Crescono le vendite degli alimentari nei negozi, ma l’inflazione spaventa

Per l'Istat il 2021 si conferma in netta ripresa rispetto al 2020, influenzato dall’emergenza sanitaria. Ma questa tendenza potrebbe però essere rallentata dall’inflazione, in drastico aumento a gennaio

08 febbraio 2022 | 13:01

Non si ferma la crescita della vendita dei prodotti alimentari (e non) nei negozi e nella grande distribuzione. Lo ha certificato l’Istat nella sua ultima indagine legata al periodo di dicembre e sull'andamento complessivo dello scorso anno. Il 2021 si conferma quindi positivo, dopo che nel 2020 si era avuta una drastica flessione delle vendite, in particolare durante il periodo del lockdown. Da allora, quando c’era stato un vero e proprio picco in negativo, l’andamento è stato in crescendo (se si esclude una seconda flessione, ma meno significativa della precedente, a cavallo tra il 2020 e il 2021, ovvero durante il secondo lockdow). Si conferma quindi la voglia degli italiani di tornare ad acquistare nei negozi e anche nella grande distribuzione. L’aumento è stato trainato in particolare dai beni non alimentari, mobili, articoli tessili, arredamento, pellicceria, e prodotti farmaceutici, tornati ai livelli pre Covid del 2019). Ma anche i beni alimentari sono comunque in crescita (+3,1% rispetto a novembre 2021 e più 1,4% il confronto tra il 2020 e il 2021). In particolare, questo fenomeno si è fatto sentire negli esercizi specializzati (tra dicembre 2021 e dicembre 2020 la variazione in positivo è stata del 18,3%). L’andamento, però, potrebbe ricevere una brusca frenata a causa della ripresa dell’inflazione, mai così alta dal 1996 a oggi. Il costo dei prodotti sembra inevitabilmente destinato a salire, mentre il portafoglio delle famiglie a perdere di valore.

Gli italiani a dicembre sono tornati a fare la spesa nei negozi e nei centri commerciali

Nel 2021 le vendite al dettaglio sono in decisa ripresa rispetto all'anno precedente, influenzato pesantemente dall'emergenza sanitaria, con una crescita annua del 7,9%. Lo ha reso noto l'Istat. L'incremento complessivo è attribuibile soprattutto al comparto non alimentare, le cui vendite tornano ai livelli del 2019, ma anche le vendite dei beni alimentari sono in crescita. Tutte le forme di vendita registrano variazioni annue positive. In particolare, per la grande distribuzione, aumentano le vendite degli esercizi specializzati e quelle degli esercizi non specializzati a prevalenza non alimentare.

Per Coldiretti l'aumento è frutto quasi esclusivamente del commercio elettronico

Secondo Coldiretti il buon andamento legato alla vendita dei prodotti è esclusivamente legato al commercio elettronico. «È entrato prepotentemente nelle abitudini di acquisto degli italiani, determinando un cambiamento strutturale nei comportamenti destinato a durare nel tempo - ha dichiarato l'associazione in una nota - Un fenomeno che  si è diffuso di più per i prodotti diversi dagli alimentari, come abbigliamento e tecnologia, anche perchè per il cibo permangono preoccupazioni per le garanzie di qualità e originalità dell’offerta».

L'ombra dell'inflazione sul buon andamento del 2021 della vendita dei prodotti alimentari 

Il buon andamento della vendita dei prodotti alimentari che si è avuto nel 2021 potrebbe però presto ricevere una brusca frenata a causa dell'aumento dell'inflazione. Non è infatti mai stata così alta da ventisei anni, per la precisione da aprile 1996, quando il Nic (indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività) registrò la medesima variazione tendenziale. I costi energetici trainano questa fiammata con una crescita su base annua mai registrata (+38,6%). Secondo le stime preliminari, a gennaio l'indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, ha già registrato un aumento dell'1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua (da +3,9% del mese precedente). Gli altri aumenti signficativi riguardano i beni alimentari, sia lavorati (da +2,0% a +2,4%) sia non lavorati (da +3,6% a +5,4%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%). Una situazione che per ConfCommercio e Coldiretti mette a serio rischio, a partire e il lavoro dei ristoranti. Federdistribuzione lancia un allarme ancora più forte:  «L'andamento rischia di compromettere l'andamento della ripresa economica. Il 43% degli italiani prevede di dover ridurre i consumi a causa dell’aumento dei prezzi e uno su tre (35%) teme di non riuscire ad affrontare spese ordinarie». Quindi I risultati ottenuti nel 2021 per Confcommercio non comportano l’uscita definitiva dalla crisi, in considerazione sia delle incertezze sull’evoluzione della pandemia sia, soprattutto, degli effetti che potrebbe avere la ripresa dell’inflazione sulle decisioni di acquisto delle famiglie nei prossimi mesi.

 

 

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Alberto Lupini


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