Con la Dieta mediterranea vola l'export italiano fuori dall'Ue
Record l'esportazione di prodotti agroalimentari al di fuori dell'Unione Europea: +14% nei mercati extra-Ue. Grande richiesta da Stati Uniti, Regno Unito e Turchia. A fare da traino alle vendite c'è la Dieta mediterranea
Con un aumento del 14% è record storico per l’export agroalimentare italiano fuori dall’Unione Europea dove ha raggiunto il valore di 26 miliardi nel 2022, pari ad oltre il 43% del totale delle esportazioni. È quanto emerge dalle stime della Coldiretti nel commentare i dati Istat sul commercio estero Extra Ue relativi al mese di dicembre. A spingere il Made in Italy sulle tavole fuori dai confini comunitari è la forte domanda degli Stati Uniti in salita del 20% mentre si registrano risultati positivi anche nel Regno Unito con un +18% che evidenzia come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue. Balzo a doppia cifra anche nella Turchia di Erdogan (+23%) mentre è dato negativo in Cina con un calo del 20% e in Russia con un -5% fra sanzioni, guerra e pandemia Covid.
Export extra-Ue trainato dalla Dieta mediterranea
L’export alimentare è trainato dai prodotti simbolo della Dieta mediterranea come vino, pasta e ortofrutta che salgono sul podio dei prodotti italiani più venduti all’estero. Il successo dei prodotti della Dieta mediterranea all’estero confermano l’alto gradimento per la cucina italiana che si è classificata come migliore dieta al mondo del 2023 davanti alla dash e alla flexariana secondo il best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori. Ma è sotto attacco del moltiplicarsi delle imitazioni sui mercati esteri, dal parmesan alle mitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina mentre tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. C’è anche il rischio di un nuovo protezionismo alimentato da etichette ingannevoli come quelle a colori, un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che – sottolinea la Coldiretti – finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
Prandini: «Importante lavorare sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati»
I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni, escludendo paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine. «Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra sud e nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo» sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare l’importanza di cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export. «Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’Ice con il sostegno delle ambasciate».
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Alberto Lupini
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