Ceta, Centinaio vuole i numeri Denominazioni italiane crescono del 9%

Il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio ha una “patata bollente” da gestire, quella del Ceta, l'accordo di libero scambio tra l'Unione Europea e Canada in vigore da settembre. «Voglio vedere i numeri», ha detto . Federdoc spiega che l'andamento è positivo per le denominazioni italiane e in crescita ulteriore

17 luglio 2018 | 15:03
«Non sono il ministro della tifoseria, sono il Ministro dell'Agricoltura italiana - ha proseguito - e di conseguenza dico che non mi faccio condizionare da nessuno se non dai numeri».


Luigi Di Maio e Gian Marco Centinaio (foto: Ansa)

«Il Ceta - ha osservato Gian Marco Centinaio - deve essere approvato da tutti gli stati europei. Oggi come oggi l'hanno approvato solamente in undici. Abbiamo tempo. Non abbiamo fretta di dire Ceta sì o Ceta no. Abbiamo tempo poter fare un’analisi, di poter vedere cosa succederà, di poter chiedere alle nostre aziende. A me interessano le nostre aziende italiane».

Centinaio, naturalmente, non è solo ma dovrà confrontarsi anche coi vertici del Governo. «Nel momento in cui Matteo Salvini e Luigi Di Maio si siedono attorno ad un tavolo e dovessero decidere Ceta sì, per me è Ceta sì - ha detto - ma io devo metterli nelle condizioni di avere numeri e relazioni che mi dicono: questo serve all'Italia. In questo momento ho la sensazione che questo non serva al nostro Paese».


Riccardo Ricci Curbastro

Alcuni numeri li ha prontamente snocciolati Federdoc: «Già dai primi dati export registrati in seguito alla conclusione dell'accordo - spiega Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc - possiamo constatare alcuni primi effetti positivi: le denominazioni italiane sono cresciute complessivamente di un 9% in valore. Dato confermato anche nel primo trimestre del 2018, al termine del quale abbiamo raggiunto sul confezionato un 10% di crescita in valore delle Dop»

«Riteniamo - ha proseguito - che soltanto con il tempo si potrà valutare l'effettiva efficacia del Ceta; si dovranno aspettare quindi i dati dell'export per poter esprimere una valutazione supportata da dati di fatto sull'accordo di libero scambio. È necessario attendere che le misure e le agevolazioni previste trovino applicazione e si consolidino sul mercato».

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Alberto Lupini


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