Crescono i vegani e i ristoranti penalizzano i vegetariani. Guerra tra forchette e politica

L'aumento del numero delle persone che scelgono la strada del veganesimo è in costante espansione e i ristoratori hanno scelto di adattarsi a questa tendenza, a discapito di chi sceglie una dieta vegetariana. Il “credo veg” è passato da ideologia di destra a quella di sinistra?

08 aprile 2023 | 05:00
di James Douglas Hansen

L’Italia ha da poco scoperto di avere, dall’autunno scorso, un Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare. L’adozione del nuovo norme arriva all’attenzione del pubblico allargato del Belpaese con il nascente dibattito sul tema della carne coltivata che il Ministero italiano vorrebbe mettere al bando. Il destino della carne sintetica in Italia richiama l’argomento più vasto dell’impatto sulla politica delle ideologie dietetiche, forse particolarmente evidente nella curiosa parabola del veganismo.

 

Il movimento nacque formalmente nel 1944, in Inghilterra, con la fondazione della Vegan Society, ma le sue radici - filosofiche almeno - furono fortemente influenzate alle origini dal salutismo tedesco degli anni Trenta, espresso al vertice politico di quel Paese dal vegetarianismo di Adolf Hitler e dalle tendenze naturiste del Nazismo. Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori tentò, infatti, di mettere al bando la caffeina - un veleno - e abbracciò con entusiasmo i bagni solari e il nudismo, esprimendo uno strano eticismo della purezza, non solo relativa alla razza, ma anche dietetica.

Mescolare senza criterio vegani e vegetariani può essere fuorviante

Per dire, il veganismo è una disciplina che ha origini morali che “più a destra non si può”, ma che sono state ormai totalmente disconosciute. Il vegano di oggi si suppone sia progressista, per quanto tuttora rigorosamente opposto alla decadenza del consumo moderno. Dati affidabili sull’orientamento politico dei vegani in pratica non esistono e i cenni indiretti al tema sono americani, non europei.

 

Tuttavia, ricerche Usa di incerto valore asseriscono che: “i Democratici hanno una probabilità di oltre tre volte maggiore dei Repubblicani di essere vegani o vegetariani”. Il dato corrisponde comunque alla percezione comune, anche se mescolare senza criterio vegani e vegetariani può essere fuorviante. Gli attivisti delle due parti si guardano con parecchio sospetto: i vegani “praticanti convinti” tendono a vedere i vegetariani come degli “ipocriti” senza il coraggio di fare sul serio, mentre i vegetariani sono portati a considerare i primi come dei “fanatici estremisti”.

 

Una contrapposizione che coinvolge anche i ristoranti

I vegetariani convenzionali si lamentano inoltre degli effetti nefasti sulla ristorazione generati negli ultimi anni dall’insorgere dei vegani. I vegetariani possono mangiare tranquillamente il cibo vegano, ma non è detto che i vegani possano fare il contrario: potrebbe essere stato insaporito con del burro o del formaggio, o “avvelenato” con un uovo. Pertanto, molti ristoranti hanno semplificato i menu, sopprimendo i vecchi piatti vegetariani a favore della generalmente più blanda cucina vegana, lasciando i primi orfani della loro tradizionale cuisine.

 

Secondo dati recenti, i vegetariani/vegani europei raggiungono insieme appena il cinque per cento della popolazione. Sono dunque lontani dal “prendere il potere”. Comunque sia, in molti Paesi - specialmente in quelli di carattere “bi-partitico”, come la Gran Bretagna o gli Usa - non di rado le elezioni vengono decise con margini parecchio stretti. La politica non può non tenere conto degli “erbivori”.

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Alberto Lupini


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