Concessioni balneari, nel caos c'è anche la carenza di personale

Continua a far discutere il “caso Jesolo”, ma anche altri Comuni si muovono nella stessa direzione. Licordari (Assobalneari): «No a fughe in avanti. Oltre ai bagnini, non si trovano migliaia tra cuochi, camerieri e collaboratori»

20 febbraio 2024 | 12:45

Il caos legato alle concessioni balneari rischia di far passare in secondo piano un altro problema, sempre più stringente con l'avvicinarsi della stagione turistica: la carenza di personale. Un problema che non si abbatte solo sul fronte bagnini, dopo il divieto per i minorenni, ma anche nella ristorazione e nell'ospitalità. Secondo il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari, intervistato su “La Verità”, «non si trovano migliaia tra cuochi, camerieri e collaboratori», ma mancano anche gli addetti al salvataggio, circa 4mila secondo le stime. E anche Federcamping si dice preoccupata per l'incertezza che attanaglia il settore.

Concessioni balneari, continua l'incertezza

Licordari, poi, spiega: «In questo limbo noi operatori non abbiamo gran voglia di investire. Perché, come a Jesolo, in mare c'è sempre un pesce più grosso pronto a mangiarti». Un clima di incertezza che dunque acuisce un problema latente che rischia di mettere in difficoltà anche i lavoratori, oltre che gli operatori.

La partita, almeno per quest'anno, sembrava chiusa con il decreto del governo che aveva prorogato le concessioni in essere a tutto il 2024 nonostante la direttiva europea Bolkenstein che imponeva la liberalizzazione delle concessioni pubbliche anche nel settore balneare: «È una situazione di incertezza che va ricondotta a quanto dice la legge. Le concessioni sono valide fino all'anno prossimo. Non c'è alcuna ragione per fare fughe in avanti».

Il quadro normativo, però, non è così lineare e molti sindaci, per evitare di incorrere in sanzioni, si stanno attenendo alla precedente legge del governo Draghi che fissava allo scorso 31 dicembre la scadenza delle concessioni. E così sono stati aperti i primi bandi, soprattutto in Veneto dove esiste un'apposita legge regionale, sebbene non si escludano ricorsi al Tar.

Concessioni balneari, non solo Jesolo

A Jesolo (Ve) il Comune ha dapprima riorganizzato i propri tratti balneari (passati da 31 a 16 e rinominati Umg, unità minime di gestione) per poi bandirne la concessione. I soggetti privati interessati alla gestione di un tratto di spiaggia dovevano presentare un proprio progetto di sviluppo da realizzare nei prossimi anni, indicando il relativo budget.

I gestori uscenti di due lotti (Umg 5 e 7) si sono però visti superare da due cordate con big del settore in campo: in un caso dall'imprenditore balneare veneto Alessandro Iguadala, titolare della Mareblu Adriatica che già opera nel settore, nell'altro da Mario Moretti Polegato, proprietario di Geox, in consorzio con Alessandro Berton, presidente dell'associazione di categoria Unionmare Veneto e gestore di altri stabilimenti balneari nel territorio veneto. Risultati che hanno scatenato le polemiche. Nel frattempo, però, anche ad Amalfi e Genova ci si sta muovendo nella direzione imboccata in Veneto.

Anche Faita Federcamping preoccupata dall'incertezza

Un’incertezza sottolineata anche da Alberto Granzotto, presidente Faita Federcamping: «Sulle concessioni demaniali abbiamo bisogno di certezze: con l’avvento della prossima stagione occorrerà garantire servizi certi e di qualità agli oltre 10 milioni di ospiti, italiani e stranieri, delle nostre strutture costiere».

Nel merito ed in particolare Faita Federcamping, che sollecita «un intervento rapido e concreto» da parte del governo,  individua alcuni punti-chiave, a partire dalla considerazione delle diverse tipologie di attività insistenti sul demanio naturale e residuale, ma anche dalla gestione e valutazione degli eventuali principi di assegnazione delle concessioni attraverso evidenza pubblica. Per l’associazione occorre anche un’individuazione degli indennizzi in relazione alla perdita dell’avviamento e del valore dei beni e un’applicazione coerente di alcuni principi normativi già adottati da altri Paesi europei.

 

«Le imprese open air hanno il diritto di pianificare con anticipo e certezza gli investimenti per i prossimi anni: l’incertezza nell’applicazione, soprattutto in ambito locale da parte dei sindaci, di norme e direttive sul rinnovo delle concessioni, rischia di compromettere parte del sistema turistico ricettivo con pesanti riflessi sull’indotto e sull’occupazione».

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Alberto Lupini


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