Hotel, giù i prezzi delle camere A Venezia si spende il 22% in meno

Gli albergatori che hanno riaperto dopo il lockdown hanno dovuto abbassare le tariffe per provare ad attirare qualche turista in più in un'estate difficile. Cali anche a Roma (-4,5%) e a Rimini (-10,3%) . Ma ci sono anche città in cui i prezzi sono saliti, come Parma (+11,4%), Cosenza (11,1%) e Cuneo (+8,4%)

19 settembre 2020 | 16:18
di Sergio Cotti
Chi ha deciso di riaprire, lo ha fatto quasi ovunque abbassando i prezzi. Gli alberghi in Italia costano meno in questi mesi di crisi da post lockdown, che ha visto precipitare i fatturati di hotel e ristoranti anche di oltre il 50% in un’estate caratterizzata dall’assenza pressoché totale di turisti stranieri, soprattutto nelle città d’arte. I numeri dell’Istat, elaborati dall’Unione Nazionale Consumatori, parlano di un calo sensibile soprattutto a Venezia (-22,2%), prima tra le città turistiche del Belpaese nella poco esaltante classifica delle località in cui la discesa dei prezzi delle camere d’albergo si è fatta particolarmente sentire.

A Venezia i prezzi negli hotel sono calati del 22%

La città lagunare mette in fila Firenze (-7,5%), Bologna (-7,3%) e Roma (-4,5%), dove tutto sommato il calo è stato contenuto, considerato anche il fatto che molti hotel non hanno neppure riaperto i battenti. Il quadro è però poco incoraggiante: dopo il lockdown, e a causa delle restrizioni ai viaggi imposte dall’epidemia globale di Covid-19, tutte le principali località italiane, quando si parla di turismo, sono in deflazione registrano cali sostenuti nei prezzi degli alloggi. L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat dell’inflazione di agosto, stilando la classifica delle città e delle regioni che hanno registrato i minori rincari annui per quanto riguarda i servizi ricettivi e di ristorazione, distinguendo quelli di alloggio da quelli di ristorazione.

Ma non è Venezia la città che si classifica in assoluto al primo posto della graduatoria nazionale: in testa c’è Trapani, con un calo annuo del 29,8%, seguita appunto dal capoluogo veneto e, a scorrere, da Grosseto (-14,8%), Lucca (-13,9%) e Rimini (-10,3%).

«Al crollo della domanda gli albergatori hanno reagito come potevano e dovevano, ossia abbassando i prezzi, così da cercare di contenere le perdite - spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori - Un calo dei prezzi di cui si sono avvantaggiati i consumatori, risparmiando sul costo della vacanza. Purtroppo temiamo che non sia bastato per risollevare il settore né il calo dei prezzi né il bonus vacanze, decisamente sottoutilizzato. Vista la drammatica situazione serviva una scossa maggiore. Per questo avevamo proposto al Governo di eliminare l’Iva per 3 mesi per tutto il settore turistico, così che allo sconto fatto dagli albergatori si sarebbe potuto aggiungere quello a carico dello Stato, rendendo più appetibili le vacanze».
 
Ma ci sono anche città dove i prezzi sono cresciuti, come Parma (+11,4%), Cosenza (11,1%) e Cuneo (+8,4%). Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, ci sono i dati dell’Agenzia nazionale del Turismo, secondo cui il 58% di italiani ha in programma infatti almeno un soggiorno in autunno. Si tratterà perlopiù di soggiorni brevi (magari provando a sfruttare ancora il Bonus Vacanze), ma saranno comunque una boccata d’ossigeno per un settore che prospetta una ripresa vera non prima dell’estate 2021.

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Alberto Lupini


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