Coprifuoco alle 23 dal 17 maggio? Ristoranti appesi a tre monitoraggi

Il Governo vara una cronotabella per nuove decisioni. Il monitoraggio dei dati del 14 maggio sarà decisivo. Per la cena sarebbe un grande alleato, ma a quel punto anche le aperture al chiuso potrebbero essere anticipate . E se i numeri dovessero essere positivi, il 15 giugno potrebbe essere giusto aprire a pranzo e a cena anche all'interno

29 aprile 2021 | 12:06
Se tre indizi faranno una prova dal 17 maggio il coprifuoco slitterà alle 23. I tre indizi saranno i monitoraggi che la cabina di regia effettuerà il 30 aprile, il 7 e 14 maggio. Se contagi, decessi, vaccinazioni e terapie intensive daranno indicazioni soddisfacenti, Mario Draghi darà una spinta ai ristoratori i quali potrebbero guardare con fiducia alla possibilità di sfruttare al 100% la cena. A quel punto anche l’apertura all’interno potrebbe essere anticipata con la creazione di un calendario simile a quello studiato per il coprifuoco, ma che abbia come traguardo la riapertura a cena all’interno. Il 15 giugno potrebbe essere una data verosimile?


Studio scientifico su effetti di coprifuoco e chiusura dei ristoranti

In tutto questo però spunta uno studio dal quale si evince che mascherine e coprifuoco riducono l’Rt del 13%, mentre la chiusura dei ristoranti ha un’incidenza positiva del 12%. Il tema coprifuoco dunque ha una base scientifica, ma è diventato anche uno strumento di dibattito politica che rischia di confondere le idee e fare del male un po’ a tutti se preso dal verso sbagliato: alle attività economiche, con ristoranti ovviamente in primo piano, ma anche alla curva epidemiologica. Del resto il fronte della ristorazione ha sempre chiesto evidenze scientifiche che affermino la pericolosità dei locali ed ora lo studio firmato dai maggiori ricercatori europei, serve alcuni dati che potrebbero essere inchiodanti. Come comportarsi? Con cautela e buonsenso, almeno questo sembra emergere dalla strategia del Governo spinto (a volte messo alle strette…) dalle Regioni sempre più insistenti per tornare il prima possibile alla normalità e all’area più aperturista rappresentata dalla Lega e da Fratelli d’Italia.

Cursano (Fipe): Frustrante dover lottare per diritti nostri

Ma ciò che infastidisce, in ogni caso, è il bisogno di lottare ancora per ottenere diritti che per il settore sono sacrosanti. Lo spiega Aldo Cursano, vicepresidente della Federazione italiana pubblici esercizi: «La situazione è frustrante - osserva - dobbiamo continuare a mangiarci il fegato per consentire alla categoria di lavorare e ai clienti di avere il piacere di sedersi a cena al ristorante. Siamo fuoritempo massimo, ogni giorno di più, non è possibile che in Italia dal 25 ottobre non si possa più uscire a cena e farlo in orari civili. Perchè le regole imposte per oggi sono un altro lockdown in termini di accoglienza anche perchè i bar e ristoranti italiani sono per natura e cultura pensati per svilupparsi all'interno, l'esterno è solo un accessorio, uno spazio d'attesa. In occasione dell'1 maggio il nostro slogan (d'accordo con la Fiepet ndr.) sarà proprio "aperti per non chiudere più"».

Primo monitoraggio il 30 aprile

Ma andiamo con ordine. Il punto di partenza del percorso resta il decreto attualmente in vigore che ha sì validità fino al 31 luglio, data in cui cesserà lo stato di emergenza, ma che prevede un continuo monitoraggio della situazione per capire cosa si potrà, gradualmente, riaprire tenendo in considerazione sempre i dati su contagi, decessi, vaccinazioni e terapie intensive. Detto questo, la cronotabella vede come prima tappa quella di venerdì 30 aprile. Come ogni venerdì la cabina di regia monitorerà i dati e redigerà un report per fotografare la situazione nazionale e delle singole regioni. Una prima tappa di fatto simbolica perché terrà conto di quanto era in vigore prima dell’entrata in vigore del decreto, quando le restrizioni erano maggiori, e quindi potrebbe offrire uno scenario positivo, ma da contestualizzare e cristallizzare. Il bollettino di giovedì parla di 14.320 casi, cifra che porta a 4 milioni il totale di italiani che hanno contratto il virus dall'inizio della pandemia. 288 i decessi, a 4,3% l'indice di positività.

Secondo monitoraggio il 7 maggio

Il primo cerchiolino rosso da mettere in calendario piuttosto sarà quello del 7 maggio quando i dati inizieranno a risentire della maggiore libertà concessa dal Governo perché dal momento dell’entrata in vigore del decreto saranno passate due settimane. Quanto incideranno le zone gialle? Quanto incideranno i ristoranti aperti? Quanto incideranno gli studenti a scuola e in presenza al 70%? E quanto inciderà il weekend del 1° maggio per cui non è prevista alcuna limitazione in stile Natale-Pasqua?

Terzo monitoraggio il 14 maggio

A quel punto si avrà un quadro più preciso, ma non ancora definitivo. Che, invece, si spera di avere il venerdì successivo, quello del 14 maggio. Prima del report sarà convocata la cabina di regia e le forze di maggioranza si confronteranno sull’opportunità di spostare alle 23 o addirittura alle 24 l’orario per il divieto di circolazione. Una misura che il leader della Lega Matteo Salvini, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e una parte di Forza Italia - appoggiati dai governatori del centrodestra - premono perché sia addirittura abolita. Una scelta che al momento non sembra possibile, finora si è parlato soltanto di un “ritocco”. La decisione sarà comunque presa guardando i dati del 14 maggio e se davvero si tratterà di numeri positivi già da lunedì 17 maggio sarà possibile rimanere più a lungo in giro la sera. Intanto le Regioni si attrezzano in vista delle nuove scadenze e ieri hanno consegnato al governo i protocolli messi a punto per le attività che ripartiranno dal 15 maggio.


In Trentino si può stare a tavola fino alle 22

A proposito di Regioni, c’è chi scatta in avanti sfruttando la propria autonomia. È il caso del Trentino dove, grazie ad un’ordinanza del presidente Maurizio Fugatti (Lega, guarda un po’…) è stato stabilito che i clienti che cenano al ristorante possono alzarsi da tavola alle 22 per rientrare nelle proprie abitazioni. Non c’è un orario esatto sull’obbligo di rientro, la Provincia autonoma consente anche spostamenti lunghi, tra Comuni diversi, basterà esibire la ricevuta del locale e compilare l’autocertificazione: niente di più semplice. Fugatti ha spiegato che la scelta va nella direzione di una libertà sempre maggiore che dovrà essere totale entro l’estate così da consentire al turismo - strettamente legato alla ristorazione e parte fondamentale nell’economia trentina - di sfruttare al meglio tutte le proprie potenzialità, soprattutto pensando ai turisti stranieri che stanno organizzando le proprie ferie estive.

Proprio sull'aspetto turistico è intervenuto anche Confturismo Confcommercio, Luca Patanè: «La gente non va in vacanza per fare il coprifuoco. Ma basta! L'anno scorso a maggio stavamo nei ristoranti anche al chiuso. Dobbiamo ricordarcele queste cose. Bisogna spingere per le riaperture, così fanno morire sempre più  lentamente, ma inesorabilmente le aziende». Mentre su quanto le imprese vadano sostenute dopo l'annus horribilis appena trascorso aveva parlato Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti: «Bisogna agire subito, in maniera forte: serve credito immediato, moratoria dei mutui e finanziamenti esistenti ed il blocco, almeno per un anno, delle istanze di fallimento».

Anche il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca ha parlato di «regalo agli altri Paesi» osservando come nei Paesi competitor per l'Italia (Spagna e Grecia su tutti) le restrizioni sono più morbide e rischiano di attirare molti più turisti. Anche perchè da quelle parti le regole per entrare sono decise, il green pass ad esempio che è già pronto.

E dopo il coprifuoco, appuntamento al 15 giugno?

Immaginando (e sperando) che le indicazioni della cabina di regia saranno positive e che il coprifuoco sarà alleggerito o addirittura abolito, a quel punto si potrà spingere sull’acceleratore ed iniziare a pensare ad un calendario che porti all’apertura dei ristoranti anche al chiuso prima dell’attuale data fissata, quella di martedì 1 giugno. Certo non si potrà pensare di ottenere miracoli aprendo con largo anticipo, ma una settimana-dieci giorni in più di riaperture sarebbero comunque manna dal cielo. Anche perché, sfruttando l’effetto domino, si potrebbe iniziare a parlare di aperture, al chiuso, anche a cena e a quel punto sì che sarebbe un bel lancio per la ristorazione. Se la programmazione è necessaria per ripartire è anche vero però che illudersi o spiccare già da ora voli pindarici sarebbe pericoloso e rischierebbe di generare più danni che benefici. Insieme allo studio europeo che evidenzia come il coprifuoco e la chiusura dei ristoranti incidano sull’abbassamento dell’Rt bisogna anche sempre tenere conto del fatto che l’anno scorso quando si riaprì il 18 maggio, i contagi erano 451, mentre quest’anno - almeno per ora - si viaggia ancora oltre i 13mila. Certo, il clima favorevole deve ancora arrivare e le vaccinazioni sono un’arma in più, ma finché arrancano restano solo un potenziale e basta.

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Alberto Lupini


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