Che inverno sarà per il turismo? Troppe incognite tra bollette stellari e consumi ridotti

I rincari potrebbero influire negativamente su diversi aspetti, in vista della stagione invernale e delle festività. I primi segnali stanno facendo capolino e non sono incoraggianti. Si va dall'aumento degli skipass e dalla chiusura di alberghi e ristoranti, a una riduzione delle luminarie nelle città fino a un taglio della spesa sui panettoni e pandori

07 ottobre 2022 | 05:00
di Silvia Balduzzi

I rincari dell'energia elettrica e del gas, così come degli alimenti, anche se non è ancora arrivato il periodo più freddo, si fanno sentire, sia sul bilancio delle famiglie italiane sia sugli operatori del comparto della ristorazione e dell'accoglienza.

Cosa aspettarci dal periodo invernale e dal prossimo Natale?

I timori non mancano e coinvolgono più aspetti che possono influenzare negativamente il turismo invernale: a partire dal problema della stagione sciistica, che rischia di saltare per la chiusura di alberghi e impianti, alle luminarie, da sempre in grado di attirare più visitatori nelle città nel periodo natalizio, che rischiano di restare spente, fino a un calo dei consumi, anche dei panettoni, e al rischio di veder chiudere i battenti a molti hotel, ristoranti e bar, a causa del caro bollette

Stagione sciistica: una situazione ancora incerta

La situazione è drammatica per le strutture alberghiere situate nelle località montane, a causa dell'impennata dei costi di gas ed energia elettrica. E alcune potrebbero scegliere la strada del lockdown energetico. Il rischio è di far saltare la stagione sciistica, cosa che gli impianti funiviari non possono permettersi

Il timore ora colpisce soprattutto gli operatori turistici di montagna, da Aosta a Bolzano, che si stanno preparando alla nuova stagione dello sci. A partire dalle società che gestiscono gli impianti di risalita. A intervenire sul tema Valeria Ghezzi, presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari che ha dichiarato: «Se ci fermiamo noi, rimangono fermi tutti. Chiudere gli impianti funiviari significa ammazzare la montagna: è già successo una volta e non credo che nessuno voglia ripeterlo. Detto questo, le bollette andranno poi pagate. Noi non possiamo farci nulla, se non studiare i bilanci sulla base dei nuovi costi. Negli anni passati, in media, il costo dell'energia incideva tra l'8 e il 15%. Oggi superiamo il 30%. L'auspicio è un intervento del Governo».

Un inverno in salita e pieno di incognite

La situazione, però, non ha sfumature drammatiche solamente adessoGia all'inizio di settembre erano emerse le difficoltà per gli impianti sciistici, a partire dal caro bollette, fino ad arrivare  alle difficoltà a reperire l'acqua per i cannoni sparaneve e alla guerra in Ucraina che ostacola l'arrivo di turisti dall'Est Europa.

Gli impianti da sci avevano già dovuto ritoccare al rialzo i prezzi degli skipass, con una previsione in media di aumenti fino al 10% rispetto alla passata stagione e del 20% se si considera l'annata 2019-20.

Trovare una soluzione, deve essere una assoluta priorità

A tutela della stagione invernale è intervenuto anche Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi che, dopo aver assistito alla scelta di chiudere di una realtà storica come Caroli Hotels in Puglia, ha dichiarato: «Il caso del Salento non sarà l’unico e nel prossimo mese ne vedremo tanti altri. La situazione per il nostro settore è drammatica e non possiamo permetterci di aspettare il 2024. Serve un intervento subito per il Governo che si andrà a insediare, ma anche per quello ancora in carica: trovare una soluzione per il costo dell’energia deve essere una assoluta priorità. Ci deve essere un intervento come per il Covid».

Gli interventi sulle luminarie nelle città

Ormai le luminarie sono diventate una vera e propria attrazione turistica nelle città, in grado attirare un maggior numero di visitatori, nelle festività natalizie, che raggiungono le principali mete italiane proprio per ammirarle e farsi avvolgere dalla magia del Natale

Quest'anno, però, il rischio è di trovare città e monumenti al buio, a causa dei costi esorbitanti dell'energia elettrica.

 A Torino, ad esempio, si parla di interventi che comporteranno lo spegnimento dei monumenti, dei ponti sul Po e delle luci davanti ad alcune chiese, mentre nel milanese in alcuni paesi si sta andando nella direzione dell'utilizzo di lampade a led per l’illuminazione pubblica di una riduzione delle luminarie a Natale.

A Milano è già intervenuto sul tema il sindaco Giuseppe Sala che ha dichiarato: «Saranno ovviamente più contenute, a led, magari con orari un po' più ridotti. Però penso che debbano rimanere le luminarie». 

A Firenze  il risparmio potrebbe arrivare grazie a un’illuminazione auto-alimentata dai pannelli solari o dalle pedalate in bicicletta, mentre a Cortina sembra che l'idea sia quella di eliminare i giochi di luce sul campanile e il tricolore sullo stadio del ghiaccio

Da Bolzano a Napoli, inoltre, già si pensa a illuminazioni con orario ridotto per le luminarie per ottenere un taglio dei consumi tra il 10% e il 15%, con una riduzione delle luci natalizie del 20%.

Come influiranno i rincari sugli acquisti di pandoro e panettone? 

Dopo “gli exploit degli ultimi 5 anni (+12% nel 2021) a Natale gli ottimi - ma costosi - panettoni e pandori artigianali segneranno il passo. Nessun calo di prenotazioni, invece, per le circa 20 industrie del settore” - si legge su Il Gazzettino. «Le aziende – ha affermato a Il Gazzettino Mario Piccialuti, direttore di Unione Italiana Food – hanno dovuto gestire la carenza di materia prima e l’esplosione dei costi. Ma ci sono riuscite organizzando bene i cicli produttivi e ora producendo a pieno ritmo e a pari qualità». I panettoni industriali, spesso usati come prodotti civetta dalle grandi catene, non dovrebbero quindi subire aumenti di costo (nonostante, per esempio, il prezzo dello zucchero più caro del 70%). “Non così gli altri immancabili cibi delle feste, a partire dallo spumante che potrebbe perfino mancare. Manca, infatti, il vetro delle bottiglie (quelle delle bollicine sono più pesanti) e comunque costa il 43% in più. Per il cenone, causa costi del gasolio, anche il pesce subirà una impennata del 30% rispetto al 2021 e molte più famiglie resteranno a casa, anche perché ci sono meno ristoranti: secondo Fipe-Confcommercio ben 5.173 locali hanno cessato l’attività sotto i colpi della crisi nel solo ultimo trimestre” - secondo quanto riportato da Il Gazzettino. 

 

 La spesa degli italiani costa 650 euro in più: su cosa risparmieranno?

I rincari della spesa costeranno alle famiglie italiane 650 euro in più per imbandire la tavola durante l’anno a causa dell’esplosivo aumento dei costi energetici, trainato dalle bollette del gas. È quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati Istat sull’inflazione a settembre, che evidenziano un aumento del 11,5% per i beni alimentari. Secondo l’analisi Coldiretti in cima alla classifica dei rincari con un +60,5% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c’è il burro in crescita del 38,1% e al terzo la margarina (+26,5%). Seguono il riso con un +26,4%, spinto anche dal crollo della produzione nazionale a causa della siccità, e il latte uht (+24,5%), davanti a farina (+24,2%) e pasta (+21,6%) proprio nel momento in cui nelle campagne si registrano speculazioni sul prezzo del grano con forti e ingiustificati cali dei compensi riconosciuti agli agricoltori.  Ma, secondo Coldiretti, crescono del 18,4% e del 18,2% anche lo zucchero e i gelati, con la verdura fresca a chiudere la top ten degli aumenti a +16,7%, peraltro con un impatto pesante sui consumi di ortofrutta degli italiani

Gli hotel e ristoranti a rischio default

Proseguono le criticità legate al caro bollette che colpiscono in modo trasversale bar, alberghi e ristoranti: alcuni stanno scegliendo di andare in lockdown energetico e riaprire in primavera. 

Come Caroli Hotels in Puglia e ristoranti come Magini Food&Drink a Senigallia, che ha chiuso per rincaro energetico esorbitante. 

A rischio default sarebbero circa il 15 per cento delle strutture del turismo. In Italia ci sono più di 30 mila alberghi, almeno tremila dunque potrebbero non arrivare a Natale” - secondo quanto pubblicato da Il Gazzettino. 

Alcuni hanno deciso che apriranno a singhiozzo a novembre e dicembre per non perdere tutta la clientela. Altra via di uscita: aumentare i prezzi. Una mossa che però rischia di rivelarsi un boomerang, visto che la crisi energetica morde anche le famiglie.

Per Confesercenti, secondo Il Gazzettino «i consumi potrebbero calare nel prossimo trimestre di 2,5 miliardi di euro rispetto ai tre mesi precedenti». 

E le prenotazioni dei voli aerei?

Quelle, secondo quanto dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera dall'amministratore delegato Michael O’Leary di Ryanair: «Molto bene le prenotazioni di Natale e Capodanno, del resto — al netto di una nuova variante — si tratta delle prime vacanze invernali normali da tre anni a questa parte. A oggi le vendite per il periodo natalizio sono già il 10% superiori a quelle della fine del 2019». 

 

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Alberto Lupini


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