Un appello a ristoratori ed esercenti. Per non rischiare, oltre al danno, di subire anche la beffa, è bene evitare di pubblicare sui social (o sul web in generale) le immagini della videosorveglianza che ritraggono i clienti in fuga senza pagare il conto del pranzo o della cena. Si rischiano, infatti, fino a 6 anni di reclusione oltre a una sanzione amministrativa.
Il tema è, purtroppo, di stretta attualità. Non solo scontrini pazzi e sovrapprezzi inaspettati, questa estate verrà probabilmente ricordata anche come quella dei clienti dalla fuga rapida nonostante la pancia piena. Da agosto a oggi non pochi i casi resi pubblici: dall’Albania a Malta, passando per Tropea, Napoli, Terni e Macerata. Comun denominatore? Ristoratori che si sono ritrovati ospiti dallo stomaco profondo e la gamba veloce, dileguatisi a fine pasto lasciando il piatto vuoto e un conto in sospeso. Non solo una furbata ma un vero e proprio reato: abbiamo già spiegato come il comportamento di tali clienti rappresenti un’insolvenza fraudolenta, prevista dal Codice Penale e punibile con una sanzione amministrativa o, nei casi più gravi, con la reclusione fino a 2 anni. Un conto ben più salato di quello, per quanto possa essere alto, in un ristorante.
Clienti non pagano il conto, i ristoratori si “vendicano” sui social
Se da una parte quella dei clienti insolventi sembra esser divenuto un triste trend, da mettere in evidenza e condannare con tutti i mezzi, dall’altra rileviamo un’abitudine altrettanto rischiosa per i ristoratori, dettata da una comprensibile frustrazione. Quella di pubblicare sui social, per una denuncia pubblica e nelle intenzioni anche virale, le immagini della videosorveglianza per poter smascherare gli avventori fraudolenti. In alcune occasioni il ristoratore, spinto dalla volontà di sfogare un fisiologico disappunto, si è limitato a pubblicare foto oscurando e censurando il volto dei clienti (come avvenuto a Terni). Altre volte, tipo a Tropea, l’esercente ha postato i video della sorveglianza in cui si nota distintamente il volto del cliente fuggitivo. Ebbene, per non incappare in un’ulteriore (e ben più salata) beffa oltre al danno, dobbiamo dire come questo sia un comportamento illeggitimo e punibile per legge.
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Pubblicare le foto dei clienti? Attenti ristoratori, si rischiano 6 anni di reclusione
La pubblicazione sui social di materiale fotografico video da parte del ristoratore può dirsi legittima? Come ci informa il team di A Cena con Diritto, pagina curata da giuristi appassionati di diritto della ristorazione, la risposta non può che essere negativa considerato come le immagini riprese da telecamere di sicurezza costituiscano dati personali soggetti all’applicazione del Regolamento europeo 2016/679 o GDPR in forza del quale, salvo che si tratti di persona nota ripresa in luoghi o eventi pubblici, non è consentita la diffusione o pubblicazione di immagini, video o audio senza il consenso della persona interessata. Risultando altrimenti violata la sua riservatezza e fermo restando il suo diritto al risarcimento di eventuali danni patiti.
Pertanto l’adozione di un sistema di videocamere di sorveglianza, che oltre un determinato termine deve prevedere l’autodistruzione delle immagini raccolte, non consente al suo utilizzatore, in base alla vigente normativa privacy, di usarne le immagini a proprio piacimento, salvo il ricorso a tecniche che ne permettano la non riconoscibilità, essendo il loro uso funzionale ad eventuali denunce e segnalazioni ad autorità di pubblica sicurezza.
Qualora un ristoratore dovesse pubblicare le suddette immagini (non censurate) può configurarsi il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, e le sanzioni prevedono una contravvenzione dal 2 al 4% del fatturato annuo e una reclusione da 6 mesi a 6 anni per trattamento, comunicazione e diffusione illecita dei dati. Al tutto va aggiunto anche il risarcimento della persona lesa (non essendoci il suo consenso) dalla diffusione immagini.
Oscurare i volti esclude le responsabilità
Una “soluzione”, per così dire, quale potrebbe essere? Se la condivisione delle immagini è dettata solamente da uno sfogo personale, e non da un desiderio di giustizia fai da te, il ristoratore può cautelarsi oscurando o censurando i volti dei clienti insolventi. In questo caso vengono escluse tutte le responsabilità e il corso della giustizia viene lasciato a chi di dovere e non alla gogna mediatica dei social.
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Alberto Lupini
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