Covid e guerra fanno crescere il falso made in Italy

Sono oltre 600 i prodotti Italian Sounding rilevati dalle Camere di commercio italiane all'estero. Il loro consumo è aumentato durante l'emergenza pandemica e vale oltre 100 miliardi. È stato favorito anche grazie al fatto che i loro prezzi sono scesi drasticamente rispetto agli originali. C'è pure il caso della Russia dove stanno proliferando grazie all'embargo imposto ai prodotti italiani

11 marzo 2022 | 15:13
di Martino Lorenzini

Sono oltre 600 i prodotti legati al falso made in Italy rilevati dalle 7 Camere di Commercio Italiane all’Estero presenti in Australia (Melbourne, Sydney), Brasile (Belo Horizonte, Rio de Janeiro, San Paolo), Polonia (Varsavia) e Russia (Mosca). Un fenomeno che, secondo lo studio di Assocamere estero, si è accresciuto durante l'emergenza pandemica. Proprio mentre l'agroalimentare italiano è uscito rafforzato dalla crisi generata dalla pandemia, con le esportazioni del settore che nel 2021 hanno raggiunto il record storico del +11,1%, per un valore pari a 52 miliardi di euro, all'estero si è verificato anche il cosiddetto italian sounding.

La categoria più colpita dal fenomeno dell'alimentare taroccato è quella dei prodotti lattiero-caseari per il 23,6%, seguita dalla pasta, con una quota del 22,8%; terzi i prodotti a base di carne (16,3%) e, infine, le bevande (13,6%) con il vino e gli spumanti a detenere l’incidenza maggiore all’interno del comparto beverage. Il fenomeno rischia di acuirsi in Russia a causa dell'embargo voluto da Vladimir Putin ai prodotti italiani. È una ritorsione legata al fatto che l'Italia, come del resto ha fatto l'Europa, ha approvato una serie di sanzioni contro l'ex Stato sovietico per aver invaso l'Ucraina. Ora nel mirino del probabile nuovo embargo ci sono la pasta, l'olio e il vino.

Il progetto True Italian Taste

L’Indagine si inserisce all’interno del progetto True Italian Taste, promosso e finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, nell’ambito della campagna governativa "The Extraordinary Italian Taste”, e realizzato da Assocamerestero in collaborazione con 41 Ccie presenti in Asia, Australia, Nord e Sud America e nei Paesi europei principali partner dell’Italia nel settore agroalimentare.

Il fenomeno della contraffazione e dell’Italian Sounding

L’emergenza Covid ha portato a oltre 100 miliardi di euro il valore del falso Made in Italy nel mondo. Il rallentamento del commercio internazionale dovuto al diffondersi della pandemia ha infatti favorito le imitazioni locali, spingendo i Paesi esteri a sostituire i prodotti italiani con quelli Italian Sounding che utilizzano denominazioni, colori e immagini come evidenti richiami all’Italia pur non appartenendo alla produzione tricolore. Secondo le stime della Coldiretti, il fenomeno nel mondo interessa in media due prodotti agroalimentari italiani su tre. Di fatto si tratta di imitazioni che non hanno alcun legame produttivo con l’Italia. Dalla lotta al falso made in Italy a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia. Le imitazioni dei prodotti del food italiano sono particolarmente presenti nei Paesi emergenti e in quelli i cui consumatori godono di maggiore capacità di spesa – dalla Cina all’Australia, dal Sud America agli Stati Uniti. I prodotti Italian Sounding hanno inoltre conquistato larghe fasce di mercato anche in Russia, dove l’embargo sui prodotti italiani a causa delle sanzioni imposte dall’Unione Europea ha favorito il proliferare di imitazioni del Made in Italy autentico.

Il prezzo dei prodotti Italian Sounding è sceso drasticamente

In tutte le categorie di prodotti Italian Sounding più diffusi nei mercati in esame, l'indagine registra mediamente un abbattimento dei costi rispetto ai corrispondenti prodotti autentici. Il vino è il prodotto Italian Sounding per il quale l’abbattimento è maggiore, (-44,9%), seguito dalla pasta (-32,0%), dal caffè (-30,3%), e infine dai condimenti (-29,0%), che sui mercati brasiliano e polacco possono arrivare a costare la metà del prodotto corrispettivo italiano.

I prodotti italian sounding più diffusi

Tra le bevande, il vino è il prodotto Italian Sounding maggiormente diffuso nei mercati oggetto dell’Indagine. In particolare, in Brasile e in Russia si registra la riduzione del prezzo più consistente rispetto ai vini e spumanti italiani, che spazia dal -85,2% di Rio de Janeiro al -66,4% registrato a Mosca. Soprattutto in Brasile il Prosecco, il Moscato e lo spumante di imitazione italiana risultano ampiamente diffusi e si caratterizzano per l’utilizzo di una denominazione riconducibile all’Italia (ad esempio, “Casa Gerardo” o “Aurora”) e di etichette e packaging che ricordano anche visivamente le bottiglie dei vini italiani.

La pasta

La pasta occupa il secondo posto tra i prodotti più imitati nei mercati analizzati, con una quota del 22,8% su quelli rilevati dalle Ccie. Spaghetti, penne, maccheroni, fusilli Italian Sounding sono le tipologie maggiormente diffuse, mentre tra la pasta fresca troviamo soprattutto gnocchi e ravioli. Particolarmente rilevante è la presenza di pasta di imitazione italiana in Brasile, dove il 27,1% dei prodotti richiamano l’Italia nel packaging, che riprende i colori italiani utilizzando anche immagine come il pomodoro e il basilico, e nelle etichette ma sono in realtà prodotti localmente. Anche le denominazioni rimandano a produzioni italiane, con alcuni marchi – ad esempio “Sacciali” e “Marinoni” – emblema del concetto di tradizione familiare nella produzione della pasta e anche il packaging proposto risulta ingannevole, con riferimenti ai colori della tavola e della bandiera italiana e con l’immagine dell’Italia.

Il Brasile e la Polonia sono i mercati in cui è stato mappato il maggior numero di prodotti Italian Sounding appartenenti alla categoria dei condimenti (sughi, conserve, aceto, olio), con una quota rispettivamente del 14,5% e del 10,5%.

I latticini

I latticini sono fortemente colpiti dal fenomeno Italian Sounding, tanto da
rappresentare circa un quarto dei prodotti di imitazione italiana presenti nei mercati oggetto dell’Indagine. In Russia il 37,5% dei prodotti oggetto di imitazione appartiene al mondo lattierocaseario. Come indicato in precedenza, la presenza di sanzioni che non consentono l’export di prodotti agroalimentari italiani di questo comparto ha alimentato la diffusione sul mercato russo di prodotti realizzati localmente come parmesan, mozzarella, mascarpone e ricotta, che presentano un costo superiore circa del doppio rispetto all’analogo prodotto Made in Italy.

Prodotti a base di carne

I prodotti a base di carne, in cui rientrano salumi ed affettati (prosciutto, mortadella, salame, bresaola, etc.) che evocano specialità autentiche italiane, risultano diffusi in Australia – con una quota del 23,0% sui prodotti Italian Sounding – e in Brasile (12,9%).

I surgelati e i prodotti da forno

I surgelati e piatti pronti che evocano l’autentico Made in Italy sono acquistati soprattutto in Polonia (con una quota del 10,5%) e in Brasile (9,0%), dove il costo medio dell’Italian Sounding oscilla tra il -20,4% e il -19,8% rispetto al prodotto originale equivalente.

I prodotti da forno Italian Sounding individuati dalle CCIE si muovono su quote del 5,6% in Australia e del 7,1% in Brasile. I prodotti imitati sono principalmente grissini, biscotti, e altro. Sul territorio australiano sono presenti i prodotti tipici dell’industria dolciaria italiana (panettone e pandoro), che apparentemente assecondano gli standard del prodotto autentico e il cui marchio “Ital” è un chiaro riferimento alla sua presunta italianità.

 

 

I canali distributivi del made in Italy tarocco

Nei mercati di riferimento dell’Indagine, i prodotti del food Italian Sounding vengono acquistati prevalentemente nelle grandi catene di supermercati: in tutti i Paesi più della metà – e nel caso della Polonia più dei due terzi (il 78,3%) – delle imitazioni del made in Italy autentico viene comperato attraverso questo canale.

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Alberto Lupini


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