Com'è andata l'estate 2021? Il sondaggio di LavoroTurismo cerca risposte

Ritorna, come nel 2020, il sondaggio promosso da LavoroTurismo in collaborazione con Italia a Tavola per indagare l'impatto della pandemia sul mondo dell'accoglienza turistica mettendo al centro lavoratori e imprenditori

25 ottobre 2021 | 08:30

Come si stanno muovendo lavoratori e imprenditori dopo la seconda “estate Covid”? Una domanda a cui cerca di dare una risposta il sondaggio promosso da LavoroTurismo in collaborazione con Italia a Tavola e che, per la seconda volta dopo l’estate 2020, punta ad analizzare timori, aspettative, preoccupazioni e opportunità nel settore del turismo dando voce a lavoratori e imprenditori.

 

Il sondaggio 2021: imprenditori e lavoratori fanno sentire la propria voce

L’obiettivo dell’indagine è quello di mettere a fattor comune le esperienze degli addetti al settore così come fatto nel post-estate 2020, il primo all’insegna della pandemia che ha stravolto l’intero settore Horeca. Attraverso i dati ottenuti dal nuovo sondaggio, LavoroTurismo in collaborazione con esperti esterni, analizzerà l’impatto della crisi sanitaria sull’accoglienza in Italia.

Per partecipare al sondaggio, sono due le strade praticabili:

 

 

I risultati del sondaggio sull'estate 2020

Lo scorso anno, al sondaggio hanno partecipato 1.500 persone e 450 imprenditori. I risultati sono poi stati diramati dividendo il campione fra lavoratori e aziende.

Le risposte dei lavoratori

Nel primo caso, sono tre le evidenze emerse. La prima riguarda le regole anti-covid: nell’estate 2020 quasi il 70% dei lavoratori ha valutato in modo molto positivo il rispetto delle regole da parte del datore di lavoro, un po’ meno se si parla di clienti (solo per il 50% del campione il rispetto delle regole è risultato molto buono). Anche perché il 75% dei lavoratori non era disposto ad accettare alti rischi pur di lavorare.

A livello di orari e impegni lavorativi, i risultati del 2020 parlano di un 48% del campione che ha lavorato più di 9 ore al giorno. Percentuale che aumenta se si escludono i lavoratori a tempo indeterminato. Insomma, gli stagionali hanno pagato il prezzo più caro in termini di impegno lavorativo anche se, in generale, quasi un quarto delle persone che hanno lavorato nell’estate 2020 non ha avuto nessun giorno libero.

Infine, il sondaggio nel 2020 aveva analizzato quanto il Covid avesse influito sul trattamento dei dipendenti: oltre la metà del campione afferma che la situazione ha determinato un trattamento lavorativo peggiorativo; se si includono le posizioni intermedie arriviamo al 74%. Un dato che fa riflettere. Si aggiunga che oltre il 55% delle persone ha guadagnato meno, lavorando le stesse ore di lavoro, rispetto a esperienze precedenti.

Le risposte degli imprenditori

Per quanto riguarda gli imprenditori, anche in questo caso le evidenze sono di tre tipi. Per quanto riguarda il rispetto delle regole anti-contagio, nell’estate 2020 le risposte molto positive hanno conquistato il 70% del campione. Per quanto riguarda il grado di rischio accettabile, gli imprenditori si sono dimostrati molto più intransigenti dei lavoratori con la stragrande maggioranza che non ha voluto assumersi nessun tipo di rischio di contagio per sé o i suoi lavoratori.

La seconda evidenza riguarda il fatturato delle aziende: circa l’85% del campione intervistato ha registrato una riduzione del -30%. Fra queste, quelle che hanno riportato una riduzione minore risultano essere le aziende stagionali che sono riuscite in qualche modo e nonostante le difficoltà a capitalizzare la tregua estiva.

Infine, c’è il dato sulla gestione del personale. In termini di assunzioni, l’estate 2020 è rimasta per lo più stabile rispetto ai livelli pre-pandemici. Detto diversamente: nessun licenziamento di massa ma nemmeno una chiamata a raccolta. Il dato è stato determinato dalla forte incertezza in fase di avvio della stagione, non compensato adeguatamente dalle assunzioni “in corsa”, in particolare nei mesi di luglio e agosto, mesi nei quali quasi un 15% delle aziende segnala forti difficoltà nel reperimento di personale, in particolare nei settori sala-bar, servizi di pulizie e cucina.

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Alberto Lupini


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