Confesercenti Campania, è allarme. Fermare le tasse e servono ristori
Per bocca del presidente regionale Vincenzo Schiavo, arriva l'sos per le imprese campane: 20mila a rischio default per possibili 60mila disoccupati in più dopo un anno che ha bruciato 35 miliardi di euro
04 febbraio 2021 | 12:50
La crisi politica non aiuta le imprese in difficoltà. Il grido d'allarme arriva da Confesercenti Campania che, attraverso i dati del Centro studi di Confesercenti, sostiene la necessità di un intervento repentino pena la tenuta di migliaia di imprese in un territorio già gravato dalla mancanza di opportunità lavorative.
Il grido d'allarme delle imprese
«La crisi politica attuale è inaccettabile, lo Stato faccia presto o avrà sulla coscienza altre imprese fallite e ulteriori migliaia di disoccupati», ha affermato in una nota il presidente di Confesercenti Campania, Vincenzo Schiavo. A preoccure, la sostenibilità di oltre 495mila imprese attive nella regione. Di queste, già 20mila sono fallite o a rischio default a causa di debiti insanabili con banche ed erario. «Il dramma si amplifica se si pensa al fatturato “bruciato” in un anno. Nel 2020, solo nella nostra regione, sono stati persi 35 miliardi di euro, dei quali 16 miliardi nella città metropolitana di Napoli che diventano 120 miliardi al Sud», ha precisato Schiavi.
Analizzando la situazione campana, emerge come le imprese che hanno perso la maggior parte del fatturato nel 2020 sono quelle legate a fiere e convegni (85-90% in meno in 12 mesi), seguite da cinema e teatri (80%), da alberghi e strutture ricettive extra alberghiere (tra il 60 e il 70%), agenzie di viaggio e tour operator (forbice 58-63%), informazione e comunicazione (60%), ristorazione (50-60%), eventi e filiera del wedding (50-60%), autonoleggio (50-55%) e moda (48-55%).
Ma a soffrire è tutto il territorio nazionale che conta 5,4 milioni di imprese attive, di cui circa 165mila a rischio fallimento.
Pesanti conseguenze occupazionali
Al dramma delle imprese si aggiunge poi quello dei lavoratori. Secondo lo studio di Confesercenti, in Campania sono 2,6 milioni le persone che non lavorano, non hanno reddito e che non lo stanno cercando, tra cui 380mila disoccupati che hanno perso lavoro e che sono alla ricerca di un impiego. Un numero che rischia di aumentare con il perdurare delle difficoltà legate all'emergenza sanitaria.
«Nella nostra regione sono 60mila i lavoratori che perderanno il lavoro e che dunque si aggiungeranno alla quota già alta di disoccupati. Per questo il nostro grido d’allarme è: fate presto! L’attuale crisi politica è inaccettabile, in questo momento non avere un governo è una violenza ulteriore sulle attività d’impresa. Al Sud c’è bisogno di interventi mirati immediati, le aziende sono ancora in attesa dei ristori per sopravvivere e che dovevano arrivare già da tempo. Accade invece che gli imprenditori sono ancora in attesa che la politica si muova nella giusta direzione cogliendo l’urlo di dolore che arriva dal Paese. La responsabilità è di tutte le forze politiche, maggioranza o opposizione che siano», ha affermato Schiavi.
Le proposte, da parte dell'associazione di categoria, non mancano: ristoro immediato per tutte le aziende e un anno bianco senza tasse così da lasciare nelle tasche degli imprenditori la liquidità necessaria ad affrontare la ripartenza e rimettere in moto l'economia.
Una via di Napoli
Il grido d'allarme delle imprese
«La crisi politica attuale è inaccettabile, lo Stato faccia presto o avrà sulla coscienza altre imprese fallite e ulteriori migliaia di disoccupati», ha affermato in una nota il presidente di Confesercenti Campania, Vincenzo Schiavo. A preoccure, la sostenibilità di oltre 495mila imprese attive nella regione. Di queste, già 20mila sono fallite o a rischio default a causa di debiti insanabili con banche ed erario. «Il dramma si amplifica se si pensa al fatturato “bruciato” in un anno. Nel 2020, solo nella nostra regione, sono stati persi 35 miliardi di euro, dei quali 16 miliardi nella città metropolitana di Napoli che diventano 120 miliardi al Sud», ha precisato Schiavi.
Analizzando la situazione campana, emerge come le imprese che hanno perso la maggior parte del fatturato nel 2020 sono quelle legate a fiere e convegni (85-90% in meno in 12 mesi), seguite da cinema e teatri (80%), da alberghi e strutture ricettive extra alberghiere (tra il 60 e il 70%), agenzie di viaggio e tour operator (forbice 58-63%), informazione e comunicazione (60%), ristorazione (50-60%), eventi e filiera del wedding (50-60%), autonoleggio (50-55%) e moda (48-55%).
Ma a soffrire è tutto il territorio nazionale che conta 5,4 milioni di imprese attive, di cui circa 165mila a rischio fallimento.
Pesanti conseguenze occupazionali
Al dramma delle imprese si aggiunge poi quello dei lavoratori. Secondo lo studio di Confesercenti, in Campania sono 2,6 milioni le persone che non lavorano, non hanno reddito e che non lo stanno cercando, tra cui 380mila disoccupati che hanno perso lavoro e che sono alla ricerca di un impiego. Un numero che rischia di aumentare con il perdurare delle difficoltà legate all'emergenza sanitaria.
«Nella nostra regione sono 60mila i lavoratori che perderanno il lavoro e che dunque si aggiungeranno alla quota già alta di disoccupati. Per questo il nostro grido d’allarme è: fate presto! L’attuale crisi politica è inaccettabile, in questo momento non avere un governo è una violenza ulteriore sulle attività d’impresa. Al Sud c’è bisogno di interventi mirati immediati, le aziende sono ancora in attesa dei ristori per sopravvivere e che dovevano arrivare già da tempo. Accade invece che gli imprenditori sono ancora in attesa che la politica si muova nella giusta direzione cogliendo l’urlo di dolore che arriva dal Paese. La responsabilità è di tutte le forze politiche, maggioranza o opposizione che siano», ha affermato Schiavi.
Le proposte, da parte dell'associazione di categoria, non mancano: ristoro immediato per tutte le aziende e un anno bianco senza tasse così da lasciare nelle tasche degli imprenditori la liquidità necessaria ad affrontare la ripartenza e rimettere in moto l'economia.
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