Contributo per i centri storici, come funziona e a chi spetta

Dal 18 novembre al 14 gennaio si può mandare la domanda. Un aiuto per bar e ristoranti di 29 città penalizzate dall'assenza di turisti stranieri. Il calcolo si fa sulla perdita di fatturato di giugno. Le cose da sapere

17 novembre 2020 | 15:00
Zero turisti, musei chiusi, caffè storici in crisi. È la desolante realtà delle attività economiche nei centri delle città d’arte, private più di chiunque altro della loro clientela per via delle restrizioni anti-coronavirus. Ecco perché durante un’estate particolarmente povera era stato previsto dal decreto agosto un contributo a fondo perduto per bar e ristoranti di questa categoria. Ora l’Agenzia delle entrate ha dato l’ok al modello. Ed è quindi possibile fare domanda.



In arrivo un contributo per le attività dei centri storici

Quando: dal 18 novembre al 14 gennaio
Da mercoledì 18 novembre 2020 e fino al 14 gennaio 2021 le richieste devono essere mandate attraverso un servizio web disponibile sul portale “Fatture e corrispettivi del sito dell’Agenzia. Chi ha i requisiti si vedrà erogare la somma direttamente sul proprio conto corrente.

A chi è rivolto: le attività di 29 comuni
?Secondo l’articolo 59 del decreto, l’erogazione dell’aiuto è riservato ai soggetti esercenti attività di vendita di beni o servizi al pubblico, svolte nei centri storici (quindi zone A o equivalenti) dei comuni capoluogo di provincia o di città metropolitana ad alta presenza di turisti stranieri.

Nel dettaglio, parliamo di 29 comuni:

  1. Venezia
  2. Roma
  3. Milano
  4. Genova
  5. Firenze
  6. Bologna
  7. Torino
  8. Napoli
  9. Palermo
  10. Bari
  11. Como
  12. Verbania
  13. Rimini
  14. Bolzano
  15. Bergamo
  16. Agrigento
  17. Ragusa
  18. Cagliari
  19. Siena
  20. Verona
  21. Lucca
  22. La Spezia
  23. Matera
  24. Siracusa
  25. Catania
  26. Pisa
  27. Padova
  28. Ravenna
  29. Urbino
Si tratta delle città che potevano contare, prima dell’emergenza sanitaria, su presenze turistiche di cittadini stranieri:
  • almeno tre volte superiori al numero dei residenti per i capoluoghi di provincia;
  • in numero pari o superiore a quello dei residenti per i capoluoghi di città metropolitana.
Il calcolo: fatturato di giugno come riferimento
Come si calcola il contributo? Applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di giugno 2020 e lo stesso valore di giugno 2019. Un conteggio che rischia di complicare la vita a bar e ristoranti che cercano di districarsi nella giungla burocratica degli aiuti di Stato, visto che il (contestato) mese di riferimento per il sostegno dei decreti ristori è invece aprile. Ma questa è un’altra storia.

Il valore delle percentuali da calcolare sugli importi è questo:
  • 15% per i soggetti con ricavi o compensi non superiori a 400mila euro nel periodo d’imposta precedente a quello in corso alla data di entrata in vigore del decreto;
  • 10% da 400mila e fino a 1 milione;
  • 5% oltre 1 milione.
A tutti viene comunque garantito un contributo minimo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2mila euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche. E in ogni caso il contributo non può essere superiore a 150mila euro.

Il contributo però spetta solo se:
  • l’impresa ha il domicilio fiscale o la sede operativa nel centro storico delle città indicate;
  • si ha una partita Iva attiva alla data del 30 giugno 2020 e non cessata alla data di presentazione dell’istanza;
  • il fatturato del mese di giugno 2020 è inferiore ai due terzi di quello di giugno 2019.
Per i soggetti che hanno iniziato l’attività a partire dal primo luglio 2019 il contributo spetta a prescindere.

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Alberto Lupini


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