Contagi al bar a Roma, ma dov'erano i controlli? Green pass unica soluzione

Si allarga a 97 contagiati il cluster partito dal Clifton Pub di Roma dopo Italia-Spagna degli Europei di calcio. Ma come è stato possibile? Dov'erano le forze dell'ordine? E le famiglie dei giovani avventori?

19 luglio 2021 | 12:20

Aumenta sempre di più il numero dei contagiati legati al cluster sviluppatosi durante la trasmissione della partita Italia-Spagna di Euro 2020 al Clifton Pub di Roma, quartiere Monteverde. Attualmente, sono 97 (di cui 88 sotto i 25 anni) i contagiati. Proprio mentre si discute dell’estensione all’utilizzo del green pass anche per i pubblici esercizi sul modello francese. Una misura quanto mai necessaria visto il numero di reticenti al vaccino, da un lato, e l’avanzare della variante Delta, dall’altro. Ma anche all’esaurita dose di responsabilità individuale che dovrebbe mettere avventori e titolari al riparo da comportamenti scorretti evitando di creare situazioni che possano fomentare i contagi.

 

Le reazioni su Facebook

Condizioni sottolineate da numerosi follower della pagina Facebook del Clifton Pub. Sotto a un post in cui il locale cercava di fare chiarezza sull’avvenuto e sulla temporanea chiusura per eseguire le operazioni di pulizia e bonifica, i commenti negativi si sprecano: «Dovreste farvi tutti un esame di coscienza, dai gestori ai genitori dei ragazzi per finire a chi ha agevolato assembramenti mettendo maxi schermi nella città e chiudendo gli occhi di fronte a questa situazione», afferma un utente. «Ma non dovreste essere in quarantena anche voi (gestori, ndr)?», chiede un altro. «Tutto sbagliato! Dai gestori che hanno consentito l'ingresso a più persone del dovuto, alla faccia delle norme anti covid, a chi comunque è rimasto lì a proprio rischio e pericolo e ora si lamenta», taglia corto un terzo. «Ma a questi tizi che frequentano questi luoghi, non gli frega nulla dei propri genitori, nonni, zii, e di tutti i conoscenti che fanno parte delle loro vite?», conclude incalzando l’ennesimo utente.

 

 

I video incastrano tutti

Insomma, tutti colpevoli, nessuno escluso? A vedere i video che circolano in rete e pubblicati anche da Repubblica, sembra proprio di sì. E le domande su come si sarebbe potuto evitare tutto ciò si moltiplicano: dov’erano i controlli delle forze dell’ordine? Come mai così tanti minorenni in giro? Come mai i genitori non hanno vigilato? Oppure erano anche loro nel locale a festeggiare la vittoria degli Azzurri? Sta di fatto che una attività lecita (trasmettere la partita all’interno di un pub conosciuto per la disponibilità di schermi che caratterizzano l’offerta sportiva del locale) si è velocemente trasformata nel più grande cluster presente in Italia al momento. E purtroppo nemmeno l’unico della Capitale. A Ostia, dopo una serata in un locale, sono stati confermati 21 casi. Dinamiche che, per certi versi, richiamano la gestione della movida pre-vacanziera che, ai primi allentamenti, ha riversato nelle piazze e nelle strade diversi giovani e giovanissimi che fra aperitivi lunghissimi e risse hanno messo in difficoltà la riapertura dei locali la cui attività è finita in rotta di collisione con il benessere dei residenti. Anche in questo caso, così come per i festeggiamenti delle partite della Nazionale, dov'erano i controlli?

Nel caso in cui andassero in porto le prime ipotesi per l'utilizzo esteso del green pass, in tutti i locali pubblici a rischio assembramento senza green pass non si entrerebbe. Chi non rispetta la norma potrebbe andare incontro alla chiusura per 5 giorni del locale e una multa da 400 euro per gli avventori senza certificazione (260 euro se la contravvenzione sarà pagata entro il quinto giorno). 

 

 

Contagi in vacanza, il nuovo fronte della lotta alla pandemia

Ma situazioni di questo tipo, non solo legati ai recenti raduni e festeggiamenti per la vittoria dell’Italia agli Europei di calcio, si registrano in tutta Italia dove le cronache riportano di feste abusive da Nord a Sud della penisola, da Jesolo (Ve) a Trapani. Soprattutto nelle località di villeggiatura che, come l’anno scorso, rischiano di trasformarsi nel nuovo fronte della lotta all’epidemia.
In tal senso, il caso emblematico è quello della Sardegna dove il governatore Christian Solinas sta valutando la possibilità di riproporre l’attività di screening agli arrivi già messa in atto la scorsa primavere. Allora, l’isola era stata la prima Regione del Paese a raggiungere la zona bianca. Condizione durata solo qualche settimana e che, nonostante i controlli, non era riuscito a mantenere sotto controllo la situazione tornando in zona rossa. Mentre il governatore della Sicilia, Nello Mesumeci, che ha messo in campo tamponi rapidi a tutti i passeggeri proveninti da Spagna, Portogallo e Malta nonché l’istituzione di un Covid hotel a Palermo dove far trascorrere la quarantena al positivo che non ha bisogno di cure mediche.  


 

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Alberto Lupini


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