del mercato all'ingrosso) tra tutti gli operatori che fanno riferimento a Italmercati. Ne emerge un vero e proprio boom dei prezzi nel settore ortofrutticolo, causato in primi dai costi crescenti dell'energia ma anche dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Caro bollette: quanti disagi per il settore ortofrutticolo
Nell'ultima settimana si sono registrati forti rialzi dei prezzi all'ingrosso di frutta e verdura. In molti casi dietro all'aumento c'è il caro energia, che sta pesantemente condizionando il settore. L'energia elettrica gioca infatti un ruolo centrale nella produzione: serve per scaldare le serre e per l'attivazione delle pompe di irrigazione. Non solo, il caro bollette ha fatto schizzare anche i prezzi dei concimi e delle plastiche che vengono, per esempio, utilizzate per coprire le serre.
Così, rispetto allo scorso anno, i prezzi all’ingrosso dei prodotti maggiormente colpiti da questi due fattori sono quelli dei pomodori, in alto del 35%, delle melanzane (+37%) e delle zucchine (+52%).
Il cambiamento climatico e i suoi effetti su frutta e verdura
Non bastasse il caro energia, al boom dei prezzi di frutta e verdura sta contribuendo anche il cambiamento climatico. Il meteo fa le bizze e le colture ne risentono. È il caso per esempio delle arance. La siccità della scorsa estate ha determinato il loro calibro e quest’anno sono per lo più medio-piccole. La poca disponibilità di prodotto di calibro grande ha fatto balzare i prezzi del 31% rispetto a un anno fa. In questo caso, però, l’abbassamento delle temperature ne ha migliorato la qualità, soprattutto quella delle arance pigmentate.
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Il caso dei finocchi: il loro prezzo è salito del 175%
Le gelate hanno danneggiato anche la produzione di carciofi e la loro qualità, portando i prezzi del carciofo violetto senza spine e del carciofo violetto tema rispettivamente a +52% e +32%. Invece le scarse scorte di carote in attesa della nuova produzione, proveniente soprattutto dal siracusano, ha causato un aumento del prezzo generalizzato in tutti i mercati di oltre il 27%, rispetto a 12 mesi fa.
A prendersi la triste palma di verdura che più ha subito il cambiamento climatico è però il finocchio. Il freddo ha fatto schizzare il prezzo alle stelle e oggi costa il 175% in più dell'anno scorso.
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Alberto Lupini
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